
Le jacarande
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
STAGIONE 1
Il chiosco dei fiori restava aperto, dalle nove alle tredici, ogni santo giorno. Lo stesso orario di ingresso al camposanto. Di pomeriggio saracinesche abbassate sia nei giorni pari che in quelli dispari, a differenza del cimitero, dove si poteva accedere ogni martedì e giovedì pomeriggio.
Valentina Perra, dalle 13 in poi, era libera di cucinare, riposare, fare pulizie in casa o stravaccarsi sul divano con il secchiello del ghiaccio pieno di popcorn accanto e qualche episodio registrato di Sex and the City sullo schermo della TV.
«Domani pomeriggio che fai?» aveva chiesto Rosa.
«Boh, forse dormo, oppure provo a sentire Clara. Dovrei scrivere un articolo per la rivista.»
«Ma chi, Clara Peddis? Quella che credevano morta ed è tornata dopo dieci anni?»
«Sì, proprio lei. È ricomparsa dopo che hanno ritrovato il marito morto.»
«Quindi il marito non era colpevole.»
«Forse non era colpevole, ma neppure innocente. Non era di certo un sant’uomo benvoluto da tutti; tant’è che ha fatto una brutta fine.»
«Ma è vero che lei stava a Silquà?»
«Un po’ a Silquà e un po’ più in là. Ah ah! E tu domani pomeriggio che fai?»
«Vado in città a vedere lo spettacolo delle jacarande. È strepitoso.»
«A teatro?»
«Ma va’! Mi riferisco alle piante che fioriscono in questo periodo. Ci sono alcuni viali, in città, che sono un’esplosione di fiori, tra il celeste e il violetto. Dall’alto del bastione San Remy, si può ammirare una lunga cascata di chiome, che sembra surreale. Una delle tante attrazioni turistiche, soprattutto per i giapponesi e per i russi. L’anno scorso, in questo periodo, dopo i centosettanta gradini della scalinata per arrivare sulla terrazza del bastione con la lingua di fuori, volsi lo sguardo verso il mare e fu come un miraggio. Una coltre di fiori azzurrini che scendeva dall’alto del viale Regina Margherita, fino ai pressi del porto. Respirare da lassù, annusando l’aria, e perdersi nell’incanto di quella distesa floreale è un ottimo rimedio per disintossicare la mente dallo stress. Perché non vieni anche tu?»
«Mi vuoi morta? Immagino l’aria satura di pollini.»
«Ti metti la mas… va be’, lasciamo perdere. Farò delle foto, vedrai che meraviglia.»
«Ma tu, a parte le foto e la tua solita mania di restare come un ebete in adorazione delle piante, che farai dopo?»
«Niente. Aspetterò sotto un albero che mi cada un fiore di jacaranda sulla testa e poi riprenderò l’autobus per tornare a casa.»
«Spiritosa.»
«Dico sul serio: porta fortuna. Ne ho tanto bisogno in questo momento. E’ un periodo che non dà segni di vita neanche mia madre.»
«Certo, è morta.»
«Che c’entra? Prima la vedevo in sogno, mi parlava, mi rincuorava. Al mattino, appena sveglia, mi sentivo rinata. In un primo momento, ancora intontita dal sonno, non capivo perché. Più tardi mi tornava in mente qualche flash e capivo di averla sognata.»
«Ti dava anche i numeri da giocare al lotto?»
«Ma quanto sei cretina. Io ti parlo del conforto spirituale che mi trasmetteva la buonanima di mia madre in sogno e tu pensi ai numeri per far soldi.»
«Allora spiegami, cara Rosella, quale altro genere di fortuna ti aspetteresti dalla vita, se ti cadesse un fiore di jacaranda sulla testa, o dovessi trovare un quadrifoglio, o una coccinella o un ferro di cavallo, qui fuori, in mezzo all’erba dell’aiuola?»
«La fortuna di poter realizzare il mio sogno, di partire, di fare il master…»
«Ho capito. Sempre studiare, faticare, competere, superare esami che non finiscono mai. Bella fortuna, caspita.»
Rosa era scoppiata a ridere. Le rare discussioni semi serie con Valentina finivano sempre in una sonora risata. Iniziava lei e poi, per contagio, neanche l’altra riusciva a trattenersi.
Avevano camminato sul marciapiede per un breve tratto, continuando a chiacchierare, quando Rosa aveva tentato di metterla in guardia. Troppo tardi: la scarpa sinistra di Valentina era finita nel bel mezzo di un grosso escremento canino. Valentina aveva iniziato a strepitare «Maledetti cani bastardi e padroni incivili che non se ne occupano come dovrebbero.»
«Dai, non prendertela. Porta bene. Vedrai che i soldi arriveranno presto.»
«Quali soldi?»
«Un raschia e piglia, per esempio. Un biglietto della lotteria, o qualche sponsor per l’articolo su Clara Peddis. Dai, chiamala. Questo è il momento giusto.»
Valentina si era lasciata convincere, aveva composto il numero che le aveva fornito il direttore della rivista, Pietro Mastino.
«Niente. Non raggiungibile.»
«Prova a mandarle un messaggio.»
Poco dopo il cellulare aveva iniziato a vibrare. «Pronto?»
«Sono Clara Peddis, aspettavo la tua chiamata.»
«Quando possiamo incontrarci?»
«Domani pomeriggio?»
«Sì, certo, a che ora?»
«Intorno alle 16 e 30, va bene?»
«Okay. Da te, da me o al bar del Cinese?»
«Al bar del Cinese.»
«D’accordo, ci vediamo là. Ti dispiace se ci sarà anche una collega?»
«Nessun problema. Prima o poi l’articolo lo leggeranno tutti, quindi nessun segreto.»
Le due donne si erano salutate, poi Rosa aveva chiesto chi fosse la nuova collega che l’avrebbe accompagnata all’incontro. «A parte la rubrica di cucina di Nina Pibia, non sapevo ci fosse un’altra donna.»
«Si chiama Rosa Testa.»
«Rosa che cosa? Io non ho mai scritto nulla per la rivista.»
«Se sai scrivere una tesi di laurea, puoi scrivere qualcosa anche per la rivista. Intanto potresti darmi una mano come editor e soprattutto per trovare gli sponsor. Mi servono quattro inserti pubblicitari diversi. Io sono una schiappa. A parte i soliti fiori, non riesco a vendere altro. Tu con la tua espressione zuccherina sapresti conquistare chiunque, anche il cinese.»
«Ma chi, il Cinese del bar?»
«Uhm… quello è tosto anche per te. Intendo il cinese vero, in via Dritta, dove c’era il supermercato Nonna Isa.»
«Mi dispiace, non posso. Domani devo andare a vedere le jacarande.»
«Che rottura di pompon. Sei peggio di Chiquito, il merlo indiano di Gemma che ripete sempre le stesse parole: Chiquita banana. Non penserai di pagarti il master con i fiori che ti cadranno sulla testa.»
Sulla bocca di Rosa era comparso un mezzo sorriso che pareva una smorfia, ma dopo qualche istante di esitazione, nel suo sguardo brillava già una nuova euforia. «Affare fatto, però la settimana prossima, a vedere le jacarande, ci andiamo insieme».
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
Mi hai fatto venire la curiosità, così ho cercato “Jacarande” su Internet 😅 Che meraviglia! Ha ragione Rosa, sono bellissime 🌸🌸🌸
É vero sono spettacolari, anche se non potrebbero mai entrare in un teatro, come dice Valentina; forse con l’ intenzione di scherzare, chissà. Grazie Arianna per aver condiviso la bellezza delle jacarande. I boschi di betulle, con tutti i benefici che danno queste piante, non sono da meno.
Un episodio molto bello e scritto benissimo in cui ho sentito molta empatia fra le due amiche. Davvero dolce l’immagine del fiore che cade e si posa sulla fronte. La maniera quasi irriverente in cui viene evocato il ricordo della madre defunta, invece, mi ha fatto sorridere e ho pensato che forse, quando perdi una persona che ami, ricordarla con aneddoti possa aiutare. Adesso ho voglia di assistere all’incontro con la donna ‘scomparsa’ e poi tornata, perché mi incuriosisce. Un 🫂
Quella di Clara é una lunga storia. Riuscirà Valentina a contenerla nelle poche colonne dell’articolo?
Intanto grazie, Cristiana, per l’attenzione dedicata a questo episodio che potrebbe essere considerato una semplice cartolina dalla nostra città.
Una città con tante bellezze naturali, artistiche e architettoniche.
Dal 1968 esiste un gemellaggio tra Cagliari e Buenos Aires per la stessa devozione alla Madonna di Bonaria. Una sorellanza consolidata nel 2013 dalla visita di papa Bergoglio. Il Santuario sorge in un colle che affaccia sul mare. Si narra (storia o leggenda?) che i frati Mercedari dell’istituto religioso sullo stesso colle, abbiano voluto dedicare la basilica alla Madonna di Bonaria (intorno al 1370) in seguito a un evento che venne associato alla profezia di un frate. L’approdo sulla spiaggia poco distante di una cassa che conteneva il simulacro della Madonna col bambino.
Non conoscevo questa leggenda ed è davvero bella anche per il suo aggancio alla storia recente. Meriterebbe un racconto a sé 😊
Leggere delle Jacarande mi ha fatto pensare alle avenidas alberate di Buenos Aires quando esplode la fioritura. Uno spettacolo per gli occhi. Grazie per questa immagine che mi hai regalato 🌸
“La leggenda argentina della jacaranda narra di un enorme albero di jacarandá che si trovava a Plaza Flores a Buenos Aires e che era in grado di fischiare canzoni di tango.”
Cagliari e Buenos Aires hanno tante cose in comune. Le jacarande sono tra queste.
Che bello Maria Luisa. Grazie 💜