
La vecchia sfida
Il motore della UAZ borbottava come un vecchio all’ospizio. Rodrigo lo sapeva, da quando i russi non inviavano più pezzi di ricambio poteva darsi che le macchine che guidava lo lasciassero in panne in mezzo alla savana. Più che Dio, pregava il Lider Maximo che non succedesse.
Mentre guidava, osservava i dintorni.
Lì una volta aveva teso un’imboscata agli uomini dell’UNITA, lì invece c’era stata una battaglia contro i sudafricani. Se i cubani avevano dalla loro molti uomini, i sudafricani avevano una proliferazione di mezzi che li portava a soffrire meno perdite.
Non fa niente, diceva sempre durante i bei tempi dell’operazione Carlota: l’importante è scacciare i seguaci dell’Apartheid dall’Angola, diceva.
Alla fine, giunse nei pressi di un fiume.
Il ponte tagliava il corso d’acqua con la sua ombra e oltre di esso c’era una Willis tirata a lucido, nulla a che vedere con la UAZ impolverata.
Rodrigo scese portandosi dietro il vecchio AK74M.
Vilhelm fece lo stesso con un Galil.
Ah, non un fucile yanquì, ma israeliano. Del resto Israele faceva con i palestinesi la stessa cosa dei sudafricani con le persone di colore prima dell’elezione di Mandela.
«Guarda, un razzista!».
«Guarda qua, un imbecille marxista!».
«Io sono per l’abolizione della proprietà privata perché dobbiamo aiutare il popolo».
«Io invece credo in Patria, Dio e Famiglia. Ah, se Terreblanche non fosse mai stato assassinato…».
«Ha fatto la fine che meritava!».
«Era un patriota. Voi cubani invece…».
«Voi boeri invece siete dei chiacchieroni e basta» lo interruppe. «Pensa a combattere».
«Noi abbiamo l’atomica, dell’Avana non direi la stessa cosa». Sputò nella sabbia.
Rodrigo perse la calma. Pensò alla crisi dei missili del 1962, poi corse sul ponte per raggiungere il boero.
Stava per raggiungerlo, quando il sudafricano si mise in ginocchio, gli puntò contro il Galil e tirò il grilletto… ma nulla, non esplose neppure un colpo.
Rodrigo scoppiò a ridere. «Gli israeliani hanno toppato…».
Fu addosso al sudafricano e stava per esplodergli una raffica in faccia, ma l’AK74M fece cilecca.
«Possibile? Possibile che…?».
Anche Vilhelm rise.
«Cosa dicevi degli israeliani?».
Si scambiarono una lunga occhiata piena di minaccia, ma dopo un istante risero tutti e due.
«Sai, “compagno”, forse siamo troppo vecchi per combatterci, non pensi? La Guerra Fredda è finita da un bel pezzo, la guerra civile da meno tempo ma ormai c’è Lourenço…».
Rodrigo aveva voglia di menare le mani, ma trovò che il collega avesse ragione. «In effetti… anche se siamo tutti e due dei mercenari, adesso io non riesco più a combattere. Meglio lasciar perdere le nostre sfida e vendetta».
«Senti a me, Rodrigo, da quella parte c’è un villaggio con un bar che serve ottima birra tedesca. Che ne dici? Né cubana, né sudafricana, ma neutrale».
Rodrigo fece spallucce. «Meglio andare a bere qualcosa».
Salirono tutti e due sulla Willis e si diressero verso il villaggio.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Anche se nella finzione, ho apprezzato tantissimo questo brindisi fra supposti nemici!
Grazie Micol!
Magari queste cose succedessero anche nella realtà, invece che spararsi una bella birra. Ottimo spunto
Grazie del tuo commento!