
La teoria dello schianto controllato
Serie: Ritrovarsi
- Episodio 1: Anni dopo
- Episodio 2: Delusione amorosa
- Episodio 3: Alle corde
- Episodio 4: L’esilio
- Episodio 5: Ritrovare un amico
- Episodio 6: La teoria dello schianto controllato
- Episodio 7: Più forti insieme
- Episodio 8: Un incontro importante
- Episodio 9: Attraversare una soglia
- Episodio 10: Un nuovo inizio
- Episodio 1: Lo Splendido
- Episodio 2: Nuove conoscenze
- Episodio 3: Un invito
- Episodio 4: Un nuovo amore
- Episodio 5: I giorni grandi
- Episodio 6: Il giorno grande
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Da poco più di un anno Carlo si era fidanzato con Paola, una ragazza poco più giovane di lui che frequentava biologia a Pisa e che abitava in una bella villa appena fuori Lucca, così qualche giorno dopo il mio arrivo andammo a trovarla casa.
Arrivammo con la macchina in una strada comunale poco frequentata fuori dalla città dove si trovava la casa dove Paola viveva con i suoi e una sorella più piccola. La casa era bassa, colorata di bianco con una recinzione di mattoni e tutto intorno era circondata da un grande giardino, un po’ selvatico, ma pieno di alberi e fiori; sul retro il giardino affacciava direttamente con la campagna e solo una sottile rete verde lo separava dai campi che scendevano giù da una collina ripida che si addolciva proprio a ridosso della recinzione.
Paola ci aspettava sulla porta di ingresso, era alta e longilinea, coi capelli lunghi e neri raccolti in una coda. Si avvicinò sorridendo dicendomi: “Allora sei tu il famoso Federico, non sai quanti racconti di te mi ha fatto Carlo, praticamente mi sembra di conoscerti da anni!”
Le sorrisi anch’io e quella sua esclamazione e le risposi: “Grazie, sono contento di questa accoglienza!”
Le sue parole mi avevano fatto sentire una familiarità immediata in un posto e con una persona che avrebbero dovuto essermi così estranei.
Entrammo in casa, e vidi che aveva un ampio salone, che comunicava con l’ingresso, e in cui c’era una grande libreria addossata alla parete di fronte all’ingresso e un paio di divani e una poltrona ampi e comodi che stavano di fronte a un grande camino sulla parete alla sinistra. Sulla parete a fianco del camino c’era un’ampia vetrata che dava sul giardino di fronte alla casa e che in quel momento illuminava la stanza con una luce calda.
Paola ci chiese se volevamo un caffè e ci fece entrare in cucina da una porta di fronte all’ingresso, la cucina era di tipo moderno, ma con qualche mobile più rustico che creava un bel contrasto. C’era una larga penisola con degli sgabelli su cui ci accomodammo e cominciammo a parlare mentre lei preparava il caffè.
Paola mi disse: “Mi ha detto Carlo della rottura del tuo fidanzamento: posso immaginare quanto avrai sofferto per come è avvenuta dopo tanti anni che stavate insieme”:
Mi piacque quel suo modo di immedesimarsi e di capire il mio stato d’animo.
Le dissi: “Ti ringrazio, anche di te Carlo mi ha raccontato molto, mi ha detto che studi biologia: è una materia che mi ha sempre affacciano molto, come ti trovino?”
“Benissimo, mi piace molto fin da quando ero piccola, è una materia in grande sviluppo, ci sono continuamente nuove scoperte, ti fa sentire davvero sulla frontiera”.
“È bello sentire la passione che trasmetti, ma già sai cosa vorresti fare?”
“Si, ci sono due o tre campi di ricerca che mi piacerebbero davvero, ma anche il lavoro più applicato in biologia non è mai banale…ma non vorrei annoiarti”, disse sorridendo.
Ma continuai a rivolgerle domande perché, come sempre, mi interessava tutto quello per cui serviva un processo di astrazione rispetto alla concretezza del mondo che mi sembrava sempre un po’ banale.
Dopo il caffè, Paola ci propose di andare a fare un giro per Lucca e così andammo in macchina fino a un viale vicino alle mura maestose della città, che poi attraversammo passando sotto un’ampia porta per entrare in una piazzetta dove c’era un negozio di noleggio di biciclette. Paola disse di prenderne tre perché era il modo migliore per vedere la città e così ci immergemmo nella miriade di stradine, palazzi antichi, torri e campanili e poi salimmo sulle mura dove guardai con meraviglia il viale alberato che era stato costruito lì sopra. Facemmo il giro intero della città in cima alle mura e poi scendemmo per riportare le bici al noleggio e tornare a casa di Paola.
I suoi non c’erano e così lei apparecchiò la tavola e mangiammo ribollita e uno spezzatino con i funghi che le aveva lasciato pronto la madre. Continuammo a chiacchierare durante il pranzo e mi sembrò di conoscerla da anni, in parte perché Carlo le aveva trasmesso tante nostre storie comuni, ma anche per una familiarità fatta da tanti piccoli particolari. Pensai che questa familiarità non l’avevo provata all’inizio con Simona e si era creata solo dopo tanto tempo vissuto insieme, ma era una sensazione effimera e sempre a rischio di svanire di fronte a nuove situazioni.
Dopo pranzo io e Carlo andammo a fare una lunga passeggiata nella campagna dietro casa sua mentre lei approfittava per studiare qualche ora per l’esame imminente.
Camminavamo, accompagnati dal cane di Paola, un grosso maremmano bianco che trottava con grande allegria avanti e indietro, con la lingua di fuori pronto a lanciarsi in estenuanti inseguimenti quando gli lanciavamo la sua pallina.
Lo guardavo incantato, mentre camminavamo su un campo verdissimo, accanto a un piccolo boschetto, con la faccia verso il sole che calava lento, e pensavo alle tante camminate insieme al mio cane Colt, che avevano sempre infastidito Simona e voltandomi verso Carlo gli dissi: “Ho sempre pensato che un cane felice sia la personificazione stessa della felicità. Non ha mezze misure, tutto in lui mostra il suo stato d’animo senza nessun mascheramento: i tanti guaiti, la corsa a piccoli balzi, la sua bocca aperta a sorridere, i mille andirivieni intorno a noi”.
Carlo mi ascoltò attento e poi rispose: “E’ vero, per questo mi ha sempre dato un grande senso di gioia portare il cane di Paola a camminare, perché scatenare una felicità così enorme, così completa in un essere a cui vuoi bene ti contagia e ti trasmette parte della sua gioia”.
Rimasi un attimo in silenzio e poi dissi: “Proprio così, poi oggi è ancora più bello perché non devo sentirmi in colpa per qualche mancanza verso Simona, non devo avere la fretta di doverla chiamare o andarla a prendere, non ho il timore di sentirmi rimproverare perché non mi sono fatto vivo tutto il pomeriggio”.
“Ti era proprio entrata nel sangue questa ansia eh?” disse lui.
“Sì, più vado avanti e più mi sembra inconcepibile essere stati insieme così tanto tempo. Stavamo male entrambi, ma nessuno dei due era in grado di esserne consapevole al punto di riuscire a troncare. Avevo anche paura di trovarmi in un territorio sconosciuto, di non sapere a cosa andassi incontro, ora invece in momenti come questo mi prende quasi un senso di esaltazione perché ne sono fuori”.
Lui annuì e disse: “Una volta ho letto un’intervista a un pilota della marina americana che diceva che l’atterraggio su una portaerei era praticamente uno schianto controllato, perché di fatto era impossibile avere tutto sotto controllo”.
Fece una pausa e chiamò il cagnone bianco che si era allontanato un po’ troppo e poi continuò.
“Secondo me anche il processo di innamorarsi è uno schianto controllato: mentre frequentavo Paola prima di metterci insieme, ho visto che c’erano diverse cose che ci accomunavano: le famiglie di origine molto simili, lo stesso modo di intendere le amicizie, alcune idee e alcuni gusti importanti in comune. Tutto questo mi ha rassicurato: in pratica è stato uno schianto controllato perché era impossibile avere tutto sotto controllo, ma almeno ho cercato di capire se c’erano delle minime possibilità che non fosse per certo un disastro e a quel punto ho mollato la cloche”.
“Hai ragione, probabilmente questo è mancato per me, perché quando mi sono messo con Simona vivevo un momento terribile: avevo mille dubbi sull’università, tu eri andato via mentre gli altri amici si erano fidanzati. Così ho visto Simona, che era bella e simpatica e mi è sembrata una scialuppa di salvataggio a cui aggrapparmi e poi ho passato anni a cercare di aggiustare il nostro rapporto per farlo diventare quello che non riusciva ad essere”.
Ci fermammo un attimo e lui mi disse con aria seria: “Spero davvero che la prossima volta ci possa essere anche per te uno schianto controllato”.
Gli sorrisi e sentii un forte senso di intesa nei suoi confronti e poi ci avviammo verso casa di Paola.
Serie: Ritrovarsi
- Episodio 1: Anni dopo
- Episodio 2: Delusione amorosa
- Episodio 3: Alle corde
- Episodio 4: L’esilio
- Episodio 5: Ritrovare un amico
- Episodio 6: La teoria dello schianto controllato
- Episodio 7: Più forti insieme
- Episodio 8: Un incontro importante
- Episodio 9: Attraversare una soglia
- Episodio 10: Un nuovo inizio
Molto interessante questa teoria! Mi è proprio piaciuto questo ritrovamento tra i due amici, è proprio come ai vecchi tempi, ma sono entrambi più maturi. Soprattutto Carlo, rispetto alla prima stagione è enormemente più sicuro e tranquillo
“perché scatenare una felicità così enorme, così completa in un essere a cui vuoi bene ti contagia e ti trasmette parte della sua gioia”
Molto bello e molto d’accordo
“l’atterraggio su una portaerei era praticamente uno schianto controllato, perché di fatto era impossibile avere tutto sotto controllo”
Paragone azzeccatissimo e perfetto per motivare il titolo. A mio vedere poteva essere il nome di tutta la serie. Ma non ho ancora letto il seguito…
Questo capitolo mi è piaciuto molto.
Sono contento che ti sia piaciuto: avevi letto anche la prima serie che costituirebbe la prima parte o hai iniziato direttamente da questa?
Per quanto riguarda il titolo il tuo è un buon consiglio e ci devo pensare: l’unica cosa è che non so se è caratteristico di tutto il progetto o se è solo legato a questa parte di riflessioni sulle storie d’amore.
No ho iniziato con questa serie. Sul fatto che il titolo di questo specifico capitolo possa rappresentare l’intera opera, credo proprio che sia una scelta difficile e che dipenda da come la vedi tu.
A me piace, semplicemente.
“Ti era proprio entrata nel sangue questa ansia eh?”
Bella questa descrizione, e la domanda.
Ti ringrazio per il tuo commento: la descrizione che ti è piaciuta è quella della passeggiata con il cane?
Non sapevo se inserirla: viene da mie vecchie riflessioni da appassionato di cani e mi piaceva inserirla in questo racconto, ma dovevo legarla alla storia e alla situazione e quindi mi interessa capire se la cosa ha funzionato 😉
Si mi riferisco alla descrizione della passeggiata con il cane. E’ molto verosimile e rappresenta bene anche lo stato d’animo del protagonista.