La ladra

Il cuore le pulsa nella gola, lo sente martellare come un tamburo troppo vicino all’orecchio.

Svolta a destra nella penombra del vicolo e passa oltre il vecchio divano abbandonato. Un odore metallico e marcio le riempie il naso con prepotenza, ricordandole che una volta si era seduta su quel divano. I cinque secondi più appiccicosi della sua vita.

Scavalca la recinzione, o almeno questo sarebbe stato l’intento, e squadrandola si accorge del problema: è più alta del solito, i proprietari devono averla alzata dopo l’ultima volta.

Mari impreca silenziosamente mentre affonda le dita nella fredda e tagliente rete di metallo, sta sprecando buona parte dei suoi preziosissimi secondi di vantaggio, ma non può fare altrimenti. Per recuperarli dovrà buttarsi giù di peso dalla cima della rete, e sa già che lo farà con la caratteristica eleganza dell’impasto sbattuto sul tavolo. Farà male. Ma lo far-

THUNF

Si rialza associando creativamente nomi di animali e santi come i compagni più grandi fanno, e riprende a zoppicare nel vicolo.

L’impasto Mari non si è fatto troppo male nella caduta, ma deve riprendere velocità.

L’impasto Mari sorride quando dietro di lei sente dei passi pesanti fermarsi, ed associare nomi contro una rete troppo alta.

Le manca il fiato, ma non si ferma. Sul fondo del vicolo vede la luce, l’incrocio tra Vicolo-del-divano-abbandonato e Piazza-dove-il-kebab-costa-meno. È stanca, molto stanca e quando raggiunge la piazza la luce arriva ai suoi occhi neri e profondi, si lascia accecare per un momento.

Per un dolce infinito secondo sente la carezza del sole prometterle di asciugarle la fronte perlata di sudore, e il suo cuore di dodicenne batte così forte da comunicare in morse che una pausa sarebbe l’ideale.

Ma non sei una buona ladra se cedi alla tentazione di una calda giornata di sole: il suono metallico della rete che si libera la fa scattare e in un attimo sparisce tra la folla.

Forse, sarà d’accordo anche lei, sparire non è il termine esatto. Non è stata mai brava a farlo, e certo ha una discreta agilità, una piccola statura e chi vede una ragazzina correre tra la folla non si mette quasi mai a questionare troppo, ma il suo approccio è sempre troppo… sociale.

Ad ogni scontro con un passante si ferma per fargli sapere quanto sia dispiaciuta della sua sbadataggine, che spera non si sia fatto nulla, e passerebbe diversi minuti ad assicurarsi che vada tutto bene se non vedesse una grossa sagoma farsi strada verso di lei con fare goffo ma deciso, probabile candidata ai mondiali di “tirare dritto”.

«Merda. No non stavo parlando con lei salve scusi arrivederci!»

È alle sue calcagna, l’aria dei polmoni comincia a stare più fuori che dentro, si scansa sentendo un cane abbaiare ai limiti della sua percezione della realtà e non vede più… l’uscita?

Un vicolo cieco! Dodici anni nello stesso quartiere per finire in un errore così stupido! La testa le gira per lo sforzo, in bocca un sapore metallico la distrae dalla creazione del suo piano B.

E poi succede.

Una mano enorme si poggia sulla sua spalla. Enorme e sudata, di cui sente pulsare il sangue con la forza che solo chi ha corso mezz’ora sotto il solleone d’agosto tra lo smog, le persone e un solo obiettivo in testa può conoscere. Mari prova a pensare ad una soluzione, ma quando senti quelle tre parole sai che è finita.

«Presa, devi contare» boccheggia Giada.

«Ma non è giusto, hanno rialzato la rete!» risponde Mari.

Ma quando si gira Giada è già sparita tra la folla come un piccolo trattore in un mare di spighe in movimento. Mari si mette faccia al muro e comincia a contare.

Uno… Due… Tre…

È estate, fa caldo, i compiti si fanno sempre domani, pensa Mari.

Quattro… Cinque…

Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Young Adult

Discussioni

  1. Per un attimo ho pensato al film It follows, un horror moderno riuscitissimo (e credo anche low budget) che crea enorme tensione nello spettatore. Sei riuscito a disorientarmi e a strapparmi un sorriso nel finale.

  2. Brava, racconto riuscito ben. Sveli il personaggio a poco a poco, tieni alta la curiosità e colpisci con un finale a sorpresa. Il titolo mi disorienta, comunque complimenti!

  3. Ho trovato veramente bello il tuo racconto e molto convincente la descrizione della piccola “ladra” e della sua folle corsa. Alla fine, i bambini sono bambini? Tutto è visto sotto forma di un gioco? Oppure un gioco lo è davvero?. A me, personalmente, piace pensare alla seconda soluzione, però tutto può essere. Mi piace essermi sentita in sospeso fino alla fine, e ancora dopo.