
IL CIONDOLINO D’ORO
Serie: IL MIO CANE BOROTALCO
- Episodio 1: IL CIONDOLINO D’ORO
- Episodio 2: GITA ALLA FATTORIA MILESI
- Episodio 3: LA FAMIGLIA DI BOROTALCO E IL GATTO FUFFY
- Episodio 4: IL MAIALE GIGANTE
- Episodio 5: ARRIVANO I LUPI IN FATTORIA
- Episodio 6: BOROTALCO ENTRA IN CHIESA E SPAVENTA I FEDELI
- Episodio 7: LA LOTTA
- Episodio 8: ADDIO BOROTALCO
STAGIONE 1
Era una splendida giornata estiva, il sole non era ancora alto nel cielo, ma il suo sguardo infuocato faceva chinare verso terra le teste dei girasoli che coloravano di un bel giallo vivace un pezzo del nostro giardino. Era il primo agosto ed eravamo riuniti, come ogni anno, tutta la famiglia per fare le conserve di pomodoro.
C’era mio figlio Giovanni con sua moglie Maria, intenti a macinare i pomodori; i miei due nipotini, Teresa e Andrea, che con le loro piccole mani raschiavano dai vasetti i residui delle conserve dell’anno passato; e infine c’ero io che lavavo i pomodori freschi e mi rendevo utile come meglio potevo.
Ci sistemammo, per i lavori, sotto la grande quercia vicino al fiume. Quell’albero secolare, che c’era anche quando io ero bambina, ci faceva da baldacchino creando un cerchio d’ombra e di frescura per lavorare riparati da quel sole di agosto che ormai aveva iniziato, anche lui, con serio impegno, la sua giornata di lavoro. C’erano alcune api che ci ronzavano attorno pigre e appiccicose, si avvicinavano a volte ai pomodori macinati nei recipienti e a tratti urtavano contro i nostri visi leggermente schizzati di salsa, ma non avevano alcuna intenzione di pungerci, erano semplicemente attratte dal succo di pomodoro.
Poco distante da noi, nell’erba, c’erano due gazze che si azzuffavano allegramente tra di loro per contendersi un misterioso oggetto luccicante che una delle due aveva nel becco. «Guardate! Quella gazza ha qualcosa che luccica nel becco!» Esclamò mio figlio, indicando col dito la ladra pennuta.
Teresa si avvicinò silenziosa ai due uccelli, per vedere da vicino l’oggetto della contesa, ma appena superò la distanza di sicurezza, spiccarono il volo e continuarono ad azzuffarsi in aria.
Durante quella esilarante e acrobatica baruffa aerea, le due gazze fecero cadere quell’oggetto piccolo e luccicante, che piombò a terra con un tintinnio leggero, proprio davanti ai piedi di Teresa.
La bambina si chinò e subito lo raccolse.
«Di cosa si tratta? Una monetina d’oro?» le chiese suo padre con tono scherzoso.
Teresa scosse la testa e, con un filo di delusione sul viso, alzò il ciondolino dicendo: «No, papà , è solo un ciondolino di ferro a forma di osso.»
Il sole lo fece brillare per un attimo, come se volesse aggiungere un pizzico di magia a quella scoperta.
«Fammelo vedere, ti prego!» Chiesi incuriosita e con un pensiero nella testa.
Teresa si avvicinò e mi porse l’oggetto metallico. Lo guardai con attenzione, mi aggiustai gli occhiali sul naso e dopo averlo ripulito per bene in superficie, strofinando vigorosamente con le dita, riuscii a leggere chiaramente la scritta Borotalco.
Era incredibile, quel ciondolino era appartenuto a Borotalco, il mio cane di quando ero bambina, e dopo oltre cinquant’anni era improvvisamente saltato fuori dal cuore della terra. Appena lessi quel nome inciso sul ciondolino, rimasi attonita e più di mille ricordi salirono nella mia mente dal fondo dell’anima: mio padre, mia madre, il mio cane, la mia fanciullezza e tutto il tempo andato. Il cuore cominciò a battermi forte in petto e lentamente qualche lacrima cominciò a tremolarmi negli occhi.
«Meno male che il Signore ci ha dato la memoria» pensai, «altrimenti del tempo passato e delle emozioni vissute non resterebbe più nulla». Teresa che aveva solo nove anni, nel vedermi gli occhi bagnati dalle lacrime mi si avvicinò con fare affettuoso e mi disse: «Nonna, perché piangi? Cos’ha quel ciondolo che ti rende così triste?»
«Niente, piccola mia» le risposi asciugandomi gli occhi col dorso della mano, «questo ciondolino che hai trovato, non è un semplice ciondolino di ferro, è d’oro ed è appartenuto al mio cane Borotalco tanti anni fa. Ricordo come se fosse ieri quando lo facemmo intagliare dall’orafo.
Andai con mio padre all’oreficeria Costa, la stessa che ancora oggi si trova in piazza, accanto alla fontana. Da allora è cambiata pochissimo: quando ero bambina era gestita dal signor Ottavio Costa, oggi invece è il figlio Luigi a gestirla.
Gli chiedemmo di realizzare per noi un piccolo ciondolo d’oro a forma di osso, con inciso sopra il nome Borotalco, e adesso eccolo qua, ritrovato dopo oltre cinquant’anni sotto lo stesso albero dove lo perdemmo».
«Ma chi è Borotalco, Nonna?» Chiese Teresa.
«Quando compii sette anni, il mio papà , per festeggiare il mio compleanno, mi regalò un cucciolo di pastore maremmano abruzzese.
Appena lo vidi, raggomitolato in una cesta di vimini, per un attimo credetti che si trattasse di un orsacchiotto di peluche, ma quando mi avvicinai, guardai meglio nella cesta e mi accorsi che non si trattava affatto di un peluche, ma di un cane vero. Dormiva come un ghiro e forse sognava qualcosa che lo agitava, ammesso che i cani sognino, e ogni tanto aveva dei piccoli sussulti nel sonno, muovendo a scatto la zampetta posteriore. Lo accarezzai sulla testa, ma feci lievemente con la punta delle dita per non svegliarlo.
Era bellissimo con quel pelo bianco e soffice e la prima cosa che mi venne in mente guardando quel candore fu il borotalco che avevamo dentro casa, in una scatolina metallica di colore verde.
«Borotalco! …» Dissi con appena un filo di voce, «voglio chiamarlo Borotalco!» Soggiunsi con voce squillante.
«Cosa!?» Esclamò mio padre.
«Mi piace!» Ribatté mia madre, «è proprio un bel nome!»
«Il nome piacque a tutti, anche al mio fratellino Luigino, così da quel giorno chiamammo Borotalco quel cucciolo e facemmo imprimere il suo nome su questo ciondolino».
«E ora dov’è Borotalco?» Chiese Teresa, inconsapevole della vita breve dei cani.
«Non c’è più» le risposi.
«L’avete venduto?» Domandò Andrea, anche lui molto incuriosito da quel racconto.
«No, Non lo avrei mai venduto, era il mio migliore amico», gli risposi.
«È morto, vero, Nonna Celeste?» Domandò Teresa, come illuminata a un tratto sul tempo trascorso.
Effettivamente, il cane non poteva essere ancora vivo, era passato troppo tempo e Teresa se ne era resa conto.
«Dovete sapere, piccoli miei, che i cani non sono come le persone che riescono a vivere anche cent’anni. No, i cani più fortunati non vivono oltre i vent’anni, ma Borotalco non fu così fortunato e morì quando aveva soli tre anni e qualche mese».
Serie: IL MIO CANE BOROTALCO
- Episodio 1: IL CIONDOLINO D’ORO
- Episodio 2: GITA ALLA FATTORIA MILESI
- Episodio 3: LA FAMIGLIA DI BOROTALCO E IL GATTO FUFFY
- Episodio 4: IL MAIALE GIGANTE
- Episodio 5: ARRIVANO I LUPI IN FATTORIA
- Episodio 6: BOROTALCO ENTRA IN CHIESA E SPAVENTA I FEDELI
- Episodio 7: LA LOTTA
- Episodio 8: ADDIO BOROTALCO
“«Meno male che il Signore ci ha dato la memoria» “
Una storia molto dolce che hai saputo raccontare bene. Le parole sono accuratamente scelte e i dialoghi verosimili come lo è l’ambientazione. Mi è particolarmente piaciuto l’incontro generazionale, ma anche l’originalità della scoperta da parte della bimba che dà il via alla narrazione.
Grazie, Cristiana🙂