L’abuso dei puntini di sospensione (e quando, invece, conviene usarli)

Articolo tratto da LibriCK – La rivista degli scrittori n. 12.


I puntini di sospensione – solo tre, mai di più – sono tra i segni di punteggiatura più delicati e, purtroppo, anche tra i più abusati nella narrativa contemporanea. Soprattutto dagli autori esordienti e anche a causa della diffusione della messaggistica via chat. Nati per suggerire un’interruzione, un non detto, un vuoto di senso, sono oggi inflazionati a tal punto da risultare quasi invisibili o fastidiosi. Ma perché così tanti autori ne fanno un uso eccessivo? E, soprattutto, quali sono i casi in cui è opportuno utilizzarli?

Che cosa sono, davvero

I puntini di sospensione servono a evocare una pausa o comunicare un non detto. In ambito letterario, sono uno strumento potente, ma richiedono precisione, controllo, senso del ritmo. Si usano:

  1. nei dialoghi, per rendere esitazioni e reticenze.
    «Volevo dirti che… no, niente, lascia stare.»
  2. nel flusso di coscienza o nei pensieri indiretti liberi, per descrivere l’esitazione o l’andamento sincopato del pensiero, che raramente è lineare.
    Forse avrei dovuto… no. Era tardi. O forse no. Forse era solo paura oppure… ma sì, era paura, tutto qui.
  3. nelle citazioni troncate, per indicare che il testo è solo parziale.
    “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti…”

Perché gli autori emergenti abusano dei punti di sospensione

Scrivere con cognizione di causa richiede impegno, studio, tempo e passione. Le motivazioni che possono indurre un autore in erba ad utilizzare la scorciatoia dei puntini di sospensione sono molteplici, vediamo di analizzarne due.

Insicurezza narrativa

La prima spiegazione affonda nel campo delle emozioni: la paura. Di cosa? Del punto fermo. Sì, paura del punto fermo. Il punto chiude, definisce. I puntini invece lasciano tutto sospeso, sollevando l’autore dal prendere una posizione netta. Molti scrittori alle prime armi temono che un’affermazione decisa suoni definitiva, e usano i puntini per restare nel vago. È una forma di insicurezza narrativa: non osano chiudere un concetto. Si ignora, però, in questo modo, che la chiarezza è il cuore della buona scrittura. Andrebbe quindi ricercata, scoperta e offerta ai lettori con convinzione. Non abbiate paura di far emergere quello che è dentro di voi, quello che sapete essere certo, quello che vedete con gli occhi dei vostri personaggi. Non abbiate paura di dire che il gatto non deve salire sul divano, punto e basta.

Esempio errato:
“Non abbiate paura di dire che il gatto non deve salire sul divano, punto e basta…”

Esempio corretto:
“Non abbiate paura di dire che il gatto non deve salire sul divano, punto e basta.”

Illusione di profondità

Uno dei motivi principali per cui gli autori emergenti abusano dei puntini di sospensione è la convinzione che questo segno sia di per sé capace di creare atmosfera, mistero, pathos. In altre parole, che basti disseminare il testo di “…” per farlo sembrare più intenso, drammatico o poetico. In realtà, questa è un’illusione. L’effetto dei puntini è superficiale: dà al lettore un’impressione momentanea di sospensione, ma raramente aggiunge sostanza. Se la frase è debole, i puntini non la rafforzano: la rendono solo più incerta. Se usati male, diventano cosmesi narrativa: un trucco che maschera la mancanza di contenuto, ma che non può reggere a lungo. Il lettore esperto percepisce subito che l’autore cerca di sostituire la forza delle par-le con un artificio grafico.

Esempio errato:
«La mia vita… un enigma… un dolore che nessuno può capire…»

Esempio corretto:
«La mia vita è un enigma. Un dolore che nessuno può capire.»

La seconda versione è più incisiva, perché si affida al significato e non alla punteggiatura.

Non si pensi che i puntini rendano automaticamente una frase più sofferta o intensa. In realtà, la vera emozione nasce da scelte lessicali forti, immagini originali, ritmo ben dosato.

Come superare il problema dei puntini di sospensione e andare oltre

Nella maggior parte dei casi, è sufficiente astenersi dall’uso. Fatta eccezione per gli esempi citati a inizio articolo (esitazione nei dialoghi, nel flusso di coscienza e troncamento di citazioni), se nel vostro testo riscontrate dei puntini di sospensione, provate a sostituirli con uno dei seguenti modi:

  • una virgola, per una pausa leggera;
  • un punto, per una conclusione;
  • niente, se la sospensione non aggiunge nulla;
  • una descrizione dell’emozione, se l’effetto è troppo vago.

Esempio errato:
«Io… non credo sia giusto…»

Esempi corretti:
«Io non credo sia giusto.»
«Io non credo sia giusto» disse, abbassando lo sguardo.

Tiziano Pitisci

LibriCK n.12 – settembre 2025

E voi? Quale rapporto avete con i puntini di sospensione? Ne avete abusato in passato? Lo fate tutt’ora? Avete intenzione di lavorarci sopra dopo la lettura di questo articolo? Fatecelo sapere nei commenti!

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Discussioni

  1. Sono indecisa, ho esitato prima di commentare perché ancora non so se fare autocritica, sull’ uso dei tre puntini di sospensione, o ribadire la convinzione – prevista anche nell’ articolo – e come direbbe qualcuno: “quando ce vo’, ce vo'”. Ne ho fatto uso anche in quest’ ultimo episodio di “Le rose e le rouge”, nel dialogo tra i due personaggi del racconto. Di solito sento la necessità di utilizzarli per esprimere esitazione, prima di proseguire la frase in un discorso diretto. Mi baso sul fatto che io per prima, quando parlo, per scrupolo, per un dubbio o un’ amnesia, sospendo e poi continuo la frase.

  2. Articolo come sempre interessantissimo. Personalmente mi rendo conto che anch’io, in molti casi, tendo ad abusare dei puntini sospensivi quasi senza volerlo, ma ci lavorerò su. Grazie mille come sempre, a presto!!!!

  3. Allora, sono un estimatore di Dostoevskij, che ritengo un grande scrittore. Soltanto in “Delitto e castigo” ce ne sono a centinaia, di ‘tre puntini’… che li abbia aggiunti il traduttore? Mah…

    1. Ciao Furio, anch’io ne conto tanti, ma se ci fai caso si trovano prevalentemente nei dialoghi. Poi, ne troviamo in minima parte anche nella narrazione. C’è da dire però che Delitto e castigo è un’opera pubblicata più di un secolo e mezzo fa, e da allora la lingua e il modo di raccontare storie ha seguito un percorso; lo stesso percorso che ci fa apprezzare i grandi classici e allo stesso tempo ci fa notare come alcuni registri narrativi siano cambiati da allora. Grazie per la lettura e per il tuo intervento!

  4. Condivido per quel che concerne la narrazione, ma soprattutto ultimamente mi sono trovata ad usarli con un personaggio che lascia le frasi a metà, ricalcola, è impulsivo ma molto insucuro. Per me hanno una funzione solo in alcuni dialoghi, e per alcuni personaggi. Insomma, li tollero quando sono caratterizzanti e possono dare il senso del respiro, della pausa realistica in un discorso.

    1. Ciao Arianna, esatto, infatti nei dialoghi hanno la funzione da te indicata e rappresentano uno dei pochi ambiti in cui ha senso inserirli. Grazie davvero per la lettura dell’articolo e per aver condiviso le tue riflessioni.

  5. Mi associo a Cristiana, da lettrice li ho sempre trovati fastidiosi, in quanto mi sembra diano un tono “caricaturale” alla narrazione, levandole spessore (non so bene perchè, ma la sensazione che mi viene è questa). Ho sempre cercato di usarli il meno possibile, ultimamente li ho proprio esclusi e cerco di usare altre soluzioni più dirette ed efficaci. Grazie per questa condivisione.

    1. Grazie a te Irene, credo che il motivo per cui le trovi fastidiose sia proprio nel fatto che non aggiungo nulla alla lettura, sono solo una forte tentazione per gli autori perché semplificano la scrittura.

  6. Spesso fastidiosi per chi legge, soprattutto quando quella sospensione narrativa che, visto appunto l’inserimento dei tre puntini, ti aspettavi, agli effetti non segue. Personalmente, preferisco non usarli se non in rarissimi casi.
    Grazie per queste utili delucidazioni.

    1. Ciao Cristiana, sì sono spesso un escamotage poco utile ai fini narrativi e fastidiosi alla lettura. Meglio trovare le parole che lasciarle sospese! Grazie per la lettura dell’articolo.