
LA FATA
«Non sembra una fata» constata la piccola Vera avvicinandosi al centro della radura «e nemmeno una strega.»
La madre, cauta, trattiene la piccola appoggiando la mano fine sulla spalla: «Non si può mai sapere piccola, anche se non lo fosse, sta di fatto che qualcuno ha incantato l’albero in modo che la tenesse ferma.»
Il nerboruto padre si strofina la testa cespugliosa e si avvicina di qualche passo al maestoso nocciolo.
«Sembra una ragazza umana» suggerisce poco convinto «la luce violacea che Vera ha visto era la luce del sole che si rifletteva sull’abito viola».
La piccola Vera non aveva dubbi a riguardo: «Dobbiamo liberarla!»
Il padre solleva l’ascia deciso e dice alla sua famiglia di farsi indietro. Si avvicina al ramo che premeva il collo pallido della ragazza. Tira indietro l’arma. Un colpo secco e l’albero strilla. Il ramo ingiuriato tira una frustata sul ventre dell’uomo che rotola agonizzante sull’erba rigogliosa.
«Tesoro tutto bene?!» esclama la donna spaventata. L’uomo si rialza tossendo.
«Vera» mormora la madre voltando la piccola verso di lei «non possiamo aiutarla, è chiaramente vittima di un incantesimo e sai cosa succede se interferiamo con loro.»
Vera si mette una mano sul petto, premendo il piccolo sacchetto pieno di sale appeso al suo collo:
«Io posso! Ho l’amuleto contro le streghe e le fate! me lo hai dato tu!»
«Certo, tesoro, ma nessuno conosce i veri poteri delle streghe e delle fate, è meglio non tentare la sorte.»
Vera guarda verso la ragazza. Non poteva dare torto alla propria madre. Tuttavia, chissà da quanto tempo era lì.
«Mamma… se io fossi al posto suo e… e non avessi tu e papà… vorrei tanto che qualcuno provasse a liberarmi.»
La madre guarda la piccola orgogliosa. Guarda il viso pallido e profondamente addormentato della ragazza e tira un pesante sospiro.
«Però, non sappiamo nemmeno se è ancora viva.»
«Se io fossi il padre di questa ragazza» dice il padre con tono burbero «vorrei che qualcuno me la riconsegnasse.»
La donna guarda il marito interrogativa. Egli, indicando il sacchetto della piccola, dice: «Io proverei ad usare il tuo amuleto.»
Vera sembra capire: «Io lo tiro sui rami e tu la prendi».
Il padre annuisce ed appoggia l’ascia a terra. Padre e figlia si avvicinano all’albero. Vera tira fuori ed allarga con le dita il sacchetto. Afferra una manciata di sale con tre piccole dita ed attende il segnale del padre.
Egli si avvicina alla ragazza. Si volta verso Vera e annuisce. Una nuvola di scintillanti cristalli di sale si adagia sui rami, sul volto e l’abito della ragazza.
Un attimo di silenzio.
Il terreno comincia a fremere. Il tronco ed i rami fremono e strillano. Si ritirano attraverso il terreno. La ragazza crolla tra le braccia dell’uomo. La madre solleva la figlia per le spalle e si allontana.
Dopo qualche istante, la luce del sole scompare. Il luogo diviene grigio e il padre sente un fremito dalla ragazza.
Quando la adagia a terra, tutti constatano che il viso è tornato roseo ed il respiro le gonfia il petto. Dopo essersi scambiati sguardi smarriti, decidono adagiarla sul carro e portarla alla loro dimora.
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Mi ha colpito il tono delicato e il modo in cui la determinazione di una bambina riesce a smuovere anche gli adulti. È una storia semplice ma carica di simboli: coraggio, empatia e famiglia. Alla fine lascia una sensazione di calore e speranza.
grazie. è il ramake di una vecchissima storia che ho riadattato.