Le Cinciallegre

«Novità?»

«No, non si è mosso da lì. Di tanto in tanto arriva un cameriere a sostituire il suo drink esibendo un sorriso a trentadue denti: dev’essere un buon cliente.»

Krizia sbuffò leggermente, rivolgendo lo sguardo all’uomo poco lontano. Quella mattina lo avevano trovato seduto sulla sdraio della loggia esterna, occhiali scuri e cellulare sempre fra le mani. Aveva fatto solo una pausa per infilarsi degli auricolari per ascoltare qualcosa: forse musica, forse un audiolibro. Lei e Giovi si erano scambiate un commento sarcastico: tanto pigro da non prendersi neppure la briga di aprire un libro.

Erano amiche da sempre e una volta l’anno si concedevano un viaggio lontano dagli impegni e dalla famiglia. Quell’inverno, avevano deciso di recarsi in Messico. Cinquant’anni suonati, mariti pigri in ciabatte il cui l’unico scopo era guardare la partita alla televisione, figli oramai grandi e in grado di arrangiarsi. Krizia e Giovi erano solite spassarsela: si definivano milf e non disdegnavano qualche incontro romantico.

L’uomo non le aveva degnate di uno sguardo, provocando il loro malumore. Giovi era rientrata in camera per infilare il costume più azzardato che aveva messo in valigia.

«È gay…»

Krizia le fece cenno di abbassare la voce.

Giovi si strinse nelle spalle indispettita. «Che c’è di male? Non vedo altra spiegazione. Non ti preoccupare, non parla italiano. Dev’essere americano, il suo accento è inconfondibile: di solito gli yankee non si prendono la briga di studiare una lingua “morta”.»

«Ah, ok» Krizia sorrise rassicurata. Giovi era professoressa di inglese, non poteva che crederle. «Comunque, No.»

«No, cosa?»

Krizia le rivolse uno sguardo ammiccante. «Prima è venuta una ragazzina. Gli si è seduta in braccio e hanno parlato di un concerto rock a cui hanno assistito il mese scorso: ridevano, erano in confidenza.»

«Uno sugar daddy!» Giovi intercettò lo sguardo perplesso dell’amica. «Uno a cui piacciono le ragazzine: le paga pure.»

«Avessi visto come mi guardava, la piccolina» Krizia rise. «Secondo me, era gelosa. Ora è andata in spiaggia, evidentemente a “papino” non piace nuotare.»

Giovi sospirò, consolata. «Deve essere bello avere tutti quei soldi. Guardalo, se ne sta lì come un re senza degnare nessuno di uno sguardo. Manco al cameriere che gli scodinzola attorno. Mi irritano le persone che non hanno problemi di sorta: noi ci siamo sudate il diritto ad essere qui. Mica siamo figlie di un petroliere!»

«Lui, lo è?» Krizia tornò a volgere lo sguardo sull’uomo. «Ha detto qualcosa che te lo ha fatto pensare?»

«No. È ricco, basta guardarlo. Che fastidio…»

Lo sguardo della donna si spostò in direzione della spiaggia. Una ragazza attraente, sicuramente minorenne, stava sopraggiungendo di corsa con il sorriso fra le labbra e gli occhi illuminati di stelle. Perdutamente innamorata. Una giovane gazzella dalla pelle scura, occhi neri e capelli ondulati mossi dal vento. Una vera bellezza.

Si buttò fra le braccia dell’uomo. Sedette sulle sue gambe, come aveva raccontato Krizia, accarezzandogli una guancia.

Le due amiche trattennero una risatina, mettendosi a spettegolare.

«Are you hungry, Dad?»

«Well… a little. What’s for lunch?»

«Tacos.»

«I love tacos!»

La ragazza gli si tolse di dosso, lasciandogli spazio per alzarsi. Una volta in piedi recuperò un bastone da cieco di ultima generazione, porgendoglielo. «I’m coming immediately»

«Ok, dear. I’ll wait for you at the table.»

Quando si fu allontanato, lo sguardo della ragazza perse ogni parvenza di dolcezza. Si avvicinò alle due donne a muso duro.

«Se vi vedo ancora attorno a mio padre vi riempio di schiaffi! Bitches…» mostrò loro i denti, inferocita. «Nel caso ve lo steste chiedendo, mia madre era di origine siciliana. Io, l’italiano, lo parlo alla perfezione.»

Girò loro le spalle dopo aver mostrato il dito medio, prendendo la direzione in cui era scomparso il padre.

A Krizia e Giovi, rosse come peperoni, non rimase che fissarsi sgomente.

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Discussioni

  1. purtroppo sfogliando la pagina ho letto “non restò che fissarsi sgomente”, così quando hai scritto “forse musica, forse un audiolibro”, ho pensato: “è cieco” 😉
    Bellissimo racconto, molto, molto intelligente. Mai saltare a giudizi troppo affrettati!

    1. Ciao Sergio, ho scritto questo racconto per un lab 😀
      Non sapevo cosa inventarmi, nel filmato c’era un tizio steso su una sdraio con una bibita in mano: aveva gli occhiali da sole e, non so perchè, mi è venuto in mente che poteva essere cieco. Di lì ho costruito un racconto leggero adatto al contesto.

    1. Ciao Giuseppe, di tanto in tanto mi piace far ridere e sono contenta di esserci riuscita!
      Avere un’adolescente in casa aiuta parecchio con la nuova terminologia (fino a un paio di mesi fa non avevo idea di cosa fosse uno “sugar daddy”), penso che anche tu viva le stesse sensazioni stando assieme ai tuoi ragazzi a scuola. Impediscono di invecchiare 😀

  2. Ciao Micol! e qui siamo su Spettegulessssssssss il titolo le fa addirittura sembrare simpatiche! Sei stata troppo buona nel titolo, nel racconto no, come era giusto! Brava Micol, meritavano quella conclusione! Ipotizzavo una cosa del genere come finale, che fosse il padre si, che fosse cieco no, e quindi vergognatevi doppiamente! Ciao Micol, scorrevole, divertente, e si, mai fermarsi alle apparenze! e anche se fosse stato ricco, in generale lo spettegolare rende acidi e brutte… i mostri non ci sono qui? Beh forse si! ;). Congrats!

    1. Ciao Maria Anna, queste “cinciallegre” erano proprio delle fetentone! 😀
      Concordo con te, l’invidia è una brutta bestia e rende “brutti”. Attendo nuove tue, spero nel ritorno al presente di Vincenzo (lui e Gnappo mi fanno troppo ridere).

  3. Spettacolare!
    Mi ricorda una scena simile vissuta in viaggio di nozze con una coppia australiana nella quale lei parlava italiano perchè di origine! Per fortuna che i nostri pettegolezzi erano sottovoce…o lei era sorda!
    Complimenti,,,non è da tutti descrivere alla perfezione il chiacchiericcio! AhAhAhAh

    1. Ciao Claudio. Quelle del mio racconto, sono “cinciallegre” tremende… Un po’ di pettegolezzo ci sta, chi non si è mai guardato attorno mentre era steso sotto l’ombrellone?

    1. Ciao Cristina, per fortuna non tutte le cince sono così “allegre” 😀
      Krizia e Giovi sono davvero tremende, spero di non trovarle distese sotto l’ombrellone vicino al mio.

    1. Ciao Dario. In questo racconto volevo mettere in gioco il vecchio proverbio “l’erba del vicino è sempre più verde”. Anche se in modo meno eclatante, sono molti a giudicare senza vera conoscenza dell’altro.

  4. Ciao Micol, anche in questo tipo di racconto, umoristico, senza tensione sai cavartela alla grande! Le due cinciallegre si son proprio meritate il dito medio😂😂😂, sei stata brava a preparare il colpo di scena finale, ben fatto, lab superato😁!

    1. Ciao Tonino! Appena ho visto il video del lab mi sono immaginata che il protagonista fosse cieco, gli occhialoni da sole mi hanno permesso di lavorarci su. Pettegole e pettegoli sono una brutta razza 😀