L’Equilibrio della Biga

Serie: WAKE UP


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: John accusa Lucas di una rapina, mostrando una foto sul giornale. La salvezza di Lucas, e il cambiamento, è legata solo dicendo la verità.

Lucas entrò come un’ombra nell’aula del Park Lane College.

La lezione era iniziata da pochi minuti e John lo cercava già con gli occhi, sperando di vederlo comparire.

Lucas voleva solo girare i tacchi e sparire.

Perdersi tra le strade bagnate di Leeds, oppure chiudersi nella sua stanza e barricarsi contro il mondo.

Ma non lo fece.

Camminava lento. Si trascinò in fondo all’aula, come se i piedi affondassero in un fango invisibile. 

I compagni gli lanciarono strani sguardi.

Che cazzo hanno da guardare? mormorava dentro di sé.

Seduto nell’ultimo banco, fissava il libro, ma le pagine restavano vuote.

La voce del professore rimbalzava nella testa. Monotona, insistente, come un tamburo lontano.

John gli aveva detto di dire la verità.

Forse parlare di Dave lo avrebbe liberato.

Ma come si denuncia un amico, chi ti ha dato un letto, un rifugio, un motivo per non affogare?

Fuori, la pioggia scendeva pigra.

Le gocce disegnavano righe lente sul vetro.

Il campus era deserto. In fondo, i palazzi squadrati di Leeds. Immobili, freddi. Immutabili, come se ogni cosa nella vita reale fosse solo un’illusione nella sua testa.

Ancora una volta si ritrovava a vivere in un quartiere di merda. La rabbia gli salì come un fiume in piena.

Alcuni nascono con un assegno in tasca: famiglie normali, case calde, soldi, sicurezza.

Altri crescono tra mattoni scrostati, porte sfondate, regole che valgono solo per chi ha forza e culo.

La vita lo aveva già colpito abbastanza.

Cuba, l’Avana: case distrutte, giorni senza luce né acqua, ogni giorno una battaglia.

Poi l’Italia: i bulli, le risate sulla sua pelle meticcia e sull’accento strano.

Ora l’Inghilterra. Leeds — grigia, gelida, l’ennesima prova. E pensare che gli avevano detto che era l’America dell’Europa.

Anche qui valeva la legge del più furbo, del più bravo, del più intelligente di te o del più bello.

«Anche in natura vince il più forte», gli aveva detto Dave, sputando per terra e ridendo.

Piante, animali, uomini: tutti sottoposti alla stessa legge del cazzo.

È la legge dell’universo, come una formula fisica. I pianeti grandi attraggono quelli piccoli.

Tutto ruota attorno alla forza, alla resistenza, alla capacità di sopravvivere.

Lucas si rannicchiò sul banco, cercando conforto nel pensiero che, in fondo, poteva andargli peggio.

Sarebbe potuto nascere in uno di quei fottuti villaggi africani dove la morte arriva presto. Con la pancia gonfia per la fame, la pelle appiccicata alle ossa. Le mosche che prima ti divorano gli occhi e poi ti cagano in bocca.

Ma non ci credeva nemmeno lui.

Dal banco accanto, Faisal lo fissava da quando era entrato.

Lui sì che stava bene — o almeno era quello che pensava Lucas.

Aveva tutta la famiglia a Leeds: genitori, sorelle, cugini, zii. Un intero clan pakistano.

C’era solo un problema. Vivevano tutti nello stesso appartamento.

«Cazzo vuoi, Faisal?»

«Allora, ci vieni alla festa domani? Viene pure il professore.»

«Non lo so. Ho da fare.»

«Ti voglio presentare mia sorella.»

«Non mi rompere i coglioni. Ti ho detto che ho da fare.»

Faisal si afflosciò sulla sedia come un pupazzo sgonfiato.

Lucas sentì una fitta di invidia bruciargli dentro.

John lo osservava.

Lo sguardo assente, le mani strette, il corpo rigido.

Sapeva che Lucas doveva prendere una decisione difficile.

E in quel momento, un ricordo lucido gli tornò in mente.

Suo nonno, seduto sulla poltrona, il caminetto acceso, la voce calma che narrava un mito antico. Un racconto che lo avrebbe guidato per tutta la vita.

«Immagina, caro nipote. Prima di rinascere, devi partecipare a una gara con la biga, come nell’antico Impero Romano. Gli scalini del Circo Massimo sono gremiti di anime esultanti, gli occhi di tutti puntati sull’auriga. Dopo il frastuono delle urla, lo stadio resta immobile, avvolto nel silenzio. I sospiri della folla preannunciano la grande prova.»

John da bambino non parlava. Entrava nel racconto piano, come in un sogno che conosceva già.

«Nell’arena, una biga trainata da due cavalli alati che scalciano, sollevando una nuvola dorata. Uno bianco, puro, vola verso il cielo; l’altro nero, attratto dal basso, dalle passioni.»

Il piccolo John si immaginava vestito da antico romano. Usava la sedia come carro, e sfrecciava tra i tetti dell’antica Roma. La frusta fischiava nell’aria, governava una sedia impazzita, mentre le tegole schizzavano via e il fuoco schioppettava. 

Il nonno divertito lo acclamava dalla sua poltrona.

«Lo scopo della gara,» continuava il nonno, «è restare in aria il più a lungo possibile. Chi vola alto acquista saggezza. Chi cade un subito, si risveglierà in corpo destinato a una vita schiocca.»

«Allora, se muoio e non ce la faccio, rinasco deficiente?» il nonno sorrideva.

«Bisogna saper fare le scelte giuste. Il segreto per governare il carro è…»

«Qual è il segreto, nonno?»

«Pazienza. Equilibrio. Uno schiocco alla passione, uno alla ragione. Così i cavalli restano in volo. Ma a volte il nero è più forte del bianco… e viceversa.»

Il ricordo svanì, lasciandogli addosso un silenzio lucido.

Nessuna parola verso Lucas. Solo la certezza che le scelte sono difficili.

E che l’equilibrio richiede più coraggio che ragione.

Lucas continuava a fissare la pioggia.

Il cuore batteva lento ma inesorabile.

Dentro di sé, un piccolo filo di decisione cominciava a tendersi.

Continua…

Serie: WAKE UP


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Quindi, per il nonno di John, quello che siamo è determinato in parte dalle scelte che si fanno prima di nascere. Una bella metafora che giustifica le divinità e rende tutto più razionale. Bravo, Gianluca.