
La carezza della cometa – 2
Serie: La carezza della cometa - Parte 2
- Episodio 1: La carezza della cometa – 2
- Episodio 2: Mutazioni?
- Episodio 3: Robin Hood e la democrazia partecipativa
- Episodio 4: Quattro amici e un buon caffè
- Episodio 5: No, no, no! Non ho parlato di dio!
- Episodio 6: Gli americani, ancora?
- Episodio 7: “Ma va in mona”
- Episodio 8: Lo spiegone di Mr Tyrell
STAGIONE 1
Alla fine di aprile il bimbo che Chiara portava in grembo decise che era un buon momento per uscire a vedere il mondo.
Fu un parto senza complicazioni e il neonato, quando l’aria gli invase i polmoni, urlò la sua appartenenza al gruppo.
Stefano, ancor prima di recidere il cordone ombelicale, posò il piccolo sul seno della madre affinché scoprisse subito la sua prossima fonte di cibo innescando al contempo la montata lattea.
Dopo qualche minuto il bimbo, rassicurato dal contatto fisico e dalla voce della mamma, smise di piangere. Ornella lo tolse dal grembo di Chiara e con estrema cura lo lavò con acqua tiepida incalzata dalle domande della neo mamma:
«È sano? Ha tutto?»
«Da quello che so io di neonati direi che ha tutto ciò che potrà servirgli.»
«Se parli così è un maschio!»
«Lo hai sempre detto che una signorina non poteva tirarti quei calci in pancia! Si è proprio un bel maschietto!»
Chiara, riaccolto tra le braccia il piccolo pulito e fasciato, sciolse le sue tensioni e si permise libertà di lacrimare sia per il dolore del passato che per la gioia del presente. Cercò e trovò, negli occhi del figlio, quei riflessi di bosco autunnale che scorgeva nelle pupille di Paolo quando, nei quieti momenti di intimità, fantasticavano sul loro futuro assieme.
Nei giorni che seguirono Andrea, ancora ospite dell’infermeria, fece visita a Chiara e al suo bimbo.
«È bellissimo!» Disse con sincera ammirazione.
«Grazie, sono di parte ma lo penso anch’io.»
Per qualche istante rimasero in silenzio poi Andrea si decise a parlare:
«Vorrei che mi scusassi per come mi sono comportato.»
«Lascia perdere, non hai nulla da scusarti. Ero talmente incazzata col mondo che me la sono presa con la prima persona che ha avuto la sfortuna di incontrarmi. Mi dispiace, scusami tu.»
«Beh, ci ho messo anche del mio, sono stato superficiale e non era il momento per esserlo.»
«Si, a volte ti sei comportato come un adolescente, è vero. Però quando abbiamo trovato Mattia, quando hai organizzato il recupero di Sergio e in tante occasioni dove serviva decisione e buon senso hai dimostrato di avere le palle e non hai sbagliato. Evidentemente hai solo problemi a rapportarti con le donne: datti da fare e risolvili!»
Chiara disse queste ultime parole con molta dolcezza.
Andrea ebbe un attimo di esitazione ma infine si sciolse:
«Ti lascio riposare Chiara, mi fa un gran piacere che ci siamo parlati senza astio, ti voglio bene, voglio tutto il bene possibile per te e il tuo bambino.»
Lei strinse forte il suo braccio, lui dopo averla baciata sulle guance uscì, sorretto dalle grucce, col viso sorridente e con la pace nel cuore.
Stefano, ancor prima di terminare il pranzo, chiese a Sara se poteva fargli portare due caffè e la bottiglia di grappa su in infermeria dove Andrea era ancora alloggiato, lei lo guardò stupita ma rispose che non c’era problema.
Andrea, quando il dottore bussò alla sua camera, rimase perplesso: era normale che Doc lo andasse a trovare ma mai prima di aver bevuto il suo caffè in terrazza, tassativamente da solo e con qualsiasi tempo: era un rito a cui tutti si erano abituati e questa variazione alla norma lo preoccupò.
«Cosa c’è Stefano? Forse qualcosa che non so e dovrei sapere?»
«Ma no, niente, solo fisime di un vecchio rimbambito, nulla di importante.»
Andrea, conoscendolo bene, seppe che avrebbero avuto modo di discutere.
«È che non mi va giù come abbiamo gestito la storia coi “cavalieri,” sbottò il dottore, «abbiamo fatto finta di nulla contenti che i friulani ci avessero risolto il problema: occhi chiusi e mani nel catino, come il povero Pilato! »
Andrea ci pensò un attimo prima di rispondere:
«Si, è vero. Ma cosa potevamo fare? Da soli non avremmo risolto nulla!»
«Ma non è questo Andrea! È che abbiamo permesso quello scempio tirando anche un sospiro di sollievo. Si poteva pensare ad una soluzione diversa ed evitare quelle morti, soprattutto quelle dei bambini tenuti prigionieri! »
«Forse non è stata la conclusione più giusta, ma non mi sembra ci fossero molte alternative: o noi o loro. E non si poteva sapere dei ragazzini!»
«Lo so, lo so! Ma mi girano le scatole! Se noi fossimo stati forti avremmo potuto imporre ai friulani una condotta meno violenta. Non li hanno neanche fatti parlare! Si poteva negoziare e almeno salvare la vita a quei sei innocenti che nulla c’entravano. Non credi? »
«Si che lo credo! Ma non potevamo fare nulla con un solo uomo in grado di usare un’arma!»
«Esatto! Ed è per questo che sono qui a parlare con te! Anche se mi ripugna, sono arrivato a pensare che sia opportuno creare un nucleo armato e, se sei favorevole, vorrei lo organizzassi tu assieme a Marius. Abbiamo undici bambini da far crescere e quindi l’obbligo di poterli difendere. Capisci ora perché sono nervoso e insoddisfatto? Capisci dov’è finita la mia bella idea di un’esistenza senza armi?»
«Finalmente un po’ di sano realismo Stefano!»
Sbottò Andrea, poi continuò:
«Lo so che nel nostro mondo ideale le armi non dovrebbero esistere ma per provare a costruirlo temo siano necessarie. Comunque essere in grado di far fronte alle minacce e perseguire la pace non sono cose incompatibili, non siamo guerrieri conquistatori ma gente che vuole vivere! Quindi tranquillizza la tua coscienza e di a Marius che dobbiamo parlare.»
Andrea si fermò pensieroso. Poi diede voce a ciò che stava pensando:
«Sarebbe anche ora di avere un direttivo prima che ci venga rimproverato di fare sempre quello che vogliamo: un gruppo di persone eletto dall’assemblea, che elabori proposte e che abbia mandato decisionale. Dobbiamo convocare tutti, aggiornarli su quello che intendiamo fare e dare il via ai progetti, sia per quanto riguarda le armi che per la scuola.»
Serie: La carezza della cometa - Parte 2
- Episodio 1: La carezza della cometa – 2
- Episodio 2: Mutazioni?
- Episodio 3: Robin Hood e la democrazia partecipativa
- Episodio 4: Quattro amici e un buon caffè
- Episodio 5: No, no, no! Non ho parlato di dio!
- Episodio 6: Gli americani, ancora?
- Episodio 7: “Ma va in mona”
- Episodio 8: Lo spiegone di Mr Tyrell
Non c’è verso, la numerazione non si sistema! Sappiate che questo episodio è il sesto e non il quinto.
E questo commento è nel posto sbagliato per mio errore!
Mi ha colpito (come altri utenti) il passaggio dal parto ai discorsi sulla guerra!
Mi è piaciuto molto il contrasto tra la dolcezza del parto, la gioia per una nuova vita, l’assicurarsi che il bimbo “abbia tutto” (quale genitore non ha mai detto questa frase?)
E la crudeltà della guerra dove perfino i bambini, che dovrebbero essere preservati, vengono invece sacrificati…
“Capisci dov’è finita la mia bella idea di un’esistenza senza armi?»”
Non c’è pace senza guerra, recita un detto
..a volte pare terribilmente vero, ahimè.
Sono contentissimo del ritorno di questa storia, e ripartire è stato come non averla mai interrotta. Un rientro con un fottutissimo botto, grande Giuseppe
Grazie Roberto, mi auguro di saperla portare avanti dignitosamente. Ci provo.
Mi è piaciuto il contrasto tra l’evento lieto della nascita e la durezza della realtà, che subito torna ad affliggere i personaggi.
Un buon inizio di serie. 👌
Grazie Giuseppe, è una seconda parte che ha uno sviluppo un po’ travagliato soprattutto per mancanza di tempo.
“Lo so che nel nostro mondo ideale le armi non dovrebbero esistere ma per provare a costruirlo temo siano necessarie.” Questo è il punto dolente. Le armi servono anche per difendersi. Senza di esse i malvagi avrebbero il sopravvento. È inutile, a mio parere, illudersi del contrario. In quanto ai friulani, te lo dico io che vivo nella Venezia Giulia, non so sei a conoscenza di quanto sia aspra la competizione e complicata la convivenza nella stessa regione dei due popoli. Per i triestini essere chiamati friulani è una bestemmia come lo è per i friulani affermare che Trieste è capitale del Friuli. Trieste è giuliana ed è capoluogo della Regione Friuli Venezia Giulia. Condivido quanto segnalato da Maria L. Manca che, riportandole per intero, ha evidenziato i momenti particolarmente significative di questo episodio. Bravo Giuseppe.
Abito anch’io in regione di confine (Trentino/Sud Tirol) quindi credo di capire i problemi di Trieste anche se qui le cose si sono abbastanza assestate. Però Bolzano ci vuole mollare e continua a impoverire l’apparato regionale a favore della provincia. L’attuale amministrazione della provincia di Trento da parte delle destre (lega+fdi) non aiuta molto. Speriamo!
“Cercò e trovò, negli occhi del figlio, quei riflessi di bosco autunnale che scorgeva nelle pupille di Paolo quando, nei quieti momenti di intimità, fantasticavano sul loro futuro assieme.”
Parole come note sullo spartito, di un brano musicale che incanta.
Troppo buona M. Luisa, il modesto artigiano gioisce!
“Chiara, riaccolto tra le braccia il piccolo pulito e fasciato, sciolse le sue tensioni e si permise libertà di lacrimare sia per il dolore del passato che per la gioia del presente.”
Mi piace come hai espresso in modo singolare il pianto di questa donna.
SI possono dare degli abbracci su EO?
Perché te ne vorrei riservare uno lungo e affettuoso, mio caro Giuseppe.
Non sai (oppure sì, che lo sai!) quanto questo dilemma mi abbia dilaniato non una, ma tante volte.
Sono passato da qui insieme a voi almeno due volte, ogni volta sanguinando ho scelto una strada che non mi piaceva ma che mi è sembrata obbligata. Lo sarà sul serio, obbligata? Forse tu mi darai finalmente una risposta.
Nel frattempo vorrei dirti quanto mi sia piaciuto questo episodio (tantissimo!) e quanto sia contento di ritrovare te e questa serie (tantissimo!).
Grazie Giancarlo, di cuore. Devo riuscire a conciliare intenti e realtà, come sai non è facile ma doveroso almeno provarci. Speriamo di avere coerenza e non uscire dai binari.
Ho dato una ripassata pure all’ultimo episodio della prima serie perché mi serviva rinfrescare la memoria… c’è una frase in quell’ultimo episodio che vale la pena sottolineare: “la pretestuosa legittima difesa”. Esisterà mai un modo per difendersi senza dover usare le armi? Boh! La nuova società che voleva no Stefano e Andrea mi sa che finirà per assomigliare parecchio alla vecchia, come i friulani hanno dimostrato. Vedremo!
Hanno un’occasione per cambiare la logica, se non ci riescono meritano l’estinzione!;)
“Dobbiamo convocare tutti, aggiornarli su quello che intendiamo fare e dare il via ai progetti, sia per quanto riguarda le armi che per la scuola.”
Magari potresti scriverlo in una lettera e mandarlo a certuni che ci governano…
Bentornato Giuseppe e bentornata alla tua bellissima serie. La cosa che mi ha stupito leggendo questo primo episodio, è il non aver trovato alcuna difficoltà a riallacciarmi alla storia nonostante sia passato del tempo. Significa che mi avevi catturata. Sono felice e continuerò a essere fra i tuoi lettori. Un abbraccio
Grazie Cristiana! Sto cercando di procedere in maniera prudente, i miei attori però scalpitano e mi vorrebbero più produttivo, soprattutto i giovani spingono per avere più spazio e si sono un po’ indispettiti per la riduzione del numero di parole voluto da EO, ho spiegato loro che non cambia nulla e fatto promesse che dovrò mantenere, speriamo di non deluderli! 😉