La satanclette

Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Eugenio è atterrtito. i suoi tentativi di esorcismo hanno distrutto l'appartamento, l'affittuaria l'ha invitato formalmente nel suo appartamento per discutere dei suoi debiti di affitto e il pagamento dei danni. leggende dicono chi chi è stato convocato non è mai tornato indietro.

Passarono secondi pieni di tensione ma anche sereni, lunghi ma anche veloci, secondi che sembravano ore e momenti… Tanto tempo in cui l’attesa per il tè era l’unica cosa importante, l’unico obiettivo: l’Alfa e l’Omega, il tutto e niente, il cielo e la terra, l’entropia e la sintropia… […]. Eugenio percepì il pressante bisogno di scappare dalle sue responsabilità, ma l’autorità della signora d’epoca era tale da bloccarlo prepotentemente sulla sedia. Questa tensione fatta di silenzio e giudizio fece sentire il vecchio Eugenio come se il verdetto universale post-mortem stesse già avvenendo, tanto che alla donna le parve consono chiedere:

– Ha qualcosa da confessare? Qualche peccato? Qualche desiderio? Qualche combinazione di cassaforte? –

Ed Eugenio rispose mansuetamente rabbioso:

– Confesso, senza offesa… che la odio, soprattutto la sua maledettissima, bastardis***a, centenaria ESISTENZA! – senza avere idea di cosa significasse l’ultima parola da lui detta.

L’anziana sorrise con dolcezza:

– Sono felice che ci intendiamo, provo la stessa cosa, per te e per il tuo sorcio con il muso da cane… a proposito, come sta la piccola bestia? –

Il lettore avrà pensato ad una possibile vena sadica nella cara anziana signora, ma assicuro voi, che è un malinteso comune. Una persona anziana va rispettata a prescindere dalle nostre impressioni, soprattutto se di una tal scortesia.

Eugenio, non essendo abbastanza evoluto per una tal ovvietà, la guardò in cagnesco, confermando così la sua natura con un’ingenua sincerità – con ammirevole audacia, ma non troppa. Nella mente del vecchio era arrivato il pensiero che Maria fosse stata informata dal demonio in persona ma, per quanto potessero esserci delle basi, smentisco in ogni maniera questa tesi e la pongo come mera convinzione di un uomo un po’ toccato di testa, ma senza voler recare offesa. Vorrei lo stesso spezzare una lancia in suo favore, dicendo che il suo costante pensiero che andava a Kadmon, nell’inferno a sgranocchiare le ossa dei dannati, avrebbe fatto impazzire qualunque persona nelle sue condizioni.

In quel momento, il grido stridente della teiera perforò il silenzio, oserei dir tombale, della cucina insieme ai timpani già malandati dei due anziani signori. L’estremamente dolce Maria si alzò e versò il tè nella tazzina con eleganza cerimoniale, e fece la grazia di chiedere quante compresse dolcificanti gradisse nel tè. Eugenio rispose di volerne un paio, ma lei, forse, vedendolo un po’ giù di tono né mise una cinquantina. Qualcuno potrebbe dire che lo ha fatto di proposito per andargli contro, ma sono tutte illazioni.

Eugenio, preso dal paralizzante carisma della signora, trangugiò il tè con la sua solita foga e si accorse di sentirsi strano. Accantonando l’ustione di terzo grado alla lingua, non era la prima volta che vedeva sagome di elefanti danzanti formarsi davanti ai suoi occhi, specialmente in momenti di notevole ebbrezza; e quando vide il Fürer nel quadro fare il saluto nazista e l’anziana dondolare davanti ai suoi occhi, si accorse che quelle pastiglie non potevano essere dolcificanti, infatti il té nonostante le numerose zollette, era amaro quanto il caffè.

“Corpo di mille elefanti!” questo fu il primo pensiero di Eugenio, al suo risveglio; “Quei pachidermi devono avermi travolto” fu il secondo.

Quando il suo corpo iniziò a riprendere tatto, si accorse di non essersi mai svegliato da seduto. Era in una posizione inusuale e sentiva una certa costrizione agli arti ed una rigidità al perineo. Quando i suoi occhi si aprirono sul mondo mesto in cui era stato messo, si accorse che le sue mani e piedi erano sigillati ai manici e pedali della cyclette. Qualcosa di nero e incredibilmente resistente si aggrappava alla sua pelle ed ai suoi “airbag” e gioielli di famiglia. Il fatto che fosse seduto su un sellino femminile non lo aiutò a rimanere comodo.

Ma accanto a lui vi era lei, con una carabina in mano e la puntava contro Eugenio, presumo, nel tentativo di dargli una buona motivazione per renderlo più longilineo sia di fisico, sia di salute; e visto il soggetto la trovò una scelta azzeccata. Ed è sempre per questo motivo che lei lo incitó dicendo:

– Pedala, barbone ebreo! – con tanto di sputo motivazionale sul viso – Paga i tuoi debiti e mi assicurerò che tu non fugga più con le tue gambe! –

Continua...

Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari


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