LA VAL DI NO

“DIN DON, DEAN DON, DEAN DON!” sono le campane di Don Dean che suonavano a festa. Nella piccola comunità di montagna, nonostante la temperatura rigida invernale, un numero variabile di fedeli, inversamente proporzionale alla temperatura, si radunava tutti i giorni nella piazzetta antistante la chiesetta di campagna per la consueta messa delle dodici. Non era una massa critica, anche se lo era per certi aspetti, e neanche oceanica; qualcuno li chiamava quelli di “Ocean’s Twelve” ma “Quella sporca dozzina” non demordeva. 

Don Dean officiava la funzione ma quella mattina era in ritardo. Un guasto alla sua Porsche lo aveva bloccato in officina. Era un prete fuori dagli schemi, un prete di “rottura” che “rompeva” abbastanza, tanto da essere attenzionato anche dalle forze dell’ordine, dai Carabinieri in particolare che avevano in paese una Stazione, lontana dalla strada ferrata; forse un tempo anche il treno passava di là, almeno così diceva il Maresciallo anziano. In gioventù aveva coltivato, oltre qualche canna, almeno due – canna-bis – il mito di James Dean, l’attore scomparso in un tragico incidente stradale con la sua Porsche 550 Spyder, anch’essa un mito per i collezionisti, dal valore inestimabile. La sua era invece una Porsche stimata qualche migliaio di euro, che aveva trovato da uno sfasciacarrozze ancora marciante, ma con tanti problemi. Ancora una volta lo aveva lasciato appiedato.  

“Mi ha proprio scassato!” un Don Dean infuriato. 

“Lo sapevi che era scassata” è Ted, “the Mechanic”, un suo amico e anche il suo meccanico di fiducia, chiamato così perché nella sua officina i Deep Purple, e quel pezzo in particolare, si sentivano fino in paese tanto alto era il volume dello stereo. Per Ted la musica era solo progressive, altro che tekno, anche se lui era un meccanico, ma d’altri tempi. “Il motore aspirato della tua Porsche, Don Dean non so come dirtelo, è spirato.”

“Allora riposi in pace.” Con una benedizione Don Dean  impartisce l’ultimo saluto a quell’ammasso metallico dalle forme inconfondibili, che aveva tanto amato. 

“Come faccio adesso ad arrivare in orario? A piedi ci metterò una vita!” A quel punto Ted, dopo un attimo di esitazione: “Senti Dean, Don’t worry! No te preocupes! Ho la soluzione per te. Vedi quella vecchia Ford lì sul piazzale, l’ho rimessa a nuovo e te la presto, così mi saprai dire che cosa ne pensi. Ti va l’idea? Ecco le chiavi”. 

Don Dean prende le chiavi in mano un po’ perplesso, le vie del Signore a volte passano anche per una vecchia Escort; ogni riferimento a Maria Maddalena è puramente casuale. Din Don, scusate il correttore ortografico, Don Dean non si perde d’animo, era un uomo di fede, ma con Emilio non aveva mai condiviso le cene eleganti, anzi, a quegli uomini di poca fede aveva lanciato i suoi strali con prediche di fuoco. Girata la chiave l’Escort Rs Cosworth, con un sussulto, si mette in moto. 

Quella Escort aveva passato la vita sulla strada, batteva forte in testa quando sollecitata ai bassi regimi, Don Dean era abituato al cambio automatico della sua Porsche. Domare quella Escort era comunque un piacere, la voleva sentire gemere mentre con il cambio manuale rigido ben stretto in mano saliva di giri fino in zona rossa, dove il piacere era massimo. L’escort sculettava vistosamente in curva, ma con un immediato controsterzo rientrava in carreggiata. Era una Escort ben rodata, con tanti chilometri alle spalle, ai tanti amatori che l’avevano posseduta aveva dato tante soddisfazioni. Qualche proprietario aveva anche abusato di lei, specialmente fuori strada, sbattendola per ogni dove, finché l’ultimo l’aveva abbandonata in panne proprio sul ciglio della strada: “Non vali più niente, non spenderò più nemmeno un euro per te, brutta troia d’una Escort! Sei da rottamare!”

Ted, impietosito, non se la sentì di rottamarla. “Sarai anche “rotta”, ma io ti voglio ancora “amare”. Quando mi capiterà l’occasione di avere una Escort tra le mani?” Così Ted l’aveva rimessa con tanto amore a posto, nonostante la sua non più giovane età. “Ma chi l’ha detto che tutte le Escort devono essere giovani?” 

Dopo aver messo letteralmente le mani nel motore, smontandolo e rimontandolo, e grazie a qualche leggero lifting e ritocchino alla carrozzeria, Ted l’aveva ringiovanita rendendola nuovamente desiderabile agli occhi dei tanti auto amatori. “Forse un giorno ti venderò, ma al momento sei mia: sarò il tuo protettore.” 

L’Escort ora era in buone mani, aveva finito di passare la vita in strada, ora aveva un tetto sopra la capote, un bel garage puzzolente, sporco e lurido, tutto macchiato da chiazze d’olio nero d’annata. 

Ma torniamo a Don Dean, la storia di una Escort ci interessa poco, interessa solo a qualche utilizzatore finale incallito.

“Ma guarda un po’ cosa mi tocca, diranno che è arrivato Don Dean con una Escort, non gli bastava una Porsche?”

La strada era ancora lunga, e lungo quella strada di montagna piena di curve Don Dean decide di ascoltare un po’ di musica. “Vediamo cosa tiene nel cassetto Ted? Una vecchia cassetta degli Emerson Lake & Palmer: Tarkus. Mitica! Il mio primo amore, mi ricordo la prima volta che l’ascoltai e quel armadillo cingolato mi prese il cuore. Tarkus Eruption, con quell’incipit di un basso ostinato in 5/4 sulle note di un accattivante organo Hammond modificato Goff e di un leslie spaziale, è stato un vero colpo di fulmine, un imprinting che mi ha segnato per sempre. Un bacio Keith, e anche a Greg che ve ne siete andati in cielo. Adesso la metto nel mangiacassette, mi sembrerà di ritornare ragazzino. Fremo dalla voglia”. 

Era arrivato in paese, mancavano ancora poche curve quando un uomo di passaggio gli si para davanti all’improvviso. Don Dean inchioda l’Escort, per un miracolo che quell’incontro non si trasformava in tragedia. Era Mario, il suo nuovo sacrestano che aveva preso il posto della perpetua, che passata a miglior vita non si era dimostrata all’altezza del nome. “Ma sei tu, non ti avevo riconosciuto, non sei a bordo della tua Porsche.” Poi, guardando quella Ford dei tempi passati continua: “Don Dean, ma quanto l’hai pagata ‘sta Escort?”

“Me l’ha data gratis T…..ma prima di finire la frase viene interrotto “Ma che Escort te la dà gratis, suvvia Don Dean, siamo uomini di vita!”

“Me l’ha data Ted the Mechanic, lo conosci anche tu, come macchina sostitutiva!”

“E bravo Ted, così arriverai anche oggi in tempo per la messa delle ore dodici.”

Rosso in volto per lo spavento, faceva a pendant con i capelli color rosso carota, assomigliando al cantante dei Simply Red; forse, visto che non cantava, poteva essere anche Vivaldi: il prete rosso. E per aggiunta di sinistra. 

La piccola folla che si era radunata sul sagrato lo vede arrivare accogliendolo con un applauso. Don Dean, accostata la Escort a fianco della chiesa, spegne il motore riportando il silenzio nella vallata. “Mannaggia la marmitta bucata, devo dirglielo a Ted quando la riporto!” Poi, salutati con un gesto della mano, si avvicina a loro.

“Don Dean, che fine ha fatto la tua Porsche?” era la ovvia domanda per un prete chiamato Dean.

“Mi ha lasciato per sempre, ma la terrò eternamente nel mio cuore. Bando alla tristezza, com’è andata oggi, ci sono stati scontri con la Polizia?”

“I soliti tafferugli, Don Dean, come al solito.”

“Me lo immaginavo. Ma noi siamo tosti, costi quel che costi, li fermeremo,” risponde Don Dean “io sarò sempre con voi nelle preghiere. Dobbiamo salvare la Val di Susa, preservarla dall’opera maligna dell’uomo che vuole snaturarla violentandola. Siamo più di tre, no? Il treNò non passerà mai: NO PASÁRAN! La vita va vissuta e goduta lentamente, l’alta velocità non è di questa terra, non è nei progetti del Signore. NO TAV è il nostro motto!”

“Sì, NO TAV! Sì, NO TAV!” tutti in coro. 

“Sì Din Don!” ma era una campana stonata nell’ultimo rintocco.

Don Dean, accolti tutti i fedeli all’interno della chiesa, alza le mani al cielo rivolgendosi a Dio con le solite due invocazioni, come tutti i giorni da qualche mese.

“Signore, dacci la forza di lottare contro l’opera maligna della TAV per conservare la nostra splendida valle come Dio ce l’ha donata.”

Tutti i fedeli: “Signore, noi tutti ti supplichiamo: NO TAV”.

“Signore, benedici i tuoi fedeli che si oppongono alla TAV, proteggili dai pericoli e dona a loro la forza per superare tutti gli ostacoli che troveranno lungo la strada.”

Tutti i fedeli: “Signore, noi tutti ti supplichiamo: NO TAV”. 

Un fedele in fondo la chiesa, che non era della zona, uno straniero per tutti i presenti, scuote la testa perplesso. Don Dean, che lo aveva riconosciuto, si rivolge a lui con queste parole: 

“Fratello Patrizio, qual buon vento ti porta in questa valle?”

“Veramente è colpa del navigatore, pensavo di aver digitato Alpe di Siusi invece eccomi qua in Val di Susa, reminiscenze di una vita passata come turista per caso con la mia ex compagna.”

“Si vede che il Signore ha un altro progetto per te. Senti Patrizio, caro fratello, penso di essere stato chiaro nella supplica che ogni giorno rivolgiamo al Signore, per ben due volte ripetutamente, unisciti anche tu nella preghiera:

                      ORA PRO NO BIS!

“Ma Don Dean, non è che siamo su scherzi a parte?”

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Discussioni

  1. Ciao Fabius, altro racconto che fa riflettere con un sorriso su diversi argomenti, dalla prostituzione alla TAV. Veramente bravo per riuscire a sollevare queste questioni in maniera allegra e divertente, senza però offendere e mancare di rispetto. Te l’abbiamo detto più volte e continuo a ribadirlo fino alla nausea. Questi pezzi sono sceneggiati di cabaret. Li vedrei bene recitati da Cristian De Sica o Brignano ecc. Bravo!

    1. Povera Ford Escort, una vitaccia davvero. Per chi promette un pullman di tr**e potremo sempre regalare una vergine di Norimberga. Forse sono stato troppo pungente, ma ormai non batte più chiodo! Grazie Carlo, sempre troppo buono.

  2. All’inizio ho pensato che questo Don lo avrei visto bene a Roma, lui e la sua macchinona, e non disperso fra i monti. Poi ho capito. Un luchador della vita a sostegno di una comunità, alternativo e “diverso”, ma alla fine come i suoi fedeli o seguaci. L’idea mi piace molto. Chissà, nella vita reale, come andrà a finire? Racconto come al solito scritto molto bene, divertente a tratti, profondo sempre. Ritmo frenetico che non ti molla fino alla fine.

    1. Chiedo “perdono” ” per Don” e tutte le battute con riferimenti sessuali. Di certo Don Dean mi assolverà, non so i lettori di questo sito abituato ad altri standard narrativi. L’importante è che qualcuno si diverta a leggere il mio racconto come mi sono divertito io a scriverlo. Se ti ha divertito sono doppiamente contento. Muchas gracias Cristiana.

  3. Buon giorno Fabius. Niente di meglio, per un buon risveglio, che dia inizio alla giornata, del din don e del don Dean di questo tuo racconto. La foto cattura lo sguardo; vien voglia di andarci subito, in un posto cosi`. I doppi sensi a iosa fanno sorridere e tengono alto il ritmo narrativo. Il sorriso svanisce quando sfiori, sia pure con leggerezza, un tasto dolente. Se potessi mi unirei anch’io a quei fedeli “protestanti”, per partecipare in qualche modo alla rivolta contro uno scempio che produrra`ulteriori danni incalcolabili sull’ecosistema globale, gia`duramente compromesso da molte altre sciagure umane.