La taverna (Pt1)

Serie: Le Cronache di Assylum


In una società suddivisa in due razze diseguali nasce il figlio di un sistema corrotto e malsano. Questa è la sua storia, di come la persona peggiore creò la maschera dell'eroe soltanto per ottenere il diritto di sognare.

Porro decise di seguire i due fratelli per le vie di Talassio.

Accettò l’offerta del bizzarro duo con molta noncuranza, dopotutto cosa aveva da perdere?

Era senza amici, lavoro e scopo.

Tutto quello che il bardo era stato fino a quel momento, adesso stava volando per i cieli sotto forma di cenere.

Porro non provava nessun sentimento di avversione contro gli artefici, prima o poi Fecco sarebbe morto, no?

Loro hanno semplicemente accelerato il processo, cosa sarebbe cambiato, morire tra le fiamme o di tubercolosi?

Era stata una scelta del fato, che aveva già deciso la fine del povero bardo.

Il destino aveva benedetto Porro con una vita che sarebbe stata ricordata e glorificata negli anni a venire.

L’unico modo che il destino avesse per mandare l’howling nella giusta direzione erano gli eventi catastrofici: Porro si era allontanato troppo dalla via che gli dei avevano tracciato per lui, per questo tutta la sua vita era andata in fumo quella notte.

Una nuova vita adesso aspettava Porro, una vita dettata dal caso e dalla fortuna, piena di avventure e conoscenze, senza vincoli o catene!

Una vita libera dove l’unica preoccupazione per Porro sarebbe stata la troppa noia.

Questi erano i pensieri che hanno portato il nostro bardo ad assecondare il destino nella sua folle impresa, senza essere capace di immaginare quanto esso l’avrebbe portato lontano dalla sua vecchia vita.

I due fratelli condussero l’howling all’ingresso di una taverna.

Porro riuscì a riconoscere quel luogo senza nemmeno leggere il nome dell’insegna.

La porta di abete pregiato logora e non curata, la scalinata di tufo decorata con incisioni divorate dal tempo e dalle intemperie, le alte finestre unte ai cui piedi erano appoggiati dei vasi con delle piante appassite (che ormai di vivo ce ne era solo il ricordo)… soltanto una taverna poteva avere una facciata così nauseante… L’”Ostrega Embrega”!

L’”Ostrega Embrega” e “Il Gufo all’Incontrario” erano famose in tutta Talassio per la loro storica rivalità.

Entrambi aperti ironicamente nello stesso giorno dello stesso anno, i due locali iniziarono una vera e propria guerra con tanto di spie, diffamazione, furti e vandalismo; nonostante L’”Ostrega Embrega” servisse clienti di superiore ceto sociale della taverna di Fecco.

La fine dello scontro arrivò dopo cinque anni con l’imparagonabile fama che ottenne la taverna di Fecco grazie all’arrivo di Porro, il cui carisma riusciva a intrattenere qualsiasi essere dotato d’intelletto.

L’”Ostrega Embrega” iniziò a perdere tutti i suoi clienti e non riusciva più a coprire i costi di mantenimento, il che portò la taverna di lusso a cadere nell’oblio diventando un qualsiasi buco dimenticato da anima viva.

Ormai l’attuale “Ostrega Embrega” non era altro che una macchia sbiadita della meravigliosa taverna che era nei suoi tempi d’oro, la sua rovina è facilmente associabile all’intervento di Porro, senza le doti naturali del bardo probabilmente l’Ostrega Embrega avrebbe vinto lo scontro schiacciando la povera attività di Fecco con i suoi superiori incassi.

Nessuno capirà mai le motivazioni per cui queste due taverne dalle clientele totalmente divergenti abbiano deciso di scontrarsi, l’unica cosa che rimarrà nota alla storia sarà l’esempio di come l’odio e il disprezzo umano possano portare disperazione persino nelle minime cose.

Porro guardò con molto rancore l’insegna illuminata dai cristalli catalizzatori.

“Tra tutti i posti… qui mi dovevate portare? Non mi dite che volete infliggere a questa taverna lo stesso destino della sua acerrima nemica! Allora…”

Porro prese un bastone di legno sul ciglio della strada, avvolse intorno alla sua estremità la benda che costituiva la futile medicazione di Cagliarus e con un accendino diede fuoco alla sua torcia improvvisata.

“PORRO NO-“

Gridò Cagliarus bloccando il bardo dal commettere l’incendio doloso.

“Non siamo qui per bruciare il locale, Porro. Ti rilevi una risorsa molto più… infiammabile di quanto aspettassi” commentò Artemius ridendo.

“Se non siamo qui per bruciare la locanda, perchè siamo qui?”

Chiese Porro, lanciando il bastone incendiato in mezzo alla strada.

“Accomodiamoci, qui fuori tira un’aria gelida. Entra, ti spiegherò tutto al caldo” rispose Artemius.

Porro riprese il bastone ancora incendiato e replicò:

“Piuttosto mi riscaldo con le amorevoli e sanguinarie fiamme dell’inferno, tanto mi dovrò abituare per quando passerò a miglior vita!”

“Allora addio Porro, la tua utilità è molto limitata nel nostro progetto, possiamo fare a meno del tuo aiuto.”

Rispose il ragazzo dagli occhi smeraldo mentre apriva la porta della malandata osteria.

I due fratelli entrarono nella locanda lasciando Porro solo in mezzo alla strada con la torcia in mano.

Porro guardò per qualche secondo finchè non abbandonò i suoi principi enunciando:

“Va bene, va bene… Vengo! Ma soltanto perchè mi state simpatici eh! Non perchè siete le uniche persone che mi rivolgono la parola. Non sono disperato, ho molti amici, potrei andare da loro in qualsiasi momento! Quindi trattatemi meglio!”

Il bardo lanciò il tizzone in fiamme al fianco della scalinata e decise di entrare nel locale tanto odiato.

Appena entrato si stupì di come l’”Ostrega Embrega” fosse l’esatto contrario della taverna in cui lavoras- lavorava, lavorava!

Porro ancora non riusciva ben a metabolizzare il tragico evento.

La sala principale era molto vasta, ci saranno voluti minimo trentacinque passi per attraversarla tutta, ma nonostante ciò la sala era occupata soltanto da quindici bassi tavolini, accompagnati ognuno da quattro cuscini di vario colore.

Il soffitto era alto e coperto da un sottile strato di basalto verde.

Le pareti erano composte da pietre a Porro non note, però quello che colpiva il bardo erano le magnifiche ed eleganti finestre situate sulla parete esterna della taverna.

Il fondo della stanza era occupato da un vuoto e logoro palcoscenico.

Porro annusò l’aria, profumava?

Nelle narici dell’howling entrò una piacevole fragranza che ricordava i fiori primaverili appena sbocciati, un odore imparagonabile e decisamente più gradevole del pungente fetore di alcohol e sudore, classico della taverna di Fecco.

Nonostante il locale fosse splendido e meraviglioso, la clientela non era considerabile tale.

Le uniche due persone sedute ai tavoli avevano lo sguardo perso nel vuoto e non sembravano emettere respiri.

Una voce molto vicina a Porro gli chiese:

“Allora hai finalmente smesso di lamentarti?”

Porro fece uno sbalzo dallo spavento e si girò verso la fonte della voce: era Artemius, appoggiato al fianco della porta d’ingresso.

“Ti hanno mai insegnato da piccolo a comportanti come un comune mortale?” rimproverò il bardo.

Artemius continuò con un ghigno compiaciuto in volto.

“No e non imparerò mai. Piuttosto, vogliamo accomodarci? Non sono abituato a dormire a testa in giù come voi howling.”

“Simpatico- piuttosto, dov’è Cagliarus? Perchè non lo vedo da nessuna parte?” chiese il bardo.

Artemius socchiuse gli occhi, come se il bardo avesse chiesto qualcosa di altamente stupido e senza senso.

Porro, confuso, si girò in direzione dei tavoli, per poi notare che il colossale fratello di Artemius era letteralmente al fianco del bardo.

“Ah!” esclamò il bardo con stupore.

“Mio caro Porro, mi stanno venendo dubbi sulle tue caratteristiche da uccello cacciatore, Cagliarus è stato al tuo fianco tutto il tempo” enunciò Artemius.

“Lasciamo stare, sediamoci, va, che è meglio” rispose offeso Porro.

Il bizzarro trio fece per accomodarsi quando una cameriera li fermò chiedendo se avessero prenotato il tavolo.

Artemius guardò intensamente la cameriera facendole capire la sua risposta senza nemmeno fiatare.

La cameriera fece accomodare il gruppo e prese le loro ordinazioni per poi lasciarli soli.

Passò qualche secondo di silenzio finché Porro non chiese.

“Allora, mi volete dire a cosa vi servo?”

“Il tuo compito, mio caro bardo, è quello di convincere il commerciante che presto si unirà a noi ad abbassare il prezzo dell’artefatto per cui proviamo interesse.”

Spiegò Artemius, con lo sguardo concentrato sulla forchetta posta sul suo tovagliolo.

“Posso sapere almeno cosa sia questo ‘artefatto’?”

Continuò Porro intento a nascondere il dispendioso bicchiere che aveva appena rubato dal tavolo.

“E’ una mappa del-“

Cagliarus fu interrotto dal brutale intervento della gomitata del fratello.

“Lo scoprirai vivendo, mio caro howling” rispose Artemius sorridendo.

Porro sbuffò e distolse l’attenzione dai due fratelli, che come loro solito avevano iniziato a litigare.

Il bardo diede un lungo sguardo al palcoscenico, il suo unico regno, dove si sentiva a casa e padrone della propria vita… sarebbe stato bello salire e suonare una bella canzone…

Porro con la coda dell’occhio riuscì a notare una piccola figura salire la bassa scalinata del palcoscenico.

Un essere barbuto alto poco più della metà di una zampa di Porro, un halfing probabilmente, con un vestito azzurro molto imbarazzante, si stava arrampicando su uno sgabello per lui decisamente troppo alto.

“Aspetta… non può essere lui. Non lui. No. No. No. No. Tutti tranne lui. Per piacere no. Tutti tranne lui! Per amor di Celestina, no!”

Serie: Le Cronache di Assylum


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