La rivelazione 

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Manuel continua a raccontare a Bice della sua vita e della sua fraterna amicizia con Nico.

​Manuel bevve l’ultimo sorso di caffè, alzò lo sguardo, fissò Bice per un attimo e lo riabbassò subito.

«Adesso, sai dirmi perché Alex, tra tanti posti dove poteva stare con i suoi amici, è finito proprio in questo? Ed è stato lui a sceglierlo.»

​Bice sospirò.

«Ho bisogno di altro per dare un parere. Raccontami un po’ della sua infanzia. Era un bambino tranquillo? Felice?»

​«Sì, certo, non aveva mai mostrato nessun trauma… anche se l’avevo trovato nel bel mezzo di un attentato.»

​«Proprio niente?»

​«Sì, forse qualcosa è successo. Aveva poco più di quattro anni, giocavamo insieme con l’alfabeto colorato e io scrissi un salmo in latino a cui mancava una parola che nessuno conosceva… Alex, con le lettere, la compose e diede un senso a tutto il testo.»

​«Le parole scritte sulla tomba di Nico?»

​«Sì.»

​«E poi?»

​«L’anno dopo siamo stati in vacanza in Francia, in Occitania. Un giorno eravamo in un campo di lavanda. Era un mattino stupendo, caldo, e il cielo era azzurrissimo: il posto era bellissimo. Se te lo dico io, che non sono mai stato romantico, ci puoi credere. Io e Katia eravamo in luna di miele e cercavamo un po’ di intimità, ma senza perdere d’occhio Alex, che rincorreva i leprotti e rideva… poi, all’improvviso, l’abbiamo sentito piangere disperatamente; siamo corsi verso di lui, pensavamo si fosse fatto male o che qualche animale selvatico lo avesse spaventato… e invece niente. Era fermo e piangeva, ma la cosa più strana era che, quando cercavamo di prenderlo in braccio, ci respingeva come…»

​«Come? Continua.»

​«Dava l’impressione che qualcosa lo spaventasse e qualcos’altro lo trattenesse… anch’io in quel posto mi sono sentito angosciato ma ho pensato che fosse solo perché non mi spiegavo il comportamento di Alex… poi è passato un giardiniere e, vedendo la scena, ha detto: “Ma portatelo via, questo non è un bel posto!” Noi, meravigliati, abbiamo chiesto perché e lui ci ha raccontato di una leggenda che in pochi conoscevano.»

​«Quale leggenda?»

​«Disse che quel posto si chiamava il roseto maledetto, anche se non c’era neanche una rosa, e che diversi secoli fa lì erano stati sepolti due giovani innamorati perseguitati dal diavolo geloso di loro… Allora non pensavo che la storia di due sfortunati amanti potesse avere a che fare con un bambino… e con quelle parole… ma adesso credo di aver capito… anche il mio malessere.»

​«Pensi che quei due amanti fossero l’amico del cavaliere e la sua amata?»

​«Sì, ma tu come fai a saperlo?»

​«Perché conosco quella leggenda, poi stamattina, al cimitero, ne parlavi da solo e ho fatto il tuo stesso collegamento.»

​«È vero, hai ragione.»

​Sentirono Alex ridere e interruppero il discorso. Manuel si alzò di scatto.

«Che succede adesso? Perché ride da solo?»

​«Non agitarti. Avrà preso da te, o sta messaggiando con gli amici.»

​«Speriamo, ma andiamo da lui così te lo presento.»

​Bussò alla porta del figlio, lo chiamò, ma non ebbe risposta e, quando si decise a entrare, trovò Alex seduto in mezzo al letto, a gambe incrociate, tra decine di cerchi di carta intrecciati che aveva ricavato da un giornale.

«Alex, come ti senti?»

​«Bene, papà.»

​«Lascia stare i giochi. Guarda; questa signora è un’amica mia e di mamma, pensa che ti conosce da quando avevi due anni. È venuta per vederti.»

​Alex guardò Bice, sorrise e ricominciò a ritagliare strisce di carta e a intrecciarle.

«Ma che stai facendo di così interessante?»

​«Guarda, papà. Vedi questo cerchio? Se lo tagli seguendo la sua lunghezza non si divide, ma diventa più grande e, se poi lo dividi ancora, ne diventano due, ma restano intrecciati, e così all’infinito.»

​«Sì, conosco questo… gioco. Ma cos’è che ti diverte tanto?»

​«È bello, perché fa pensare a quelle persone che si prendono per mano e non si lasciano più… poi… le due facce…»



​«Che hanno le due facce

​«Pensa a come sarebbe bello se una fosse la fantasia e l’altra la realtà. Si incontrerebbero… e si potrebbe cambiare qualcosa.»

​«Cosa vorresti cambiare, Alex? Sei tanto giovane.»

​Manuel tirò il figlio a sé e, appoggiando il mento sul capo del ragazzo, guardò in alto per non lasciar scendere le lacrime. Bice sussurrò qualcosa.

«Lascialo a me.»

​«Va bene… ma è tutto inutile.»

​«Stai zitto.»

​La vecchia signora prese le mani di Alex tra le sue e lo guardò fisso negli occhi. Il ragazzo fece lo stesso. Sembrava che si leggessero nell’anima. Bice diventò serissima, ansimava come se avesse corso. Manuel si spaventò.

«Bice, che succede? Non stai bene?»

​«Stai tranquillo, sto bene.»

​«Alex è un sensitivo come te e sente la negatività di questa casa, vero?»

​«No, non è così…»

​«E allora cosa? Cosa senti?»

​«Io sento una sola anima, ma con più memorie… forse di vite diverse.»

​«Lo sapevo. È posseduto da—»

​«Basta! Alex non è posseduto da Nico… Alex è Nico.»

​Manuel indietreggiò spaventato, ma vedendo il figlio accasciarsi esausto, si precipitò per non farlo cadere e il ragazzo si addormentò tra le sue braccia. Avrebbe voluto vegliarlo, ma Bice disse di lasciarlo riposare da solo.

​«Vieni, andiamo di là a parlare. Lasciamolo tranquillo.»

​Manuel si sedette. Teneva la testa tra le mani tremanti e Bice lo guardò con compassione.

​«Vuoi che ti prepari una tisana?»

​«No, Bice… piuttosto vorrei del veleno per non pensare più.»

​«Ti capisco: non te l’aspettavi, non eri preparato.»

​«Bice… sei sicura di quello che hai detto riguardo ad Alex?»

​«Sì.»

​«D’accordo, ma come è possibile che su miliardi di persone abbia incontrato proprio me?»

​«Forse perché prima di morire aveva detto di volerti cercare. Sapeva che anche tu avresti voluto ritrovarlo… e Qualcuno lo ha aiutato. Poi, lui, come te, non accettava un perdono sterile. Voleva ritornare per camminare accanto a te, sullo stesso piano. Per aiutarti e farsi aiutare.»

​Sentirono la porta dell’ingresso sbattere. Manuel corse per vedere cosa stesse succedendo e vide Alex precipitarsi per le scale. Lo chiamò: «Alex, dove vai? Aspettami.» Ma il ragazzo neanche si voltò, continuò a scendere le scale e uscì sulla strada. Manuel correva, voleva raggiungere Alex, ma il figlio sembrava volare con la leggerezza della sua età, confondendosi con le foglie strappate dal vento. Scese la nebbia e, nelle ultime luci del giorno, si perse e si fermò. Alle sue spalle sentì una voce flebile e roca: «Amico, cosa cerchi?» 

Si voltò e vide un uomo anziano.

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Questo episodio mi ha commossa. Era la rivelazione che in un certo senso mi aspettavo. Le anime che si cercano e che si vogliono incontrare, il modo lo trovano, sempre. E questa ne è la prova. Un gioco di incastri riuscitissimo.

  2. Ciao Concetta. Il contenuto non smentisce la promessa del titolo. E pensandoci, ci sono un bel numero di combinazioni che hanno dovuto incastrarsi perché questa cosa si concretizzasse. Ma ho la sensazione che la sorpresa non si esaurisca con la “rivelazione”… Grazie per questo bell’episodio