
La strega
Serie: L'essere
- Episodio 1: L’ogre
- Episodio 2: La strega
- Episodio 3: Fine?
- Episodio 4: Il sindaco
- Episodio 5: La civetta
- Episodio 6: Virlvind
STAGIONE 1
Risalirono velocemente le scale. Ivan si aspettava una resistenza maggiore dopo aver ucciso l’ogre, ma arrivò solo qualche goblin che decapitò senza problemi. Giunti nei pressi dell’ingresso trovarono un arciere. La prima freccia li colse di sorpresa e passò poco sopra le loro teste. La seconda era più precisa, ma Ivan fu veloce con la spada e riuscì a deviarla prima che li colpisse. Prima che il goblin alla finestra scagliasse la terza, il cavaliere gli lanciò un coltello che andò a conficcarglisi tra gli occhi.
Finalmente entrarono. L’ambiente era piuttosto buio nonostante fosse giorno. Non si udivano rumori. Era quasi ora di pranzo ed entrambi i loro stomaci brontolavano. Decisero di mangiare un boccone prima di affrontare l’ultimo e più temibile nemico.
«Tieni questo Ghendalin. Ti sazierà», Ivan porse alla ragazza una specie di galletta di farina di grano.
«Cos’è? Questa dovrebbe saziarmi?», prese la piccola frittella grande quanto un cracker.
«Si chiama lembas in elfico. Una sola equivale a un pasto abbondante».
Ghendalin non era convinta, prima la odorò, poi ne assaggiò un pezzettino.
«Cavoli! È buonissima», in men che non si dica la divorò tutta.
«Hey! Attenta! Potresti fare indigestione», Ivan le sorrise e finì anche lui la sua lembas.
Bevvero anche un po’ di acqua dalla fiasca del cavaliere: acqua purissima come quella della fiala usata per smascherare i malefici, dissetante e purificante.
Per mangiare si erano seduti su una panca di pietra nel corridoio principale, nella penombra. Ivan non aveva mai abbassato la guardia dando continuamente occhiate al suo bracciale. Era rimasto sempre color grigio metallo: per ora non c’erano pericoli.
Dopo che si furono riposati Ivan parlò a Ghendalin:
«Dobbiamo andare avanti, anche se questo posto contiene sicuramente molte insidie».
«Sai già come sconfiggere la strega?»
«Qualcosa mi inventerò», Ivan aveva già spiegato a Ghendalin che sarebbe stata lei a liberare Verdorin, ma la ragazza non aveva dato peso alle sue parole. Per lei non poteva essere altro che un cavaliere il vincitore.
Cominciarono a camminare nella penombra, il corridoio sembrava piuttosto lungo e, nonostante fosse giorno, più si addentravano più la luce diminuiva. A un certo punto sembrava fosse calata la notte.
Ivan prese qualcosa dalla sua borsa, a Ghendalin sembrava un fagotto di pelle. Ivan cominciò ad aprirlo e, quando rimosse completamente la stoffa che l’avvolgeva, una forte luce invase il luogo in cui si trovavano.
«Cos’è?», Ghendalin era curiosa ed era rimasta quasi accecata dal bagliore.
«Sono lucciole intrappolate in un’ampolla di vetro».
«No, non è possibile che facciano così tanta luce, e poi quante ce ne sono lì dentro».
Ivan sorrise.
«Conosco anche un po’ di magia. Certo avrei potuto usare una semplice torcia, ma c’è bisogno di accenderla e se piove non la si può usare. Così ho cominciato a catturare lucciole, rimpicciolirle e trasferirle in questa ampolla. Ho smesso di contarle ma dovrebbero essere circa diecimila».
Ghendalin continuava a guardare quella piccola ampolla non più grande di una mano e si stupì di cosa potesse fare la magia.
Ivan teneva il piccolo globo un po’ più su della testa. Continuarono ad avanzare.
«La cosa è molto strana, il castello non mi sembrava così grande dall’esterno. Penso che siamo finiti in un’illusione».
«Che significa?», Ghendalin sembrava preoccupata.
«Significa che, probabilmente, siamo ancora vicino all’ingresso, stiamo fermi e guardiamo il vuoto».
«Ma allora siamo in pericolo, chiunque potrebbe attaccarci e ucciderci!»
«Non credo, questo genere di illusioni si manifestano a causa di spore di qualche specie di fungo. Chiunque si avvicini a noi subirà lo stesso sortilegio».
«Cosa facciamo?»
«Semplice. Smettiamo di respirare. Abbiamo ancora il controllo di alcune funzioni del nostro corpo. Queste spore si decompongono velocemente nei polmoni. Se riusciamo a trattenere il fiato per circa un minuto saremo liberi dall’illusione. Poi dovremo subito tapparci bocca e naso con un fazzoletto. Sei pronta?»
Ghendalin seguì le istruzioni di Ivan. Fecero un po’ di respiri profondi, poi trattennero il respiro. All’inizio nulla sembrò cambiare, poi, piano, il corridoio cominciò a diventare più luminoso, sempre di più. Sembrava che stesse sorgendo il sole. Un minuto, comunque era tanto. Ivan aveva istruito Ghendalin e le aveva detto di resistere ad ogni costo. I primi trenta secondi non furono un problema nemmeno per lei. Poi la voglia di aria si fece sempre più forte, i polmoni della ragazza cominciavano a bruciare. Non era per niente abituata. Non voleva deludere il cavaliere, lo guardava e continuava a non respirare. La luce si fece sempre più forte finché udirono come il suono di una bolla che scoppia e seppero per certo che erano fuori dall’allucinazione. Subito Ivan prese un fazzoletto e lo mise in faccia a Ghendalin, un altro lo usò lui.
«Ora puoi respirare», la ragazza inspirò ferocemente attraverso il tessuto, finalmente.
In effetti avevano fatto pochi passi dal portone.
Quando ebbe respirato abbastanza, Ghendalin chiese a Ivan: «Dove pensi che si trovi la strega?», sempre parlando attraverso il fazzoletto.
«Difficile dirlo, ma, visto che abbiamo ucciso il bestione e lei lo sa, penso che ora voglia affrontarci e non ci vorrà molto prima che si faccia viva».
Proseguirono per il corridoio, si notavano funghi dappertutto: a terra, negli angoli, sulle pareti. Ghendalin si chiedeva come facessero a crescere lì, senza terra e acqua. A volte nella luce che filtrava dalle finestre si potevano notare anche le spore come una minuta polvere verde.
«Ci sono troppi funghi, non resisteremo a lungo con questi fazzoletti. Dobbiamo velocizzare un po’ le cose».
Ivan portò le mani alla bocca e cominciò a gridare con quanto fiato aveva: «Sappiamo che sei qui. Fatti vedere se hai il coraggio!», subito si udì un urlo e poi una risata isterica.
«Stai in guardia, Ghendalin, sta arrivando».
Dal fondo del corridoio sentirono un forte rumore, poi videro una nube, di un nero inconcepibile, avanzare verso di loro velocemente.
«Non respirare!», Ivan ebbe solo il tempo di dire questo, poi furono inghiottiti nell’oscurità.
In realtà la nube aveva spazzato via completamente sia i funghi che le spore. Ivan aveva ancora il globo luminoso in mano e se ne rese conto. Fece segno a Ghendalin di abbassare il fazzoletto e che non c’era più quel pericolo.
Nonostante la luce del globo fosse la più forte che aveva mai visto, la ragazza constatò che non illuminava poi così bene dentro quell’oscurità infernale.
Ivan prese un pugnale, dalla lama curva e con il manico finemente intagliato con quella che sembrava una scritta, ma Ghendalin non era in grado di leggerla.
«Prendilo, ti servirà. È un pugnale elfico, quindi appropriato a te».
«Non ne ho mai usato uno prima», Ghendalin lo afferrò, lo estrasse e vide la lama che era lucente e affilata come quella della spada di Ivan, forse di più.
«Stai attenta, non è un giocattolo. Tienilo nella mano destra lontano dal corpo e davanti a te», Ghendalin fece come aveva detto.
Ivan andò avanti dicendole di seguirlo. Anche con il globo non si vedeva a più di un metro. Il pavimento sembrava bagnato così come le pareti e il soffitto. Si poteva anche dire che la strada che stavano percorrendo non fosse più formata da pietre. I piedi dei due sembravano affondare nel pavimento, tutto era diventato come molle nonché scuro. Avanzavano guardinghi, insicuri. C’era uno strano rumore intorno a loro, come se qualcosa si muovesse nei muri e sotto i loro piedi.
A un certo punto Ghendalin gridò.
«Ivan, aiuto!», un grosso tentacolo nero l’aveva presa per la caviglia destra. Ivan estrasse la sua spada ma non poté avvicinarsi a Ghendalin perché anche la sua gamba sinistra era in una morsa.
«Ghendalin, usa il pugnale!», la ragazza colpì il tentacolo più volte prima di riuscire a tagliarlo.
Ivan era più esperto e con un solo colpo si liberò del suo. Non ebbero il tempo di respirare perché molti altri di quei cosi neri e viscidi fuoriuscirono alle loro spalle e sotto di loro.
«Corri!», entrambi si misero a correre nell’oscurità.
Ivan ne tagliava in quantità quando ostacolavano il cammino, anche Ghendalin cercava di fare lo stesso e stava acquisendo una certa dimestichezza. Pensavano che il corridoio fosse ancora lungo, ma entrambi andarono a finire contro un muro con i tentacoli che impedivano ogni via di fuga. Ce n’erano così tanti che sembrava di essere in una giungla.
«Strano, non dovrebbe esserci un muro qui», Ivan tastò la parete e gli sembrò molle. Prese la spada e diede un colpo secco. La lama penetrò come nel burro. Tagliò tutto intorno fino a creare un passaggio mentre Ghendalin colpiva incessantemente alle loro spalle. Alla fine, Ivan la tirò dentro il buco ed esso si chiuse veloce dietro di loro. Si guardarono intorno, non era più buio come prima, e, davanti, videro come un gigantesco uovo nero.
«È lei!», disse il cavaliere.
Serie: L'essere
- Episodio 1: L’ogre
- Episodio 2: La strega
- Episodio 3: Fine?
- Episodio 4: Il sindaco
- Episodio 5: La civetta
- Episodio 6: Virlvind
Dungeon ingegnoso, mi è piaciuta l’ambientazione e le sfide che hai creato: i funghi allucinogeni, il pavimento molle ed i tentacoli. L’Uovo è stata una vera sorpresa, il collegamento alla strega mi intriga: passo al leggere il prossimo episodio.
L’uovo ha molti significati. In questo caso volevo contrapporlo al bene e alla creazione come suo massimo contrario. L’uovo nero è il male e sinonimo di distruzione.
Ho voluto leggere questo librick perché nel libro che sto leggendo c’è un personaggio di nome Rubino
Interessante. 😂 Poi, magari puoi dirmi di che libro si tratta.
Te lo comunico via private message