La stanza sopra la tipografia

La tipografia chiude alle sette. Al piano di sopra resta accesa una luce gialla che sembra un occhio sveglio. La stanza รจ fredda e pulita: un tavolo lungo, cinque sedie spaiate, un termos di caffรจ, un piattino di mandarini.

Roberto arriva per primo. Si siede senza rumore, passa lโ€™indice sul legno. La polvere si solleva in un filo sottile. Segatura di giorni. โ€œQuesta stanza ha memoriaโ€ dice, e lo dice alla stanza, non agli altri.

Cristiana entra con un quaderno a quadretti e una matita appuntita allโ€™ossessione. Sistema le sedie con un criterio che รจ giร  pagina: due in linea, una di traverso per chi fatica a stare al centro. โ€œStasera lavoriamo e tagliamo. Precisione, non austeritร .โ€

Corrado sale piano. In tasca, un foglietto ripiegato sette volte fa un suono di carta. Appoggia un sacchetto sul tavolo: due rustici, ancora tiepidi. โ€œPer dopo. Prima ascoltiamo.โ€

Irene arriva col vento addosso e le forbici nella tasca del cappotto. Le posa in mezzo, sopra un foglio bianco. โ€œSi toglie per far posto. Anche alle veritร .โ€

Maria Luisa chiude la porta piano. Guarda gli altri e sorride con gli occhi prima che con la bocca. โ€œGrazie per essere qui.โ€ Lo dice con una serietร  che non fa retorica.

Sul tavolo cโ€™รจ una busta chiusa male, senza nome. Sopra, a matita, una parola: โ€œRestaโ€.

โ€œรˆ per lui?โ€ chiede Corrado.

โ€œPer chi scrive breve e si prende una pausa,โ€ dice Irene. โ€œQuello che lascia frasi come lame gentili e poi dice: โ€˜mi fermo un poโ€™.โ€™ Stasera scriviamo noi. A cinque mani, una voce.โ€

โ€œE togliamo tutto quello che รจ troppo,โ€ aggiunge Cristiana, giร  allineando il foglio come un chirurgo i ferri.

โ€œTroppo per chi?โ€ chiede Roberto. โ€œPer la storia o per noi?โ€

Silenzio breve, un respiro trattenuto. Maria Luisa sbuccia un mandarino e lascia la buccia aperta sul piatto: profumo dโ€™infanzia senza concessioni.

โ€œComincio io,โ€ dice Roberto. โ€œUnโ€™immagine sola. Niente cornice.โ€ Prende la penna. Scrive piano:

ยซUna porta che non chiude bene. Da quella fessura passa un filo dโ€™aria che tiene sveglio chi ama.ยป

Appoggia la penna. ยซBasta.ยป

ยซโ€œAmaโ€ vuole luci addossoยป dice Irene. ยซTogliamola. Lasciamo il filo dโ€™aria.ยป

ยซMeglioยป concede Roberto. ยซLa luce รจ la stessa, non abbaglia.ยป

Cristiana, paziente e ferma, fa scorrere la matita: โ€œSegno buono. Non spiega, apre.โ€

Corrado legge a mezza voce. โ€œServe una mano posata, non una soluzione.โ€ Cerca le parole nel sacchetto, ne tira fuori una non unta: โ€œcoraggioโ€. La mette sul foglio come si mette un bottone.

โ€œSe hai freddo, non รจ colpa tua. Il coraggio si stende.โ€

โ€œBasta cosรฌ,โ€ dice Irene. Le forbici fanno un clic senza toccare niente.

Maria Luisa guarda le righe come si guarda un bambino che prova a camminare. โ€œManca un nome,โ€ dice piano. โ€œNon il suo. Un nome che sia tutti.โ€

โ€œChiamiamolo come si chiama chi bussa e non dice da dove,โ€ propone Roberto. โ€œTu.โ€

Irene spinge il foglio verso il bordo del tavolo. โ€œAdesso, la parte difficile: togliere lโ€™ultimo abbellimento che ci salva dallโ€™onestร .โ€

Cristiana prende fiato. โ€œScriviamo al presente, o mentiamo.โ€ E scrive:

โ€œTu che dici โ€˜bastaโ€™, non sei finito. Ti fermi.โ€

โ€œรˆ tutto qui,โ€ fa Corrado. โ€œIl resto รจ cammino. Non lo sappiamo, ma esiste.โ€

Maria Luisa solleva lo sguardo. โ€œMetto io la riga che tiene insieme?โ€ Nessuno dice no. Allora scrive senza tremare:

โ€œResta quanto serve, poi torna quando vuoi. Trovi posto. Siediti. Ci sei.โ€

Nessuno parla per un minuto intero. รˆ il minuto migliore della sera.

Corrado versa il caffรจ in tazze spaiate, distribuisce i rustici. โ€œPrima mordiamo, poi rileggiamo,โ€ dice. Il pane tiepido tiene in mano i nervi.

Rilegge Cristiana, scandendo come si legge un contratto che non ti vuole fregare. Rilegge Irene, col ritmo di chi misura lโ€™aria. Rilegge Roberto, lasciando che una parola si apra come piuma di luce. Rilegge Corrado, e nella voce ci sono due parole non dette: โ€œpazienzaโ€ e โ€œtempoโ€. Rilegge Maria Luisa, e intanto guarda loro piรน che il foglio: come se la lettera vera fosse quel sedersi insieme.

โ€œAdesso togliamo lโ€™ultima riga che piace a noi e non serve a lui,โ€ dice Irene. โ€œQual รจ?โ€

Roberto indica una curva sulla carta. โ€œLa frase โ€˜tavolo apparecchiatoโ€™ รจ bella, ma fa salotto.โ€

Cristiana annuisce e asciuga:

โ€œResta quanto serve, poi torna quando vuoi. Trovi una sedia libera. Siediti. Ci sei.โ€

โ€œCosรฌ non inganniamo,โ€ fa Corrado. โ€œEppure scalda.โ€

Maria Luisa guarda lโ€™ora. โ€œMandiamola adesso,โ€ propone. โ€œPrima che faccia giorno e la cittร  si rimangi il coraggio.โ€

โ€œNon la mandiamo a lui,โ€ dice Irene. โ€œLa mettiamo dove chiunque la trovi.โ€ Prende il telefono, apre la piattaforma, scrive il titolo: Per chi รจ in pausa.

Cristiana posa la mano sul foglio. โ€œAspetta. Aggiungo le istruzioni per lโ€™uso.โ€ E sotto, a matita chiara:

โ€œDa leggere piano. Da piegare e tenere in tasca. Da dimenticare e ritrovare.โ€

Roberto scatta una foto, ma non per archivio: per trattenere la luce della stanza. โ€œQuesta รจ la prova che ci siamo.โ€

Corrado chiude gli occhi un istante. โ€œVai,โ€ dice a Irene.

Il tasto โ€œpubblicaโ€ fa un rumore che nessuno sente. Ma tutti lo percepiscono: un clic piccolo e definitivo; un punto alla fine di una paura.

Restano ancora un poโ€™, a guardare il tavolo svuotarsi dei gesti. Non aspettano niente, e proprio per questo, quando arrivano le prime notifiche, nessuno sorride con i denti; si limitano a respirare un poโ€™ piรน largo.

โ€œNon รจ di nessuno e serve a molti,โ€ dice Maria Luisa. โ€œรˆ la cosa piรน bella che possiamo fare.โ€

Irene ripone le forbici. โ€œDomani rileggo e taglio ancora,โ€ minaccia con affetto.

โ€œDomani aggiungiamo unโ€™arancia,โ€ propone Roberto, indicando il piattino di bucce: โ€œil profumo tiene insieme il freddo.โ€

โ€œDomani,โ€ ripete Cristiana, facendo scorrere la matita sul bordo del quaderno come un violinista sulla corda.

Corrado infila in tasca il foglietto ripiegato, si alza. โ€œDomani,โ€ dice anche lui, ed รจ una promessa senza clamore.

Spengono. La luce gialla si chiude come un occhio stanco e contento. Sulla scala, i passi sembrano la coda di un capitolo che non vuole finire per forza.

Fuori, la cittร  ha il fiato corto dellโ€™inverno, ma non fa paura. Sulla porta della tipografia, qualcuno, forse Roberto, forse tutti, scrive una sola parola, non indirizzata a nessuno e valida per chiunque: Resta.

La pioggia non la cancella subito. E quando lo fa, il segno resta nella mano. Dove serve. Dove si torna. Dove si continua.

Continua...
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Discussioni

  1. Carissimo Lino, questo รจ forse uno dei piรน bei regali che mi รจ capitato di ricevere. Ma non soltanto a Natale, proprio sempre. Mi รจ sembrato di vederci li, di essere li insieme a tutti voi, e mi sono sentita parte di qualcosa. Il modo in cui ci fa muovere, le parole che diciamo, siamo proprio noi! Sara’ il miracolo della scrittura, mami hai regalato la sensazione di essere tra amici che mi conoscono molto piรน di chi mi passa accanto, fisciamente, ogni giorno. Questa รจ la prova che non servono anni, vicinanze, legami di sangue, per sentirsi connessi. รˆ questione di anima, e cuore, e questo racconto ne รจ la prova. Grazie per avercelo regalato โค๏ธ

  2. Un inno alla cura delle parole. Quelle scritte che, in questi caso, scaldano il cuore e ravvivano il calore di un’ amicizia, non solo virtuale ma – oserei dire – di anime affini. Un incontro ideale tra persone che sanno comunicare, condividere e creare, in armonia e santa alleanza. Grazie di cuore, Lino, e grazie a chi, giorno per giorno, continua a offrirci il Tavolo, per posare i nostri racconti.

    1. E sรฌ, quello che dici sullโ€™amicizia mi arriva pieno: qui il โ€œvirtualeโ€ spesso รจ solo il mezzo, poi restano le anime affini, il rispetto, la presenza. Grazie per esserci e per portare sempre quella tua armonia. E grazie, con te, a chi ogni giorno mantiene vivo il Tavolo: senza questo spazio comune non ci sarebbe questo calore.

  3. Ciao Lino. un racconto delicato e potente che cattura la magia discreta di un laboratorio di scrittura. Il freddo della stanza e la luce gialla fanno da sfondo perfetto a un lavoro di cesello sulle parole, condotto con la pazienza di artigiani. Personalmente mi ricorda un rifugio dove il processo creativo ha sfogo. Bravo

    1. Ciao Tiziana, grazie davvero. Mi fa piacere che tu abbia sentito insieme delicatezza e potenza: era proprio quellโ€™equilibrio che cercavo. La stanza fredda e la luce gialla, per me, sono un modo di dire che la scrittura scalda quando diventa lavoro condiviso, artigianale, di cesello e taglio. Lโ€™idea del rifugio mi piace molto. Un posto dove il processo puรฒ respirare senza dover โ€œdimostrareโ€ niente. Grazie ancora per lo sguardo.

  4. Caro Lino, il tuo racconto ha la stessa magia delle poche, ma profondissime parole, stampate sui biglietti del Polar Express. Per tutti noi la stessa, ‘resta’, che fa bene e significa tante cose. Significa ‘vai dove vuoi, ma resta’; ‘allontanati quanto vuoi, ma resta’; ‘guarda altrove, ma resta’.
    Il tuo tavolo รจ questo luogo che oramai di virtuale ha sempre meno. Questo luogo dove, ogni tanto, ci ritroviamo per scrivere un bellissimo racconto tutti insieme.
    Mi unisco a Roberto perchรฉ questo รจ davvero uno splendido regalo di natale.
    Un abbraccio

    1. Cara Cristiana, che bello il paragone con i biglietti del Polar Express: poche parole, eppure ci trovi dentro un incantesimo. โ€œRestaโ€ per me รจ proprio questo: non un ordine, ma un filo. Puoi andare dove vuoi, allontanarti quanto ti serve, guardare altroveโ€ฆ eppure resti. E hai ragione sul tavolo, fa impressione quanto questo posto, a volte, abbia sempre meno di virtuale. Grazie per il regalo che mi hai fatto con queste parole. Ricambio lโ€™abbraccio, di cuore. Buone feste.

  5. Caro Lino, sei riuscito a cogliere nel segno, e non servono fiumi di parole per fartelo sapere.
    Ti confesso che mi sono emozionato per lโ€™intera lettura del tuo racconto, e come me sono sicuro almeno altre quattro persone.
    Posso dire senza ombra di dubbio che questo sarร  il regalo piรน bello che riceverรฒ questo Natale. Semplicemente grazie.
    Bentornato.

    1. Caro Roberto, grazie. Detto da te ha un peso speciale, anche perchรฉ il โ€œRobertoโ€ che apre la pagina con unโ€™immagine e poi lascia spazio agli altri รจ giร  un pezzo di questa storia. Sapere che ti sei emozionato per tutta la lettura, e che lo senti come il regalo piรน bello di questo Natale, mi spiazza in modo buono. Se รจ arrivato cosรฌ, allora la luce gialla della tipografia รจ servita a qualcosa. Grazie davvero, di cuore. Buone feste e a presto.