L’ESTATE DELLA BICICLETTA

Estate 2015.

Avevo provato per mesi a convincerti. Ma temevi di cadere, di farti male. Così, dopo qualche giro tenendoti per la sella, dicevi di essere stanco, mi chiedevi di rimandare al giorno dopo. E allora la bicicletta tornava in garage, a riempirsi di polvere, fino al tentativo successivo.

L’anno precedente, con le rotelle attaccate, andavi come un missile, senza paura. Ma ormai hai quattro anni; i tuoi amici, anche più giovani, sfrecciano sui vialetti dei giardini, schivando alberi e persone, suonando campanelli e trombette. Tutti senza rotelle. Li guardavi con un po’ di invidia, ma niente di più.

Un giorno di agosto però scatta qualcosa; al parco giochi comincio a spingerti sull’erba, ti mollo per qualche secondo, la bici traballa un poco, finché ti fermi. Un paio di volte cadi, ma oggi si ricomincia, oggi si va avanti. Passano un paio di ore, hai sempre più sicurezza, la mia schiena comincia a lamentarsi, ma siamo sulla buona strada. Decidiamo di proseguire domani; la paura è sparita. Forse stanotte ti sognerai di essere ancora in sella, di pedalare sicuro fino al traguardo di un’altra piccola crescita, di una nuova conquista.

Torniamo al parco la mattina seguente. Mi chiedi subito di provare da solo, ti basta una spinta per partire, fai tratti sempre più lunghi. Adesso il gioco è divertente, è appagante. In due giorni conquisti anche la partenza, cominci a frenare, giri per minuti senza fermarti. Regoliamo un poco la sella, sei cresciuto parecchio dall’anno scorso. Non vorresti più scendere.

Ormai sei un campioncino. È passata una settimana da quando hai preso coraggio. Sfidi i tuoi compagni a chi arriva per primo alla fontanella.

Ti guardo pedalare. La spalla destra un po’ più bassa; forse a cercare meglio l’equilibrio. Fai il giro completo dei giardini più volte, senza fermarti. Ogni tanto ti giri verso di me. Ti mostro il pollice alzato; e tu sorridi.

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