
La mia casa è laggiù (2/4) – Sogno numero due
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La signora di sopra (1/2) – Bambinate
- Episodio 2: La signora di sopra (2/2) – Eleonora
- Episodio 3: La mia casa è laggiù (1/4) – Sogno numero uno
- Episodio 4: La mia casa è laggiù (2/4) – Sogno numero due
- Episodio 5: La mia casa è laggiù (3/4) – Fuori dal sogno
- Episodio 6: La mia casa è laggiù (4/4) – La scelta
STAGIONE 1
Il freddo e l’umidità all’interno del sepolcro contrastavano con il tepore dei primi raggi di sole di una mattina di inizio estate. Il pesante portone lasciava filtrare pochissima luce. Le pareti erano decorate con affreschi che riproducevano scene di vita comune. Uno dei dipinti attrasse la mia attenzione: in una scena che descriveva un rito funebre una figura femminile aveva lo sguardo fisso verso i miei occhi, come se al di sotto del velo di colore e vernice un altro universo fosse più vero di quella che noi consideriamo l’unica realtà possibile e quella donna fosse là a osservare me in una reciproca commistione tra rappresentazione artistica e mondo reale.
Notai con un forte senso di disagio che non erano presenti simboli religiosi: nessuna croce, nessuna candela votiva, nessuna immagine sacra. Addossata alla parete opposta al portone di ingresso troneggiava una grande tomba in pietra scura. Mi avvicinai, attratto dalla maestosità di quel sepolcro: la grande lastra di pietra poggiata sopra come chiusura, era sigillata alla base con qualcosa che sembrava un impasto di calce o gesso e granelli di altro materiale.
Mi voltai cercando lei e mi accorsi di essere solo. La musa che mi aveva guidato fino al punto che mi aveva più volte indicato da lontano non era con me. Provai ad aprire il portone, pensando che fosse rimasta fuori. Uno spiraglio bastò a far entrare i primi raggi di sole e dovetti chiudere nuovamente il battente perché la permanenza in quel luogo buio aveva reso sensibili i miei occhi all’improvvisa luminosità.
Non può essere là fuori, pensai senza cogliere a fondo la portata di quella convinzione.
Rimasi fermo per qualche minuto aspettando che i miei occhi si riabituassero a quel filo di luce che riusciva a illuminare l’ambiente. Fu allora che vidi l’apertura sul pavimento, a destra della tomba, dove una serie di gradini della stessa pietra scendeva nell’oscurità più totale. Sapevo di doverli percorrere, speravo che lei fosse là e che mi stesse aspettando. Per la prima volta da molto tempo ebbi di nuovo paura del sogno. Pensai che fosse il caso di interromperlo e, come già era accaduto in precedenza, diluirlo con la realtà e affrontarlo notte dopo notte.
L’umidità aveva reso scivolosa la pietra. Man mano che scendevo lungo la scala l’equilibrio diventava sempre più precario. Percepivo l’odore caratteristico del legno marcio e della terra umida. Quando poggiai i piedi sul fondo di quel pozzo mi resi conto di essere sceso di molti metri. Il pavimento sembrava affondare di qualche centimetro ad ogni mio passo, come se fosse cosparso di torba o di terriccio non compatto.
Non mi stupii del fatto che nonostante il buio fosse denso, quasi percepibile al tatto, io potessi osservare l’interno di quella cripta. Come il piano superiore era uno spazio vuoto, della medesima grandezza e altezza; non c’erano aperture nelle pareti o nel pavimento. Mi aspettavo di trovare anche qui una tomba in pietra, ma quando la vidi dovetti comunque fare un grande sforzo perché il sogno non si interrompesse con il risveglio. Ero certo di essere vicino al significato ultimo di quel profondo lavoro onirico.
Mi avvicinai e vidi come la pietra poggiata sopra per rendere inviolabile il segreto della morte non fosse sigillata. Attratto da un forte desiderio di capire provai a spingere la pesante lastra riuscendo a scostarla quel tanto che bastava per scorgere l’interno accostando il viso all’apertura, sperando che la minima illuminazione che inspiegabilmente permeava tutto l’ambiente fosse sufficiente.
E riuscii a vedere il corpo disteso. Mi resi conto che il risveglio era più che mai vicino a causa di ciò che avevo potuto scorgere attraverso quello spiraglio: iniziai a percepire alcuni rumori, i segnali del mondo reale che tentava di filtrare attraverso le barriere del sonno, i rumori della vita quotidiana, il suono dello scampanellio del tram, il vociare degli ambulanti che si preparavano per il mercato. Solo con estrema fatica riuscii a rimanere dentro la scena onirica, evitando il ritorno alla realtà che avrebbe potuto farmi dimenticare la maggior parte del sogno adesso che sentivo di essere a un passo dalla verità.
Spinsi ancora la pesante pietra finché lo spazio fu ampio abbastanza per guardare agevolmente all’interno. E udii la voce.
«Questa è la mia casa.»
Trasalii e mi girai di scatto. Non c’era nessuno dietro di me, ma continuavo a sentire la voce che ripeteva quella frase come una litania.
«Questa è la mia casa.»
Era la sua voce, la voce della mia guida, la voce della bellissima compagna che mi aveva condotto fino a questo punto. Avevo bisogno di vederla… avevo il terrore di averla persa. Mi guardai intorno con la speranza che fosse nuovamente con me.
Poi rivolsi ancora lo sguardo all’interno della tomba: la mia volontà di continuare a sognare questa volta non poté essere esaudita. Il corpo che avevo intravisto dallo spiraglio era disteso su un letto di terra e residui di foglie. La pelle delle mani e del viso era raggrinzita, ma incredibilmente viva. Le labbra mostravano un leggero tono rosato invece del livido colore della morte.
Ma furono due cose che misero fine al sogno facendomi destare in una spasmodica ricerca di aria, con il cuore che sembrava dovesse cedere di schianto tanto erano forsennati i suoi battiti.
Gli occhi, innanzitutto: le palpebre si aprirono mentre stavo osservando quel viso mostrando uno sguardo che come la pelle e le labbra, più della pelle e delle labbra, era traboccante di vita. Feci un balzo indietro, per allontanarmi da quell’empia visione, per mettere distanza tra me e quella cosa distesa là dentro, pronto a fuggire il più lontano possibile.
E fu allora che mi resi conto che ciò che stavo osservando, quel corpo che pareva sospeso tra l’ineluttabilità della morte e la promessa della vita, non era altro che il mio corpo. Ero io, senza dubio.
Mi svegliai urlando.
Anche questo sogno si ripresentò per molte notti, una ripetizione continua, identica. Non mi abituai a questa nuova rappresentazione onirica; riuscii solo in parte a dirigerla e fui costretto a subire le immagini provenienti dal profondo della mia anima.
Finché presi una decisione.
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La signora di sopra (1/2) – Bambinate
- Episodio 2: La signora di sopra (2/2) – Eleonora
- Episodio 3: La mia casa è laggiù (1/4) – Sogno numero uno
- Episodio 4: La mia casa è laggiù (2/4) – Sogno numero due
- Episodio 5: La mia casa è laggiù (3/4) – Fuori dal sogno
- Episodio 6: La mia casa è laggiù (4/4) – La scelta
Molto molto bello il finale, decisamente spiazzante! l’immagine della donna dipinta che fissa la protagonista mi è piaciuta tantissimo, sono entrata in un mondo di specchi dove non si capisce più quale è il riflesso e quale il mondo reale. Dunque, pare che la donna stia sognando se stessa. Una donna sospesa nel confine tra sogno e realtà, sogna una versione di se stessa sospesa tra la vita e la morte…chi sogna chi? chi è vivo e chi è morto? Sempre più un grattacapo questo mistero, di quelli che ti stappi una birra e ci discorri per l’intera sera. Mi piace!
Meglio due birre, i discorsi procedono più liberi…
L’immagine del quadro mi è venuta in mente pensando a quella mitica scena di Profondo Rosso in cui in cui nel riflesso di uno specchio si vede…
Devo dire che avevo un’idea precisa del finale, ma come spesso succede durante la varie riletture e revisioni quell’idea sta cambiando forma. E quindi mi prenderò una o due serate per poter mettere la parola fine e pubblicare la conclusione.
Ciao! Grazie!
Trascini lentamente il lettore fino la fine e poi…la visione e la “decisione”. Perfetto! La svolta. Bravo. Però adesso devi fare in fretta a pubblicare il resto…non so se resisto nell’attesa 😄
Ciao Nicola. Come dicevo nella risposta di un commento a Dea, il finale era chiaro e definito… ma sta cambiando in corso d’opera. Mi chiedo se sia normale o se questo succede solo a me… 🙂
Comunque un paio di serata per mettere la parola fine.
Grazie e a presto!
“Uno dei dipinti attrasse la mia attenzione: in una scena che descriveva un rito funebre una figura femminile aveva lo sguardo fisso verso i miei occhi, come se al di sotto del velo di colore e vernice un altro universo fosse più vero”
Questa immagine è impressionante 👏 👏
Ciao Tiziana. Ho immaginato quella scena chiudendo gli occhi e cercando di visualizzarla. Ha impressionato anche me! E’ venuta fuori da una scena di Profondo Rosso, di Dario Argento… il riflesso del quadro…
La donna mi fa pensare alla personificazione della morte. Sto diventando curiosa. Bravissimo.
Non proprio la Morte, la signora vestita di nero con la falce, ma comunque di morte si tratta.
Ciao Concetta. Grazie!
Il tuo testo è potente e profondamente simbolico. L’intera scena ha ritmo.
Sicuramente traviato da ricordi di letture del genere horror, fin da ragazzo!. Le situazioni poi sono più o meno sempre le stesse, quindi mi fa molto molto piacere il tuo commento, il fatto che sia riuscito, finora, a suscitare interesse. Grazie Rocco, spero di mantenerlo con il seguito.