La partenza

Serie: Anatomia sepolcrale di un sogno


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Gustav accompagna la cantante nella sua camera, dove viene travolto senza speranza dai vortici della sua furia seduttiva, incontenibile. Poi si addormenta, sfinito, ancora dubbioso su quale sarà il suo destino e la sua dimensione professionale e affettiva, da quel momento preciso in avanti.

La cantante concluse brillantemente la sua performance, prevista per coronare il finale della serata di inaugurazione. Rimasi da solo, nella sua camera profumata, in attesa dell’ultimo applauso che avrebbe annunciato il suo ritorno, sentendo in lontananza i mutamenti della sua voce oltrepassare i confini della notte per ricongiungermi a lei, alla sua figura impegnativa, enigmatica, che aveva ridimensionato nel giro di poco tutti gli altri miei riferimenti.

Arrivò dopo più di un’ora dalla sua andata. Una volta dentro, spogliandosi dal suo abito verde e mettendosi comoda, in un completo sportivo giallo e turchese, si confidò con me in relazione a un momento di grande crisi che stava attraversando.

«Voglio che tu sappia, Gustav, che a breve, prima dell’alba, mi toccherà prendere una decisione importante. L’orchestra tra poco partirà per Viareggio, ma io non me la sento di seguirla. Non sono più convinta che il mio posto sia con loro, capisci? C’è qualcosa dentro di me che sta cambiando e che mi rende difficile, se non impossibile, immaginarmi in un altro luogo che non sia questo. Dovrò inventarmi a tutti i costi un pretesto per rimanere qui, semmai collaborando alla rivista che dirigi, non saprei. E poi… mi andrebbe in qualche modo di contribuirvi, esprimermi, avere una mia funzione, possibilmente retribuita, al di là della mia voce, intendo. Lo so, è una follia, me ne accorgo dal tuo sguardo che lo stai pensando, ma vorrei che mi mettessi alla prova lo stesso, te ne prego. Sarò all’altezza del mio compito, qualsiasi esso sia, te lo prometto, quanto meno farò del mio meglio. Tu, naturalmente, sarai il mio avvocato d’ufficio. Ho già davanti agli occhi la furia dell’impresario, quando allo spettacolo di domani appurerà di dover fare a meno della cantante della sua orchestra, svanita per  ragioni incomprensibili, tra l’altro; ma la colpa, in ogni caso, resta la loro, della loro indifferenza e spietatezza. Sarebbe stato diverso se fossi stata tutelata e trattata con maggiore delicatezza, sensibilità e rispetto, senza essere esposta alle canagliate degli orchestrali più spietati, primo tra tutti quel diavolo di Alex. Cerca di comprendermi, Gustav. Sei la mia ultima speranza.»

La sentivo parlare e agitarsi, ma non riuscivo a reagire né a compenetrarmi nella sua dimensione emotiva. Tenevo le mani incrociate dietro la nuca, fissando le pale di ventilazione al centro del soffitto, con gli occhi di una persona ipnotizzata, indifferente.

«Dovrei chiamare il tribunale. Stamattina, di buon’ora, prima delle nove. Sarà meglio andarci di persona. Alcune situazioni vanno affrontate per tempo, guardandosi negli occhi, è uno dei capisaldi della materia del diritto. Devo comunicare del mio nuovo incarico, ed è importante farlo di persona.»

«Vuoi che ti accompagni?» mi fece, ma prima che rispondessi fu richiamata alla finestra da alcune voci. Guardando fuori, ancora nel buio, mi disse che diversi membri dell’orchestra stavano già caricando i loro strumenti sull’autobus. Fu presa da un momento di profonda afflizione e sconforto, che non riuscì a nascondere. Cercai di incoraggiarla, promettendole che l’avrei portata con me in tribunale, nel caso non fosse partita, qualche istante prima che scoppiasse in lacrime.

«Che cosa ti prende? Sei ancora convinta di non partire? Dimmi la verità» e lei, nei singhiozzi, mi disse di non saperlo, che non era sicura di cosa avrebbe dovuto fare. Sentiva di rimanere, ma sapeva che non sarebbe stato giusto per gli altri. Aveva sottoscritto un contratto che sarebbe scaduto a fine dicembre. La sua scomparsa improvvisa avrebbe creato dei problemi per la sua sostituzione. Era indecisa, confusa – il suo cuore lacerato.

«Se almeno tu mi implorassi, o mi trattenessi con forza, allora troverei la mia pace. Altrimenti sarò costretta a preparare le valigie e scendere in sala colazione, dove troverò tutti gli altri, già pronti per il viaggio. Come se non fosse accaduto nulla, come tutte le mattine successive a un nostro impegno. Adesso dipende solo da te.» 

Non le risposi. Lei mi guardava con gli occhi vuoti, nebbiosi.

«Non riesco a darti una risposta, mi dispiace. Potrei impedirtelo, ma ai fini pratici cosa cambierebbe?»

«Cambierebbe molto, invece. Per la mia coscienza, prima di ogni cosa. Non sarebbe più una mia scelta, nemmeno una mia mancanza, ma tutto ricadrebbe sulle tue emozioni, quelle di un uomo di legge, impazzito di passione, che non ha voluto lasciarmi scendere dalla sua vita.»

«Credi davvero che le cose stiano così?»

«E tu?»

«Quando non ti vedranno giù, insieme a tutti gli altri, controlleranno di sicuro ogni angolo dell’albergo. Le orchestre professionali, con i contratti firmati, possono essere davvero feroci, molto di più del trombonista Alex, fidati. Ho seguito diverse cause tra artisti e impresari. L’inadempienza verso la stipula di un contratto è portatrice di gravi sventure e maledizioni, al di là delle penali previste. Ho assistito a eventi estremi,  inimmaginabili, che hanno portato diversi cantanti, attori e ballerini alla disperazione, spesso alla follia.»

«Oh, per carità! Che cosa mi racconti? Perché mi stai dicendo queste cose? È una scusa per allontanarmi da te? Guardami negli occhi, Gustav» e saltò sul letto, a ginocchia unite – io le allungai una mano nei capelli, poi sulla spalla destra, osservando dalla finestra l’addensarsi di un’alba livida, spettrale, tipica di un giorno di tempo cattivo, di quelli che cominciano dalla loro fine. La cantante, stravolta dalle mie parole, non mi disse altro; si astrasse e prese subito sonno, con la tempia sul mio torace, con un’aria indifesa, impenetrabile. Non feci nulla per svegliarla o convincerla a partire. Nessuno venne più a cercarla. L’autobus dell’orchestra da ballo sarebbe partito senza di lei, precipitando in un dirupo per un colpo di sonno dell’autista, dopo appena un quarto d’ora di viaggio.

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Discussioni

  1. In uno dei precedenti commenti avevo già notato la complessa personalità di questa donna. D’altronde la mente femminile è denso di sfumature diverse, a differenza della mente maschile, più “binaria”, se mi passi il termine. Ho percepito forte questo dettaglio. Dietro la richiesta di non lasciarla partite da parte della cantante. oltre che il bisogno di staccarsi dall’orchestra, mi è sembrato di cogliere l’atteggiamento di una donna innamorata, sebbene avesse mostrato anche lati gelidi di sè, addirittura cinici e malvagi. Gustav non le promette nulla, ma non la fa partire. E addirittura le slava la vita senza saperlo. Episodio molto denso, ho intuito un legame tra i due, al di la delle contingenze. Staremo a vedere.

    1. Ciao, Irene. Questa zona della narrazione rappresenta un varco importante, da cui si snoderanno altre dinamiche. La avverto una nuova partenza all’intero del progetto. L’incidente dell’autobus dell’orchestra è un elemento che tornerà a condizionare lo sviluppo del racconto e dei suoi affluenti. La figura della cantante, elemento debordante e teatrale, incombe sulla scena con i suoi contrasti, le sue sfaccettature e maledizioni a potenziare il mistero, a incanalarlo e direzionarlo in territori sempre più oscuri e impenetrabili, gli stessi nei quali brancola Gustav, ancora poco lucido e consapevole di quale sia il suo vero ruolo, la sua funzione, sia nelle regioni dell’ignoto che in quelle del noto, le quali tendono sempre di più a confondersi e a contorcersi tra loro. Grazie del tuo commento. Un saluto.