Intrappolata nella rete

Serie: Le mille vite di Mary


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Mary incontra Adam dopo ben nove anni. Le sue emozioni sono contrastanti perché si rende conto che Adam è cambiato, ma al contempo vede ancora in lui il suo vecchio se stesso dietro la maschera

-Cosa facciamo ora?- Chiesi dopo una lunga pausa, nella quale cercai invano di decifrare il comportamento che stava avendo Adam nei miei confronti.

-Cercherò una casa, voglio incontrare mia figlia in un ambiente famigliare, non in un hotel, poi verrete da me a cena e insieme le diremo chi sono io-

-Non vuoi incontrarla prima?…. Penso che sia meglio che ti conosca, che tu abbia la sua fiducia prima di dirle chi sei-

-Non lo so, non penso di riuscire a trattenermi, a presentarmi come un amico o altro, io ho bisogno di dirle chi sono appena la vedo-

-Qui non si tratta di quello di cui hai bisogno tu, ma di ciò che è meglio per una bambina di otto anni che non ha mai incontrato suo padre-

 Capii immediatamente di aver usato le parole sbagliate, perché non finirono di uscire dalla mia bocca che mi pentii di averle pronunciate; erano parole che potevano tradire un reclamo, che sembravano incolpare Adam della situazone, ma le mie intenzioni erano ben altre ovviamente. Ero pienamente consapevole che la colpa di quella situazione non era di Adam, ma soltanto mia e che per quanto volessi avere il coltello dalla parte del manico dovevo piegarmi a quella realtà, frutto dei miei errori.

-Adam scusami, mi sono espressa male-

Lui per tutta risposta sorrise sardonico.

-Non ti sei espressa male Mary, tu sei sempre stata così e da una parte sono felice che tu non sia cambiata, almeno so ancora con chi mi sto rapportando-

-Cosa significa questo?-

Il suo sorriso si ampliò ancora di più mentre mi lanciava uno sguardo penetrante.

-Che anni fa ero arrivato a leggerti totalmente, sapevo tutto di te al punto di anticipare le tue risposte quando ti parlavo, avevo paura di non riuscire più a farlo ora, ma vedo che sei sempre la solita Mary-

Non sapevo se quello fosse un complimento o un insulto. Lui aveva conosciuto una ragazzina di appena  sedici anni, senza responsabilità e anche un pò infantile; ora avevo nove anni in più, una figlia e una laurea, quindi ero sicura di essere diversa, mi sentivo diversa.

-Sono cambiate tante cose nella mia vita, non sono più quella ragazza…. ti sbagli-

-No sei sempre tu, fidati di me dentro resti sempre quella Mary e quella frase che mi hai detto prima ne è la prova…è propio da te-

Forse era il suo sorriso tutt’altro che rassicurante, forse era la situazione in se, oppure il fatto che mi sentissi terribilmente in colpa nei confronti di Adam, ma ebbi l’assoluta certezza che nel dirmi questo lui non mi stava di certo facendo un complimento.

-Non hai una bella immagine di me-

-Non è vero-

Questa volta fui io a sorridergli sardonica.

-Mi stai dicendo che cercare di incolparti di un qualcosa che è totalmente colpa mia è propio ciò che ci si aspetta da me, non mi sembra propio un complimento-

-Se la metti così hai ragione… però devi considerare la questione nell’insieme-

-Cioè?- Chiesi sollevando un sopracciglio.

Adam sospirò e fece tre grossi passi in avanti arrivando a pochi centimetri da me.

-Devi considerare il fatto che quando eravamo ragazzi sono arrivato ad amarti più di quanto amassi me stesso…. per questo,  anche se ormai non è più così, la mia opinione di te non può essere totalmente negativa, non credi?-

Riuscivo quasi a sentire il suo respiro mentre mi parlava e un brivido mi attraversò la schiena, ma non era piacevole, era doloroso e imbarazzante perché di tutto quello che aveva detto, l’unica frase che risuonò nel mio cervello nei successivi minuti fu “anche se ormai non è più così”. 

In cuor mio lo sapevo già, era impossibile che Adam mi amasse dopo tutto quel tempo e con tutto quello che avevo fatto, ma era comunque doloroso e come se non bastasse, mi sentivo colpevole nel provare quel dolore. 

A sedici anni fui l’oggetto del primo amore di Adam, lui mi ripeteva costantemente che mi amava e me lo dimostrava con innumerevoli gesti oltre che con le parole, ma non ero mai stata in grado di dirgli ti amo; sentivo un qualcosa di molto forte per lui, un qualcosa che non ho mai più provato per nessuno, ma non ero riuscita a dare un nome a quel sentimento, all’inizio fu perché sapevo che aveva una scadenza e chiamarlo amore era inutile e avrebbe reso tutto più doloroso e poi ci fu il prom.

Le mie motivazioni però ora non erano più importanti, perché non avrei più dovuto giustificare l’incapacità che avevo di dirgli ti amo in quanto neanche Adam me l’avrebbe mai più detto. Al posto mio una persona altruista avrebbe provato sollievo, invece  sentivo solo un dolore pungente all’altezza del petto e questo mi faceva sentire colpevole, perché visti i miei precedenti, non ero meritevole di provare quel dolore.

Adam mi accarezzò la guancia e mi diede un bacio sulla fronte e fui totalmente sopraffatta da una tempesta di emozioni.

-Ci sentiamo presto Mary, mi farò sentire io-

Non sapevo se questa era una rassicurazione o una minaccia, avrei voluto chiederglielo, avrei voluto fermarlo, stare ancora lì con lui, litigare, che mi dicesse apertamente quanto mi disprezzasse, ma lui mi sorpassò velocemente e uscì dalla sala lasciandomi sola, prima che potessi riorganizzare i miei pensieri e fare qualsiasi cosa.

Restai lì a fissare uno dei tanti tavoli in mogano scuro per un tempo indefinito, poi come un automa uscii anch’io.

Ero senza forze e sembravo sul punto di svenire di nuovo, ma giunta al parcheggio fui attraversata da un’ondata di rabbia così potente da cancellare per un’istante qualsiasi altra cosa.

Mio padre aveva in braccio Mia.

-Mamma vieni a sentire le storie dell’amico della nonna- disse mia figlia entusiasta, io per tutta risposta ignorai i tentativi di mio padre di iniziare una conversazione e quasi gli strappai Mia dalle braccia.

-Andiamo a casa- dissi a mia madre cercando di nascondere la rabbia nella mia voce

-Mary possiamo parlare?- Chiese mio padre, ma io non gli rivolsi la parola e salii in macchina, dopo un paio di minuti mia madre si unì a me e Mia e partimmo.

Durante tutto il tragitto verso casa cercai di distinguere il minestrone di pensieri ed emozioni che avevo dentro, ma la confusione che provavo pensando ad Adam e la rabbia che sentivo per mio padre si intrecciavano le une alle altre come le maglie di una rete che mi intrappolava e mi stringeva togliendomi il respiro.

Arrivata a casa corsi fuori dalla macchina, entrai e un attimo mi ritrovai in camera mia. Chiusi la porta a chiave e iniziai a spogliarmi, avevo bisogno di togliere via tutto dal mio corpo perché sentivo che ogni cosa era un ostacolo per la mia respirazione, ma fu inutile. Fui presa dalla disperazione e scaraventai il mio portagioie preferito a terra, lo vidi cadere a rallentatore e impattare sul pavimento, ma non si ruppe nonostante fosse di vetro. Rimasi a fissarlo per un istante cercando di riprendere la compostezza, ma non ci riuscii, anzi diventai folle.

Non sapevo cosa mi stesse succedendo, ero dominata da una forza feroce e irrazionale, iniziai a buttare a terra qualsiasi cosa mi capitasse sotto mano: la lampada, i cuscini, le coperte del mio letto e perfino il mio computer.

Dopo un tempo indefinito crollai a terra e inizia a respirare profondamente, mi sentivo svenire e mi resi conto di aver bisogno d’aiuto. Mi allungai per afferrare la mia borsetta e presi il cellulare. La mia intenzione era quella di chiamare mia madre, ma quando sbloccai il telefono una notifica attirò la mia attenzione.

Era un messaggio instagram.

“Ciao scusami se ti disturbo, volevo solo sapere come stavi, oggi hai fatto preoccupare tutti”

Il messaggio proveniva da Leon Meta, non avevo mai sentito quel nome in vita mia, ma l’immagine del suo profilo era inconfondibile, un leone. Era lo stesso tatuaggio che avevo visto sul collo di quell’usciere che mi aveva aiutata. Probabilmente in altre occasioni mi sarei chiesta come avesse fatto quell’uomo a rintracciarmi su instagram, oppure il perché di questo, probabilmente mi sarei infastidita e avrei bloccato il suo account; ma in quel momento ero totalmente insensibile a qualsiasi cosa andasse oltre Adam e mio padre.

Provai a trovare in me segni di quell’irritazione, che quell’uomo mi aveva  irrazionalmente causato quello stesso giorno, ma non c’era nulla. 

Leon in quel momento era come un foglio candido, non c’erano sbavature di inchiostro tra di noi, per cui non ero irrequieta al pensiero di parlare con lui e questo era una boccata di aria fresca.

Senza pensarci troppo risposi al suo messaggio, pensavo che sarebbe stato qualcosa di rapido, un veloce scambio di cortesia, ma quella sera le mie dita smanettarono sulla testiera touch dell’iphone per ore.


Serie: Le mille vite di Mary


Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Lola, un altro episodio ricco di emozioni, turbamenti, sensi di colpa e nuove prospettive all’ orizzonte. Credo di poter dire, a questo punto, che “Le mille vite di Mary”, come promette il titolo, e` una serie` tutt’ altro che monotona. Non mancano i colpi di scena, le sorprese piu` o meno piacevoli per Mary e la curiosita` per chi legge, di scoprire come procedera` questa storia, tra incontri e scontri e nuove tentazioni come il sale, che da` piu` gusto alla vita.
    Ciao Lola, a presto.

    1. Grazie mille per aver letto e per il commento … le emozioni di mary sono la fonte di ispirazione di tutta la storia … Grazie per averle notate ❣️❣️❣️❣️

  2. Ciao cara Lola. Ho recuperato con piacere gli ultimi due episodi e vedo che la storia si fa sempre più interessante e coinvolgente. Tu sei molto brava, a mio parere a costruire la trama. Tuttavia credo alcune cose che mi piace dirti, senza che tu, naturalmente, le prenda come oro. Affatto! Spetta a te capire quale è la tua strada. Potresti sostituire nei dialoghi, il trattino con le caporali basse doppie che mi sembrano più eleganti e forse fanno parte delle norme redazionali di EO (da verificare); in un tipo di testo come il tuo dovresti forse ridurre i paragrafi descrittivi e lasciare che siano i dialoghi a portare avanti la narrazione (dialoghi che tu sei molto brava a gestire perché si sente che ti immedesimi, come se tu fossi lì); infine, e qui sono d’accordo con Nyam, leggi e rileggi il testo per evitare eventuali inciampi nella lingua. A parte questo ‘pippone’, ribadisco che porti una ventata di freschezza e giovinezza fra tutti questi zii. Buon lavoro!

    1. Grazie mille ❣️
      Io prendo per oro tutto quello che mi viene detto…. è la prima volta che metto online qualcosa scritta da me e non la lascio nei miei quaderni e per me è importante anche un consiglio su una virgola…. nel prossimo episodio metterò le caporali (penso di aver finalmente capito come si fa) e poi quando avrò la possibilità di revisionare senza mettete in sospeso la serie , le metterò anche negli episodi già pubblicati e revisionerò gli errori che ci sono.
      Grazie mille per i consigli ❣️

  3. Ci fai immedesimare nella storia, complimenti! Nel leggere mi ritrovo a dare opinioni sul comportamento di Adam o di Mary come se fossi davanti a una serie in TV 🙂 La storia si fa ancora più interessante con il messaggio di Leon. Ormai aspetto la prossima puntata.

  4. Gli intrecci sentimentali, inespressi e celati sono molti in questo racconto che, puntata dopo puntata, svela i molti nodi neuronali di Mary, ma sembra che la protagonista, anziché sciogliere questi gomitoli emotivi ne trovi sempre di più, fino a vivere davvero mille vite. Le ramificazioni sono molte e spesso sono difficili da gestire in uno spazio breve: in questo caso diventa fondamentale controllare il flusso narrativo. Credo che i dialoghi diano più profondità al racconto rispetto ai passaggi di descrizioni e azioni, su cui applicherei la regola della sottrazione: molti paragrafi di azione, in questo brano, possono essere ridotti in poche frasi, rendendole più dense e suggestive.

    1. Grazie per aver letto ❣️è vero a volte faccio fatica a gestire lo spazio, ad esempio la conversazione iniziale tra Mary e Adam mi sarebbe piaciuta metterla nell’episodio precedente però non ci stava quindi ho “spezzato” il discorso dopo una frase a effetto di Mary e l’ho ripresa qui. La regola della sottrazione è un’ottima idea, ci proverò, ho solo paura di non riuscirci…. però c’è la metterò tutta 💪🏻

  5. Ciao Lola, sto continuando a leggerti con piacere, la trama della tua storia ricorda alcuni racconti ottocenteschi ma li ripropone in veste contemporanea, e lo trovo un esperimento gradevole. I personaggi continuano ad essere tratteggiati bene. Permettimi un consiglio: scrivendo, non dissociare la forma dalla sostanza e prima di pubblicare rileggi e correggi dozzine di volte. Letteralmente. Sii pignola, spietata con te stessa, per evitare che altri, leggendoti, abbandonino la lettura perchè la loro attenzione è attirata dalle imprecisioni linguistiche. Questo capitolo ‘inciampa’ in parecchi errori grammaticali, te li segnalerò privatamente. Non prendermi per una vecchia zia petulante (o magari lo sono, chissà), lo faccio molto raramente, e solo quando percepisco -leggendo racconti proposti da autrici/ori che immagino giovani- della stoffa di qualità. Buona continuazione.

    1. Ciao ❣️ grazie mille per tutto. Io sono felicissima di ricevere correzioni e segnalazioni, è quello che speravo di ottenere scrivendo qui….perché ho sempre scritto, ma non ho mai avuto il coraggio di far leggere nulla a nessuno, è sempre rimasto tutto nei miei quaderni…. ma non si può migliorare senza l’occhio e il parere esterno, per questo tutto quello che mi viene detto per me è oro ❣️❣️❣️ grazie mille davvero