La smetti di interrompermi?

Come gestire le interruzioni all’interno dei dialoghi attraverso l’uso del trattino lungo — (detto anche lineetta emme)

Quanta confidenza avete con i simboli di interpunzione? Punti, virgole, punti esclamativi, e così via. Sono tanti, vero, questi nostri alleati? Questi simboli, soprattutto nei dialoghi, ci aiutano a replicare con accuratezza i pensieri, le pause, le esitazioni e anche il modo in cui i personaggi interagiscono durante una conversazione. Il tutto cercando di riprodurre su carta con realismo quello che normalmente accade nella comune dialettica tra persone. E a volte, nella vita reale, quando si parla, capita che qualcuno ci interrompa parlandoci addosso. Ma come viene gestita in letteratura questa poco elegante pratica discorsiva? Vediamo alcuni esempi.

L’uso del puntini di sospensione…

Esempio 1

Gino posò il bicchiere sul tavolo. «Ieri sono andato dal panettiere per vedere se c’è ancora…»

«Non mi interessa quello che hai fatto dal panettiere» sbottò sua moglie. «Mi interessa che la smetti di bere.»

In questo dialogo, Gino viene interrotto da sua moglie che lo riporta bruscamente su un argomento importante. La frase di Gino viene troncata sulla parola “ancora” che l’autore ha fatto seguire da tre puntini di sospensione. Ma è davvero così che si fa? Non proprio, anche se la maggior parte delle case editrici italiane ammettono questa formula. Anzi, fanno di peggio: la incoraggiano. In realtà i puntini di sospensione indicano esitazione e dovrebbero essere usati quando una frase viene lasciata in sospeso, appunto, non quando viene interrotta.

L’uso del trattino lungo — (lineetta em)

Esempio 2

Gino posò il bicchiere sul tavolo. «Ieri sono andato dal panettiere per vedere se c’è ancora»

«Non mi interessa quello che hai fatto dal panettiere» sbottò sua moglie. «Mi interessa che la smetti di bere.»

Non trovate che, anche visivamente, l’effetto sia di maggiore impatto? In un dialogo, quindi, il trattino lungo rappresenta il simbolo più idoneo da utilizzare nei casi in cui una persona venga interrotta.

Interrompere con un gesto

Non solo parole, si può interrompere anche con delle azioni, con un bacio, un movimento della mano, ecc…

Esempio 3

Gino posò il bicchiere sul tavolo. «Ieri sono andato dal panettiere per vedere se c’è ancora»

Maria lo sorprese con un lungo bacio. Poi, carezzandogli i capelli gli sussurrò: «Non mi interessa quello che hai fatto dal panettiere. Promettimi che smetterai di bere».


Come si ottiene il trattino lungo

La nostra tastiera non è dotata di questo simbolo, bisogna andarselo a cercare con impegno, tra gli anfratti delle opzioni dell’editor che utilizzare per scrivere. Sul noto programma Word di Microsoft, bisogna andare in Inserisci (barra superiore dopo Home), quindi cliccare  Ω Simbolo Avanzato (ultimo campo a destra).

Comparirà un menù che riporta tutti i simboli a disposizione dell’utente.

Scorrendo il menù a tendina è possibile individuare il trattino lungo, chiamato anche Em Dash. Non rimane che cliccare su di esso per selezionarlo e cliccare su inserisci.

Questione di spazi

Ora che abbiamo scoperto come rappresentare un’interruzione in un dialogo e come evocare il nostro trattino lungo, soffermiamoci su qualche dettaglio, perché sono proprio quelli a fare la differenza. E ci si potrebbe domandare: ma tra la parola troncata e il trattino lungo, bisogna inserire lo spazio? E il punto va messo? Andare in confusione è semplice perché non abbiamo confidenza con l’uso del dash emme. Ma in poche parole bisogna omettere sia lo spazio sia il punto, come nell’esempio:

Gino posò il bicchiere sul tavolo. «Ieri sono andato dal panettiere per vedere se c’è ancora»

Vi lascio con un’ultima frase:

Decise di fare ancora una domanda. «Ora che sapete come utilizzare il trattino lungo e quali sono i casi in—»

«Basta parlare, facciamo un brindisi!» irruppe Gino stappando lo spumante.

E voi? Conoscevate la lineetta emme? La avete mai usata nei vostri dialoghi?

Buona scrittura.

Tiziano Pitisci

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Discussioni

  1. Devo ammettere che quel trattino non l’avevo mai visto prima (ho sempre visto e usato i tre punti di sospensione). Ma dopo aver letto questo articolo, sarò costretta a tenerlo presente in futuro, grazie 🙂

  2. Molto interessante, devo dire che non sapevo dell’esistenza di questa tecnica, (dovrei fare mente locale) ma credo di non averla nemmeno mai vista. Grazie, ho apprezzato molto questo articolo.

  3. Questi suggerimenti, con il dibattito che ne segue, sono uno degli aspetti che amo di più nell’attività di Open, grazie a Tiziano e tutti.
    Io ho sempre usato i puntini di sospensione ma questa lineeta per la em mi sembra molto più idonea.

    1. Ciao Francesca, mi fa davvero piacere li tuo apprezzamento e quello dei tanti che hanno commentato. Grazie, a breve integriamo l’articolo anche con qualche “scorciatoia” da tastiera per consentirvi di trovare questa lineetta lunga più facilmente sia da PC sia da Mac. A presto!

  4. Questo post me lo salvo fra i preferiti! In effetti ho sempre trovato i tre puntini di sospensione poco adatti alle interruzioni: suona un po’ tipo come “ok so già a priori che qualcuno mi interromperà quindi facciamo una pausa… e tac interrotto! Qualcun altro in giro su internet suggeriva anche la completa assenza di un segno di punteggiatura per segnalare un’interruzione, ma non è molto elegante…

  5. Mi allineo agli altri, ammettendo di non aver mai incontrato la linea em come simbolo di interruzione. Comunque, se avete il tastierino numerico incorporato nella tastiera, potete scrivere il cosiddetto “codice ASCII”, che vi farà apparire facilmente il —. Per farlo, tenete premuto il tasto ALT e poi premete in sequenza i numeri 0, 1, 5 e 1 sul tastierino.

    1. Sul codice ASCII avevo un dubbio perché ad esempio per inserire la “È” sul mio computer devo scrivere 212, mentre ad esempio sul mio pc del lavoro cambia ahaha
      Ora se faccio 0151 mi appare lei: ù

      1. Hai ragione, alcuni PC interpretano diversamente i codici ASCII. Se vuoi andare sul sicuro, puoi scaricare un’app chiamata “PowerToys”. Una volta installata, abilità il tool “Quick Accent”. Poi, tieni premuto il tasto del trattino e premi contemporaneamente lo spazio. Ti apparirà una barra di caratteri speciali in alto: premendo lo spazio puoi scegliere quale di quelli inserire. Lo stesso vale per tutti gli altri caratteri speciali, come le lettere accentate.

    2. Ciao Giuseppe, intanto integro l’articolo con la scorciatoia da tastiera per Mac (shift+option+trattino).
      Appena ho la possibilità di fare una prova su Windows verifico il codice ascii alt+0151 e aggiungo lo aggiungo all’articolo.
      Grazie!
      Tiziano

  6. Davvero mai usato e, se qualche volta l’ho incontrato devo averlo considerato un errore di stampa. Benedetta ignoranza! Però erano così carini i puntini… mi adeguerò, come è giusto che sia, mica sono un conservatore!!!

    1. Carissimo @Francesco_Primo intanto grazie per aver dedicato del tempo alla lettura di questo articolo. Per il resto sei in buona compagnia perché questo simbolo in Italia è davvero un semi sconosciuto. Ma non è mai troppo tardi per invertire la rotta!
      Un caro saluto,
      Tiziano

  7. Grazie mille per questo simbolo segreto e poco conosciuto (da me )! 😀 C’è un modo ancora più veloce per ottenere la lineetta m ed è quello di premere tre volte il trattino semplice: –
    Sul programma di scrittura che uso io funziona!

  8. Quante cose si imparano crescendo e invecchiando! Alcune pratiche in effetti non esistevano, o per lo meno, non erano molto diffuse quando ho compiuto i miei studi “letterari”. Poi sono passato alla stesura di report tecnologici e scientifici, per i quali dizionario e pratiche sono ben diverse e così queste metodiche, necessarie per chi scrive in lingua italiana, le ho perse di vista… Grazie Tiziano!

    1. Ciao Giancarlo, posso assicurarti che questo simbolo è sconosciuto anche a molti addetti ai lavori in ambito letterario, case editrici incluse, quindi è comprensibile che suoni come qualcosa di sconosciuto.
      Un caro saluto e a presto!
      Tiziano

    1. Ciao @dottornaso , grazie davvero per aver dedicato del tempo a questo articolo. Eh già, soprattutto in questa epoca siamo poco votati all’ascolto dunque sì, probabilmente le lineette emme troveranno spazio nei nostri racconti!

  9. Premetto che la mia confidenza con i simboli di interpunzione è davvero ai minimi storici, avrei bisogno di un corso completo 😉
    Non conoscevo la lineetta emme, e questo post mi è davvero utile. Mi ero trovata ad affrontare questo tipo di dialoghi semplicemente “bloccando” il discorso e chiudendo le virgolette (ma più che altro l’ho fatto perchè appunto non avevo idea di come altro fare…) D’ora in poi userò questo metodo.
    Un altra situazione che mi è difficile gestire è la non risposta, ovvero, quando Tizio parla, Caio non risponde, e Tizio parla di nuovo. Mi è capitato di gestirla con i puntini di sospensione, così, ma anche in questo caso non so se sia il modo più efficace. Esempio:
    «Hai fame?»
    «…»
    «Insomma, ti ho chiesto se hai fame!»
    Magari avete già dato indicazioni in proposito, e me le sono perse.
    Grazie!

    1. Ciao @Dea ! In generale, nei dialoghi, le persone parlano sia con il linguaggio verbale sia con il linguaggio non verbale. Anche se uno dei due personaggi non risponde, a suo modo comunica con i gesti o addirittura con il silenzio. Quindi, nell’esempio che hai citato, al personaggio “muto” farei compiere un’azione. Esempio:
      «Hai fame?»
      Paolo continua a fissare il televisore.
      «Insomma, ti ho chiesto se hai fame!»
      Comunque non avevamo mai trattato un esempio del genere prima d’ora, grazie per lo spunto a cui certamente dedicheremo un approfondimento.