
La soluzione finale
Serie: Cancello automatizzato
- Episodio 1: Fido e il Maresciallo
- Episodio 2: L’ingegnere
- Episodio 3: Un Maggiolino tutto matto
- Episodio 4: NO! NON LÌ!
- Episodio 5: Primo incontro ravvicinato
- Episodio 6: Concorso barzelletta
- Episodio 7: Take Five
- Episodio 8: Porco uomo!
- Episodio 9: ENAC LA ITNETTA
- Episodio 10: La soluzione finale
STAGIONE 1
“Ma che bella giornata!” Cantava Ugolino alla radio, Radio Romantica ovviamente, un motivetto demenziale degli anni ’60 sconosciuto ai più, non da un boomer come l’ingegnere che se lo ricordava benissimo. Mamma mia quanti anni sono passati, era il lontano 1968. Mi sembra ieri, sono proprio diventato vecchio.
Per l’epoca quella canzone fece scandalo. Ricordo mio padre che sentendola per la prima volta rimase inorridito: «Ma che robaccia stai ascoltando Michelangelo? Non ti vergogni? Claudio devi ascoltare, Claudio.» Non intendeva Baglioni, intendeva Villa, Claudio Villa, il Reuccio indiscusso della canzone melodica italiana. Quella, per il futuro ingegnere, non fu una bella giornata, tutt’altro. E come poteva dimenticarsela? Era un venerdì nuvoloso di novembre, un venerdì nero come nero era il cane che lo morse, un grosso bulldog rabbioso. In quel venerdì nero quel cane scappato dalla custodia del suo padrone lo azzannò procurandogli delle ferite profonde, così profonde da segnarlo per sempre, non solo nel fisico, anche nell’animo. Col tempo le ferite si rimarginarono, non il rancore verso i cani ed i proprietari di cani. Questa era una ferita ancora aperta e sanguinava, sanguinava abbondantemente. La voglia di vendetta non si era mai sopita, covava anno dopo anno, come il fuoco sotto la cenere. L’ingegnere non dimenticava, nonostante l’eta la memoria era ancora salda. Prima o poi l’occasione si sarebbe presentata su di un piatto d’argento, per questo non aveva urgenza, perché la migliore vendetta è un piatto che va servito freddo.
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“Ingente sequestro di stupefacenti. La Guardia di Finanza ha sgominato un sodalizio criminale formato da esponenti della cosca calabrese radicata tra… ” era la principale notizia data dal Giornale Radio del Lazio.
E bravi finanzieri! il commento dell’ingegnere, è la notizia giusta per iniziare con il piede giusto la giornata. A proposito di finanzieri, sono diversi giorni che il Maresciallo non si fa vede—»
«Drin! Drin! DRINNNNN! DRINNNNN! DRIIIIINNNNN!»
È lui, solo un rompiballe come Fortunato può suonare così. «Buongiorno Maresciallo, le apro subito il cancello, venga pure» era l’ingegnere al citofono. Vieni avanti cretino, oggi è la tua giornata fortunata! Il pensiero inquietante dell’ingegnere. Il piatto stava per essere servito, Fido e il Maresciallo si trovavano a loro insaputa su quel piatto. Freddo, devo rimanere freddo e concentrato, pensò l’ingegnere, questo è il momento che aspettavo da una vita.
Il Maresciallo salì lentamente le scale, era ancora un po’ dolorante per il colpo della strega – una delle poche scampate al rogo per sua sfortuna -.
«Ciao Michelangelo, ho visto che hai tolto il cartello.»
«Quale cartello?» Rispose stupito l’ingegnere.
«“Vietato l’accesso ai cani” non c’è più, così sono salito con Fido. Scommetto che nascondi una sorpresa per me e per Fido.»
«Ma sta scherzando?»
«Dai non fare lo gnorri! Ci nascondi un cane, ne sono sicuro, altrimenti non avresti appeso a fianco del cartello ATTENZIONE CAN CE LL O AUTOMATIZZATO anche ATTENTI AL CANE ENAC LA ITNETTA. Lo vogliamo vedere, Fido sarà felice di avere un nuovo amico, se poi è femmina meglio.» Fido iniziò a fremere, a girare intorno, era visibilmente agitato. Fortunato lo conosceva bene, reagiva così quando percepiva un pericolo.
«Perché è così irrequieto?»
«Non preoccuparti, Fido fa così quando è curioso.» Fortunato mentì, immaginava di essere in pericolo ma non voleva farlo a vedere.
«Maresciallo ricorda cosa le avevo detto l’ultima volta che ci siamo visti?»
«Come no, “quando ENAC sarà pronto sarà lei il primo a saperlo” queste sono state le tue testuali parole. Ma, ma ENAC cos’è?»
«Lo vedrà tra poco, rimarrà a bocca aperta. ENAC è la mia creatura.»
A quelle parole, pronunciate con un tono di voce allarmante, il Maresciallo sbiancò. Cercò di nascondere la paura che provava con una battuta: «Sei come Geppetto, orgoglioso del suo burattino, facci vedere il tuo Pinocchio.» Mentiva, forse l’ingegnere era come quello scienziato pazzo che aveva dato vita a Frankenstein, la creatura mostruosa che ha impaurito milioni di lettori.
«Allora mi segua, scendiamo le scale, ENAC è nel box.»
Il box si trovava giù, non per questo era un Jukebox. La pessima battuta venuta in mente a Fortunato, completamente fuori luogo in quel momento, se la tenne per sé. L’ingegnere aprì il basculante, accese la luce e invitò i due ” amici” ad entrare. Una volta nel box il basculante si chiuse alle loro spalle.
«Ma che fai?» Chiese Fortunato balbettando per la paura.
«Nessuno deve vedere ENAC.»
Fortunato iniziò a sudare, Fido a ringhiare. Cosa vorranno dire quelle parole? Pensò il Maresciallo.
«ENAC è lì sul tavolo, coperto da quel telo, adesso lo vedrà.»
«Non mi interessa più vederlo, apri subito il basculante, facci uscire da questo maledetto box e amici come prima.»
«Oramai è troppo tardi Maresciallo.» L’ingegnere, dopo aver tolto il telo che copriva ENA, si mostrò con un sorriso sarcastico, degno del mostro maligno che si era impossessato di lui. Poi, di scatto, mosse lo sguardo verso la sua creatura:
«ENAC PRONTO! CONTROLLA! ATTACCA!»
La mostruosa creatura robotica eseguì gli ordini in sequenza.
«FERMALO!» Gridò Fortunato terrorizzato. ENAC era già su di lui, non aveva più scampo, gli occhi bionici della creatura nata dalla mente malata dell’ingegnere lo fissavano paurosamente.
«FERMALO TI PREGO!» Urlò Fortunato con tutta la forza della disperazione. Fido, invece, mostrò istintivamente i denti al mostro, sperando di impaurirlo. Non fu così, ENAC con una sola zampata schiacciò il povero Fido facendogli perdere i sensi.
«ENAC ELIMINA!» La mostruosa creatura infierì sui due corpi straziandoli con dei morsi ripetuti e violenti delle sue potenti mascelle meccaniche. ENAC non provava alcuna emozione, come tutte le macchine. Anche se dotato di intelligenza artificiale l’algoritmo della pietà, sebbene previsto originariamente nel programma, era stato volutamente cancellato dall’ingegnere.
Fido e il Maresciallo giacevano a terra in una pozza di sangue, esanimi. La loro esistenza terrena si era conclusa nei peggiori dei modi. Il male non guarda in faccia a nessuno.
«Bravo ENAC, vieni qua, a cuccia.»
ENAC ubbidì.
«È proprio vero, il cane è il migliore amico dell’uomo, anche se robotico.» Poi, rivolgendosi al povero corpo senza vita di Fortunato: «L’avevo avvisata Maresciallo del pericolo, era tutto scritto sul quel cancello automatizzato. È vero, anch’io ho un cane, il CAN CE LL’ Ò: AUTOMATIZZATO. E voi? AH! AH! AHHHH! AH! AH! AHHHH!
Serie: Cancello automatizzato
- Episodio 1: Fido e il Maresciallo
- Episodio 2: L’ingegnere
- Episodio 3: Un Maggiolino tutto matto
- Episodio 4: NO! NON LÌ!
- Episodio 5: Primo incontro ravvicinato
- Episodio 6: Concorso barzelletta
- Episodio 7: Take Five
- Episodio 8: Porco uomo!
- Episodio 9: ENAC LA ITNETTA
- Episodio 10: La soluzione finale
Un finale inaspettato, sorprendente ma non impressionante, essendo un racconto di fantasia, umoristico grottesco. E spero che qualcuno non prenda spunto dall’ invenzione dell’ ingegnere per compiere vendette simili.
L’idea de “Il can ce ll’ò”, solo tu potevi averla. Come ho sempre detto, sei davvero unico, in questo tuo genere, molto originale, divertente, ma non banale.
Adesso Fido ed il Maresciallo riposano in pace e un po’ mi dispiace, tutto per colpa mia e di quel cartello visto casualmente per strada che mi ha dato lo spunto per tutta questa strampalata storia.
Adesso Fido ed il Maresciallo riposano in pace e un po’ mi dispiace, tutto per colpa mia e di quel cartello visto casualmente per strada che mi ha dato lo spunto per tutta questa strampalata storia e per ricordare che, purtroppo, anche nella realtà le persone malvage esistono. Grazie M.Luisa per avere letto anche questa ennesima storia bislacca.
Continua a piacermi il tuo modo di scrivere
Grazie Kenji, è scritto alla Fabius P., con uno stile non omologabile.
E bravo! Mi hai dato una bella lezioncina su come si scrive un horror e ti faccio veri complimenti. Poi cerco, e ci trovo, campanelli di allarme e una profondità, sotto il tono giocoso, che racconti, considerati più seri, non hanno. Più che Fabius sei Genius e hai tutta la mia stima. Ti ringrazio Fabius, è un piacere averti letto e, mi auguro, tu abbia voglia di stupirmi ancora.
Genius è forse troppo, grazie Giuseppe, comunque adesso me ne ritorno nella lampada. Se non sfondo come scrittore potrei propormi alla carica di Ministro della Cultura e del Demerito di un prossimo governo illiberale, chi meglio di un illetterato quale Fabius P. potrebbe ricoprirla?