
La spiaggia
La spiaggia in estate diventa un piccolo mondo. Con un po’ di attenzione e un pizzico di fantasia si possono immaginare tante storie, ma alcune volte, la realtà supera anche la fantasia più eccentrica.
I primi ad arrivare sono gli anziani. Sistemano le loro sedioline con il sole basso appena sopra il mare tranquillo e sulla sabbia emergono le ombre dei gabbiani. Salutano gli amici di intere estati e si godono insieme la tranquillità prima dell’arrivo dei nonni con i nipotini.
Un bambino sui sei anni, biondo limone, sguardo furbo e con un grugno da bulletto corre alzando la sabbia al suo passaggio. La nonna, una signora forte e tenace con due tatuaggi sulle braccia chiama subito il bambino con forte accento veneto.
Il bambino risponde alla nonna con una voce più profonda di quello che ci si aspetterebbe per un bambino di quella età, per poi ignorarla e continuare a correre in acqua. La nonna molla ombrellone e sacca sulla sabbia e con uno scatto veloce prende il bambino e gli molla uno sculaccione. Parte una ramanzina in dialetto, il cui senso si capisce anche senza conoscere il veneto e il bambino, zitto e impietrito per tutta la durata del rimprovero, alla fine esce mogio mogio e aiuta la nonna.
Gli altri anziani assistono con un mezzo sorriso alla scena, fingendo disinteresse, ma interiormente applaudono alla nonna e alla sua educazione “vecchio stile”. Finita la pace del primissimo mattino possono iniziare le chiacchere con gli amici e così si avvicinano l’un l’altro mentre dalla passerella che porta in spiaggia arrivano le famiglie con i bambini.
Come se ci fosse un tacito accordo, la spiaggia è divisa in settori geografici. Ci si riconosce dall’accento e si tende a stare con persone più simili. Così c’è il settore veneto, dove il bambino biondo limone guida una ciurma di pirati sopra le tavolette all’assalto delle boe del baretto. Spostandoci dal bar abbiamo la famigliola di Cuneo, dove la madre osserva soddisfatta le sue due figlie che preferiscono stare sotto l’ombrellone a leggere e disegnare anziché unirsi agli altri bambini in pericolose e chiassose avventure. Le sue due bamboline sarebbero cresciute come vere signorine educate e per bene. La madre, nel profondo, avrebbe voluto abolire la pubertà per decreto presidenziale e ne temeva gli effetti. Ma per il momento avrebbe goduto delle sue figlie calme e silenziose, perfette come bambole di porcellana.
All’arrivo della famiglia milanese, a metà mattina, gli anziani del primo mattino lasciano il loro posto e da bravo padre di famiglia, il signor milanese impiegherà esattamente quarantasette minuti per piantare due ombrelloni. Si alza un leggero vento che increspa il mare e il signore deve capire esattamente da dove tira in modo da posizionare gli ombrelloni con l’inclinazione giusta. Nel frattempo, la signora milanese si è distesa sul lettino al sole. I capelli biondo tinto contrastano con la pelle già scura e unta di olio abbronzante. La signora resta immobile come una lucertola a prendere il sole, noncurante del marito e dei due figli adolescenti. Il ragazzo, in bermuda e maglietta bianca, è in riva, in improbabili posizioni yoga e con la faccia rossa e concentrata come se non respirasse da diversi minuti mentre sua sorella maggiore, con un costume che lascia ben poco all’immaginazione, porta a passeggio le sue natiche nude lungo la riva, con sguardo disgustato e un grugno da principessa abbandonata. Ogni tanto guarda la torretta del bagnino vuota, poi, come se fosse colta da un’improvvisa rabbia, scuote la chioma di ricci scuri.
Il signor milanese finisce la sua opera quando arriva la toscana con “il so figliolo”. Occhiali da sole fiammanti, sorriso da predatrice, vipera tatuata dietro la caviglia e le hit dell’estate che rimbombano dalle casse portatili. Urla al figlio che deposita ombrellone e sedia prima di scappare al bar. Signor milanese guarda indispettito la toscana la quale gli rivolge sorniona un saluto prima di spegnere le casse. Quella mattina la toscana ha voglia di chiacchierare, non necessariamente con qualcuno. Alterna strofe di canzoni ad imprecazioni in toscanaccio mentre monta l’ombrellone per poi finire ad urlare al telefono in videochiamata con le amiche e a raccontare per filo e per segno la nottata in discoteca appena trascorsa. Il signor milanese, da prima seccato, ascolta con maggior interesse quando la toscana arriva a descrivere nei minimi dettagli la parte bollente della notte. Vera o inventata, l’effetto è il medesimo nel signor milanese. Guarda la moglie ancora rigida sotto il sole e nasconde l’erezione con la mano.
A mezzogiorno in punto ecco arrivare la famigliola romana, ora ci sono finalmente tutti. Signor romano passeggia in riva senza maglietta, mostrando il suo fisico robusto e il petto villoso. Pare un eroe dell’antica Roma, Enea che guida i resti del popolo troiano nel Lazio, fiero e orgoglioso mentre cerca un posticino in prima fila per sua moglie e suo figlioletto, più simile ad un novello Leopardi talmente è pallido, gracilino e insofferente al mare.
Signor romano si sistema tra i milanesi e la toscana, in un metro quadro di sabbia asciutta appena davanti al bagnasciuga. Signor milanese protesta a bassa voce ma signor romano fa finta di niente e dopo aver conficcato l’ombrellone nella sabbia come fosse stata una lancia a rivendicare il territorio per la gloria di Roma, si tuffa in mare, lasciando la moglie a spalmare la crema su quel figlioletto con in mano già un Topolino.
Signor romano si ferma dopo poche bracciate. C’è qualcosa di strano. La conferma arriva dal settore veneto dove il bambino biondo limone esce urlando alla nonna la presenza di terribili creature: le meduse. L’allarme risuona per tutta la spiaggia, i bambini vengono fatti uscire immediatamente e ovunque si scatena il panico. Signor romano esce dall’acqua alla James Bond e si avvicina ai veneti dove un bambino è stato punto dall’infida creatura. Con la risolutezza del capo suggerisce di strofinare la zona con la sabbia. La signora di Cuneo si alza prontamente e offre il proprio stick anti-medusa. Intano signor romano si tuffa nuovamente in mare con un secchiello dei veneti e va alla ricerca del terribile mostro. I bambini lo prendono come un gioco e lo seguono con secchielli e retini e all’improvviso la spiaggia si riempie di valorosi uomini pronti alla guerra. Ecco che signor romano individua la bestia feroce. Cala il silenzio, tutti indicano l’eroe che osserva il suo orribile avversario. Con un movimento rapido sommerge il secchiello e cattura la medusa. La spiaggia esplode in una ovazione. Signor romano, alza la mano con modestia e organizza altri pattugliamenti ma che farne di quei prigionieri alieni? Quelle meduse piccole e gelatinose non sembrano così feroci in quel secchiello. Ucciderle? Non se ne parla, signora di Cuneo copre le orecchie delle figlie a quella proposta. Arriva il bagnino, un ragazzo locale, e la figlia milanese subito si drizza in una smorfia. Il bagnino propone la soluzione che viene approvata all’unanimità. I bambini prendono le palette e iniziano a scavare una buca enorme nel bagnasciuga, gli uomini con in mano i secchielli ripuliscono la riva dalle meduse che infine vengono liberate nelle pozze create dai bambini. Le meduse non daranno più fastidio per quel giorno, e staranno in una piscina in attesa che il mare venga a liberarle durante la notte per portarle in altri lidi.
Conclusa l’opera di salvataggio, si scatena la festa. Persino le bambine di Cuneo e il bambino romano si mettono a giocare in riva con i bambini veneti. Cala la sera e la mano del bagnino trova quella della figlia milanese. Basta un sorriso e il cenno di uno sguardo, e i due, di nascosto, si dirigono nella torretta del bagnino, loro nido d’amore.
Dietro, addossati in fondo alla spiaggia, lontano dalla riva, spauriti gruppi di turisti stranieri hanno assistito alle scene di quella giornata con sguardo perplesso. Come dei naturalisti che osservano animali esotici in Africa o in Guinea, così la famigliola tedesca, la coppia di ragazze francesi e la comitiva di inglesi osservano gli italiani far festa.
Senza rendersene conto, hanno assistito involontariamente a quello che da secoli ci separa dagli animali selvatici, all’essenza stessa dell’umanità: la nascita di una comunità.
Dove prima c’era la divisione e la discordia, ora c’è l’unità.
Cosa possono fare delle piccole ed innocue creature come le meduse.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
A volte, penso davvero che gli stranieri considerino noi italiani delle creature bizzarre. Mi è piaciuto moltissimo questo spaccato di vita: l’inziale divisione “geografica” che ha portato all’unione per far fronte ad un “comune nemico”. Per quanto caciaroni, siamo Bella Gente!
Grazie Micol! Sì è un raccontino un po’semplice di poche pretese per buona parte reale e condito qua e là con un pizzico di immaginazione, e sì penso anche io che visti da fuori siamo un popolo…curioso 😂 ma quale popolo non lo è?
Un bellissimo spaccato di umanità, un collage di citazioni e stereotipi nemmeno troppo esagerati! Mi è anche piaciuta molto la tua idea di partire dall’inconveniente delle meduse per descrivere la nascita di una comintà, con gli altri europei che osservano, antropologi da spiaggia, l’evoluzione delle italiche tribù in un’unica comunità 🙂
Ciao Sergio, grazie! Ho soltanto osservato per una giornata l’umanità che mi circondava e usato un pizzico di immaginazione, giusto per dare un po’di colore in più 😜
Delizioso, caro Carlo. Mi piace il tuo spirito di osservazione e capacità di interpretazione di questo squarcio di microcosmo.
Grazie Nyam! Sì, confesso che i personaggi effettivamente non sono troppo frutto di fantasia ma ispirati a persone reali 😂
“La spiaggia si riempie di valorosi uomini pronti alla guerra”: come sarebbe bello se gli unici conflitti armati fossero di questo genere, soprattutto se le uniche armi utilizzate fossero secchielli e retini.
Un racconto simpatico, soprattutto la caccia alle meduse e la soluzione finale, proposta dal bagnino e accolta con entusiasmo dai bambini.
Eh magari…grazie Maria Luisa, ho liberamente preso spunto da un episodio di questa estate con il mare pieno di meduse.