
La casa nello Spazio
Serie: Starcat!
- Episodio 1: La casa nello Spazio
- Episodio 2: L’uomo e il gatto dello spazio
STAGIONE 1
Il mio padrone, Neil, è un astronauta. Una volta l’ho anche visto in TV con la sua grossa tuta bianca e il casco rotondo.
Il nostro appartamento è pieno di libri, poster e oggetti che mi ricordano che tra due giorni volerà in cielo verso la sua casa spaziale. Sono felice per lui, ovvio, ma non posso non pensare che dalla partenza a quando tornerà trascorreranno cinque mesi. Per questo motivo mi sono intrufolato nel suo borsone blu, sotto le mutande: per fargli compagnia lassù!
Non so cosa sia successo, di preciso, mentre ero rintanato; di certo mi hanno sballottato un bel po’. Ho udito il rumore della macchina, il brusio di tante persone e degli applausi.
Ho riconosciuto la voce di Steve, amico e collega di Neil, che a un certo punto ha detto:
«Ciao amico, come andiamo? Dai, passa, che ormai sei di famiglia!»
Così sono arrivato, finalmente poggiato a terra, nel grosso cilindro che ci porterà nella casa volante.
Una voce robotica parla a Neil dicendogli cosa deve fare, poi inizia il conto alla rovescia. Tutto trema e c’è un frastuono incredibile, tanto che devo piegare le orecchie all’indietro. Per fortuna, dopo un po’, la situazione si è fatta più tranquilla. Colgo l’occasione per aprire il borsone dall’interno e mettere la testa fuori. Neil non mi nota subito, ma quando lo fa mi guarda, spalanca gli occhi, guarda fuori dal finestrino, mi guarda ancora indicandomi e urlando con gli occhi sgranati. Anche io sono contento di rivederlo!
Se vi state chiedendo qual è la mia prima impressione sulla casa volante, sappiate che è pessima: puzza terribilmente di carne bruciata e polvere da sparo, non c’è nessuna mensolina su cui salire e, fatto ancora più grave, non posso buttare a terra gli oggetti perché fluttuano!
Neil mi guarda incredulo mentre mi contorco nel vuoto come quei giocattoli a molla. Una voce robotica gli dice di annullare la missione, ma lui risponde che porterà a termine il lavoro.
Ad un certo punto gli oblò si chiudono e Neil sbadiglia. Quando andiamo a dormire si lega a un sacco a pelo, a sua volta legato al soffitto, e imbraga pure me.
«Noi astronauti sappiamo quando è ora di riposare perché ce lo dice la Stazione Spaziale. Da quassù in una giornata vediamo sedici albe e sedici tramonti, non esiste la notte come sulla Terra.»
Io lo ascolto cercando di capire, ma so solo che sono scomodo e c’è puzza di chiuso.
Il giorno dopo Neil si sveglia e prepara la colazione per entrambi. Rimango senza miagolii: anche lui mangia cibo in bustina, perché a casa devo mangiare solo io le bustine?!
Lo osservo mentre lavora sui computer e vola da una stanza all’altra per prendere degli strumenti. Lo ammiro davvero tanto, perché si muove come se fosse nato qui e sa esattamente cosa deve fare. Qualche volta, mentre mi passa a fianco, mi accarezza e si assicura che la pettorina di fortuna sia ben salda.
Nel pomeriggio disegna su una lavagnetta bianca una forma che potrebbe assomigliarmi, inizia a gesticolare e a guardarmi con un’espressione allarmata. Poi prende un bastoncino, lo usa per indicare una zampa e lo spezza. Non capisco del tutto cosa significhi quel gesto, sicuramente non è qualcosa di buono. Infatti, preparata l’imbragatura speciale, trascorriamo un po’ di tempo a correre su delle macchine con una pedana.
Le giornate trascorrono veloci, anche se Neil è sempre occupato con il lavoro. È curioso come gli umani riescano ad adattarsi anche ad ambienti così diversi dal consueto. Io no. Io rivoglio la mia cuccia ben fissa a terra.
«Trovati qualcosa da fare. A casa ti supplicavo di metterti calmo, adesso, sempre legato come un salame, mi fai compassione.» dice Neil.
Così da questo momento sono libero di gironzolare, anche se solo in alcune zone. Usufruisco dei condotti di areazione per passare da uno scompartimento all’altro. Sto imparando in fretta a muovermi senza gravità imitando il mio padrone. Una volta, mentre Neil stava trasmettendo un video in diretta per una scuola, gli sono volato alle spalle. Lui ha riso (come non ridere?) e i bambini hanno iniziato a gridare “Starcat!”.
Serie: Starcat!
- Episodio 1: La casa nello Spazio
- Episodio 2: L’uomo e il gatto dello spazio
Adoro questo micetto spaziale 😍
Mi è piaciuto tantissimo il tono umano, l’amore verso il padrone, il modo in cui lo segue e si adatta…che poi è l’umanità che contraddistingue sempre i tuoi scritti!
Davvero interessante il fatto che il gatto parli in prima persona…adesso corro a leggermi il prossimo episodio!
Bravissima Mary! 😘
Un amore reciproco, credimi, e sono certa che mi avrebbe seguita anche in capo al mondo. ❤️
Grazie Dea per esserci sempre. ❤️🔥
“anche lui mangia cibo in bustina, perché a casa devo mangiare solo io le bustine?!”
Fantastico 😂
Posso scommettere le dita di entrambe le mani che lo pensano davvero! 😹
Non dico niente. Hanno già detto tutto i commenti prima del mio. Ma il micetto spaziale mi ha fatto sorridere di cuore. E non perché sono circondato da gatti anche io, ma perché Neil rischia davvero grosso! I miei miciotti sono riusciti a farmi fuori due computer e un monitor appena comprato!
In ogni caso, è davvero un fantastico inizio! ♥
Non me ne parlare, Emiliano… Skooter aveva fatto pipì sul televisore in cucina dei miei genitori, da un paio di linee verdi è partito tutto lo schermo in poche settimane! 😹
Sembra assurdo che delle creaturine così piccole possano talvolta essere tanto pestifere. 🥲
♥ Mille mila euro di danni! Disperato e furioso vado per rimproverare il presunto colpevole e lui mi si appoggia affettuosamente con la testa, dissipando tutta la mia rabbia: sono diabolici!
Bello. Aspetto il seguito.
Grazie mille Rocco! 😸
Che bella la tua storia, Mary. Una storia di amore incondizionato, quello che solo i nostri pelosetti sanno dare. Veramente curioso pensare che un gattino possa volontariamente infilarsi nella borsa del suo ‘papà’ per accompagnarlo ovunque e senza che lui lo sappia. E, in questo caso, addirittura su una stazione spaziale! Ci sono pizzichi di magia sparsi qua e la che fanno del tuo racconto, scritto veramente bene, una bellissima favola.
Pensa, Cristiana, che una punta di verità c’è: Skooter aveva l’abitudine di intrufolarsi ovunque, dalla macchina (io e i miei siamo arrivati al punto da dover controllare addirittura che non fosse nel baule), ai condotti che portano l’aria calda del camino in tutta casa. Ti giravi e lui era lì, ma da dove fosse arrivato rimaneva sempre un mistero! 😹
Grazie cara. ❤️🔥
Elegante e raffinata questa tua nuova opera. Una storia tenera che parla di amicizia e amore incondizionato…il gatto stesso narra con una dolcezza tenerissima da cui emerge la tua preziosa capacità di tradurre concetti scientifici e complessi in una prosa accessibile e coinvolgente….
Ci offri un nuovo modo di guardare i nostri amati compagni di vita inviandoci a esplorare il loro mondo con occhi nuovi e con mente più aperta, ci guidi attraverso i complessi meandri del cervello felino, rivelando i segreti nascosti dietro quegli sguardi penetranti e quei comportamenti enigmatici, favorendo una comprensione più profonda di quello che loro pensano di noi e del mondo intorno a noi….
Bellissimo il tuo gatto arancione…..c’è una stella, in cielo, che brilla solo per te…..
Che dire, Mignè? È un commento bellissimo e commovente, soprattutto l’ultima parte. ❤️
Skooter era molto “semplice”, non conosceva malizia o cattiveria, era addirittura ingenuo, gli importava solo giocare e stare in compagnia. Se avesse potuto parlare, sono certa che avrebbe avuto la voce con cui ho scritto il racconto. ❤️
Come ha scritto anche Giancarlo, geniale! E soprattutto simpatico 😉
Ti ringrazio Nicola! 😸
Bell’inizio, dolcissimo e geniale. Ho anche avuto un momento di tristezza, pensando alla mia gatta (Pixel) che ci ha lasciati nel 2016 dopo diciassette anni di onorato miao. Mi hai ricordato come ci abbia seguiti ovunque, e fino in Corea, e ci sia rimasta con noi per sette mesi.
Ben scritto, come sempre, e intrigante. Ora voglio leggere il seguito.
C’è una cosa che non sopporto di coloro che non conoscono i gatti e hanno la presunzione di parlare: quando dicono “si affezionano alla casa, non ai padroni”.
Non sanno che un gatto è disposto a seguire il proprio umano in capo al mondo, e continuerà a seguirlo anche quando non potrà più vederlo. ❤️
Molto molto vero.
Assolutamente d’accordo!
“e c’è puzza di chiuso”
Descrive perfettamente il comportamento schizzinoso dei gatti con gli odori.
Sia mai un odore diverso dal solito, storcono il naso, giudicano e vanno via. 😹
“Una volta, mentre Neil stava trasmettendo un video in diretta per una scuola, gli sono volato alle spalle”
Non c’è bisogno dell’assenza di gravità per vedere i gatti che volano alle spalle durante le dirette via zoom… lo so per esperienza!
Bellissimo racconto, Mary. Un’idea geniale.
Ho visto un sacco di video di gatti, invadenti e facce toste come sono, che s’intromettono nelle dirette o addirittura durante i meeting di lavoro; ogni volta rido come una matta! 😹
Grazie mille Anonio!
Geniale! L’ho letta e poi riletta ad alta voce a JJ (Janis Joplin), la gattina che mi fa compagnia da diciotto anni. Non credo abbia capito molto ma mi sembrava giusto! Brava! 🌹
Io invece sono certa che abbia capito tutto. 😸
Dalle un bacio sulla fronte da parte mia!