La Decisione

Serie: Città Metafisica


(Scritto in collaborazione con Sabrina De Martini)

Appunto Di Viaggio Diciannove

«Si è fatta l’ora di andare, sarà esausta. La faccio riaccompagnare…»

E’ chiaro che vuole congedarmi. Avrà numerose cose da fare. Non faccio in tempo ad annuire che è già in piedi davanti a me con il telefono in mano per chiamare il taxi.

«Venga, l’accompagno all’uscita. C’è un’auto che l’aspetta. Mi raccomando, vada a riposare. E poi, magari, vada anche da un medico perché quello che le è successo merita un approfondimento serio. Anzi, se me lo concede, le prenoto io un appuntamento. E’ il mio medico di fiducia. Può riceverla a breve».

Sorvolo sulla proposta della visita e ringrazio per il tempo e le premure che mi ha dedicato. Mentre mi accompagna al portone ho quasi l’impressione di scorgere l’ombra di una persona dietro una porta socchiusa. Probabilmente se ne è accorto perché si antepone subito a scudo con il suo corpo fra me e quella stanza. Come sempre, faccio finta di niente.

Guadagno l’uscita. Sono fuori. L’aria fresca e la sensazione di libertà durano giusto un istante. Improvvisamente mi ritrovo seduta dentro una vettura in tutto e per tutto simile ad un taxi.

Con un fare che tradisce l’abitudine al comando, il Signor Rielli ordina all’autista di portarmi dove esattamente dovrei andare. Conosce il mio indirizzo e di questo non sono per nulla contenta. Anzi, la cosa mi turba parecchio. Mi chiude la portiera e ci salutiamo formalmente.

Il vetro elettrocromatico (posto alle spalle del sedile del guidatore) mi suggerisce che mi trovo su un taxi particolarmente attento alla riservatezza dei passeggeri a bordo. A mano a mano che il separé si oscura noto che il vetro non è perfettamente pulito. Aspetto di incrociare i fari di altre auto per guardare meglio, ed in controluce, il pannello. Leggo solo “AIU” ma ai miei occhi queste vocali appaiono come una richiesta di aiuto. Sono terrorizzata ed ho voglia di piangere. Provo in tutti i modi a razionalizzare ma non ne ho più la capacità.

Arrivo a destinazione proprio mentre le lacrime hanno deciso di non farsi più trattenere. Ormai il pianto si è espresso con tutta la sua forza. Se ne accorge anche l’autista che non riesce a nascondere la sua perplessità e la sua preoccupazione. Fra un singhiozzo e l’altro riesco solo a scusarmi per il comportamento. Attribuisco la responsabilità ai grandi vuoti di memoria che mi spaventano e mi affliggono.

Lui annuisce. Forse sono stata credibile ancora una volta.

Appunto Di Viaggio Venti

Una volta giunta alla camera affittata, decido di concedermi un bel bagno caldo. Ho bisogno di rilassarmi e di pensare. Il viaggio che ho compiuto in questi ultimi giorni si è rivelato particolarmente intenso e faticoso. Mai avrei immaginato di vivere esperienze così inedite. Quasi surreali.

Ripercorro ogni singolo momento e solo ora mi rendo conto che non sto più ricevendo parole di incoraggiamento da parte di Carlo Alberto. Non capisco se tale silenzio è la misura del suo timore rispetto a questa mia prova o, forse, della sua delusione rispetto al fatto che mi sono fatta sorprendere all’interno dell’Istituto.

E’ la prima volta che non lo sento vicino. Sembra quasi che fra noi si sia alzato un muro di cristallo. Anzi, ora che ci penso, il suo silenzio è iniziato da quando gli parlai del gufo del Rielli. Provo a dormire, ma questo nome continua a frequentare rumorosamente i miei pensieri. Indispettita, mi alzo e decido di tornare alla sua bottega.

E’ notte fonda. Nessuno per le strade. Per non farmi notare mi vesto di scuro e salgo in sella alla bicicletta senza attivare il fanale. Giunta all’atelier noto una luce fioca trapelare da dietro i tendoni di velluto che arredano le vetrate. Purtroppo non riesco a scorgere nulla. Neppure avvicinandomi. Dovrei trovare un altro punto di osservazione, ma non lo trovo.

Sono le due di una notte buia e silenziosa. Sembra tutto tranquillo, ma io sento che dietro quelle mantovane c’è lui che sta combinando qualche cosa. Ne sono sicura.

Arrivano le tre, poi le quattro, le cinque e le sei del mattino. Ancora nulla. Luce fioca sempre presente e, di tanto in tanto, l’ululato di qualche cane. L’atmosfera è tetra. Mefistofelica. Suppongo sia per causa di quei vocalizzi canini così antichi…quasi retaggio di un passato medievale dal sapore vagamente sinistro e decisamente inquietante. Sì, inizio a spaventarmi perché raramente i cani, gli animali in generale, hanno torto. Non sapendo mentire, quando si lamentano o manifestano una qualche forma di disagio, o paura, hanno sempre ragione.

Sono stanca, infreddolita ed impaurita. E’ bene che rientri prima di essere vista da qualcuno che inizia a lavorare. Risalgo in bicicletta e, mentre mi avvio, passo sotto i portici dell’edificio che ospita la biblioteca della città.

Si trova proprio di fronte. Capisco in quell’istante che sarà la mia prossima postazione segreta di osservazione. L’istinto mi dice che devo continuare a controllare il Rielli, nonostante la grande paura stia scavando una trincea nell’animo.

Appunto Di Viaggio Ventuno

Tornata in camera mi ritrovo ad osservare il dipinto posto sulla parete di fronte al letto. Senza neppure rendermene conto inizio a parlare con il cacciatore nella scena del quadro. Ora, non so se è stato proprio lui a riprendere vita o se il mio cervello ha compiuto un ragionamento a voce alta, ma sta di fatto che ho sentito a chiare lettere che devo cercare tracce inconfutabili del predatore che voglio predare.

Sì, devo comportarmi come il più bravo dei cacciatori: mimetizzarmi e seguire le tracce. Osservare e pazientare.

Verso il tardo pomeriggio decido di recarmi alla biblioteca della città per restare nascosta là dentro fino all’ora della chiusura. Dovendo agire in piena notte devo organizzare tutto l’occorrente per far fronte a questa impresa.

Scelgo un profilo non appariscente: raccolgo i capelli ed infilo un paio di occhiali dalla montatura collegiale. Con me anche uno zainetto totalmente anonimo. Voglio nascondermi fra gli studenti attempati e passare del tutto inosservata. Fatto.

La prima parte di questo assurdo progetto va a buon fine. Mi nascondo dentro un bagno maschile (solitamente meno frequentato) e lo dichiaro inagibile. Il fatto che una toilette venga chiusa perché “Fuori servizio”, generalmente, non solleva domande o richieste particolari.

Si spengono le luci. Sento chiudersi porte e portoni. Sono le ore 20.00 e sono sola. Ho tempo fino alle 06.00 del mattino prima che la squadra delle pulizie si presenti al lavoro.

Munita di torcia, prendo a muovermi e mi dirigo verso l’ultimo piano per garantirmi una vista migliore. Fantastico! Posso osservare tutto quello che avviene all’interno dell’intera bottega e non solo: ho la fortuna di poter osservare anche ciò che potrebbe avvenire all’interno di un’ala dell’edificio che ospita l’Istituto.

Con delicatezza inizio a svuotare lo zaino degli accessori e degli strumenti che ho deciso di portare. Sono una copertina, una macchina fotografica, un binocolo, due telefoni cellulari, un quaderno con delle matite e due bottigliette d’acqua. Sistemo tutto sul pavimento. Prendo il binocolo e inizio a guardare verso il salone in cui sono stata. Le tende sono accostate in modo meno preciso della notte precedente e questo mi permette di scorgere il Rielli in compagnia di altri due uomini.

Sono tesa e concentrata. Intorno a me solo silenzio e buio, ma riesco ugualmente a sentire, forte e chiaro, il battito del cuore perfettamente allineato al respiro. Sempre più lento e profondo.

Serie: Città Metafisica


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Questa serie offre sempre nuove chiavi di lettura, probabilmente si adegua alle sensazioni contingenti del lettore che empatizza con la tua protagonista. Mi piace che abbia preso forte determinazione a scoprire quanto celato da Rielli

  2. Ridurre l’impatto di un racconto dal così ampio respiro non è facile, molti fatti si susseguono e spesso il limite di battute non aiuta, tuttavia ho apprezzato queste geometrie a reticolo

    1. Ti ringrazio del commento, del contributo e dell’apprezzamento. La storia (intesa nei sette capitoli pubblicati ad oggi) ha una sua complessità con, in effetti, numerosi fatti che si susseguono e che continueranno a manifestarsi. La speranza è di riuscire sempre (o comunque il più possibile) a intrecciarli al fine di rendere il tutto avvincente (da una parte) e spunto di riflessione (dall’altra)

    1. Mi sono trovato bene e la “sintonia” è stata totale. Ovviamente mi riferisco alla collaborazione con Sabrina. Ma credo che la condivisione di un progetto sia, in ogni caso, stimolante