Lezioni d’amore

Dall’ampia portafinestra si scorge il giardino, è quasi buio fuori. All’interno, le luci soffuse donano alla stanza un’atmosfera rilassante.

Finn non ha mai sopportato i lampadari, luce troppo fredda. Glielo aveva insegnato il gestore di un bistrot parigino: “se vuoi una luce calda e riposante le lampade devi tenerle in basso”.

Un ultimo sguardo attorno gli dice che la casa è in ordine. Prende un libro da uno scaffale e si va a sedere sulla poltrona accanto alla vetrata, sul tavolino c’è una scatola di legno intarsiato, estrae un sigaro. Mentre lo accende, tra gli sbuffi, lancia un’occhiata alla pendola «C’è ancora un po’ di tempo» dice tra sé, ma a voce alta, come volesse saggiare il suono della voce; poi apre il libro. Attende una visita quella sera, una donna.

Il libro mostra il suo contenuto, dischiuso sulle sue gambe, ma il suo sguardo va oltre, a perdersi in un punto non precisato nella stanza, la sua mente lo accompagna per un tratto, poi svolta e prende a sfogliare un immaginario album di ricordi dove son raccolti i frammenti della sua vita, alcuni ordinati ammodo, altri più confusi.

Hai passato i cinquanta, sei vecchio, Finn: cose ne hai viste tante… Ma quando l’esperienza è chiamata a compensare i riflessi, forse è l’ora di appendere al chiodo gli strumenti del mestiere. Nella tua carriera, hai sperimentato il peggio che l’umanità sia capace di esprimere; e forse quel peggio sei tu, cosa può essere più diabolico di un assassino prezzolato che lavora con passione?

Una carriera iniziata per necessità con l’omicidio dello zio, decumarolo nel brasato, il suo piatto preferito. La mamma, del resto, aveva provveduto a eliminare il babbo, e suo fratello, col cadavere ancora caldo, aveva preteso di farne le veci col sesso e con le botte. Agli inquirenti confessò entrambi gli omicidi – santa donna – e tu hai girato un po’ di famiglie in affidamento, tutte interessate solo a percepire il sussidio. Divenuto maggiorenne fosti finalmente libero. Libero di essere un rifiuto sulla strada, libero di arrangiarti per mangiare o vestirti. Ma la tua buona stella ti fece incontrare Licio, un tale che avevi tentato di derubare, a ripensarci fa sorridere… Lui, invece di incazzarsi, ti prese con sé e t’insegnò tutto quel che sapeva; era un ladro e della vita sulla strada ne sapeva un bel po’. Solo su un punto non eravate in accordo: uccidere. Era contro la sua etica, e quando tre anni dopo decidesti di prendere la tua strada, Licio aveva gli occhi lucidi, perché sentiva di aver fallito con te, proprio sul suo insegnamento più importante.

Da qui, la moviola accelera. Fatichi a ricordare per quante organizzazioni hai lavorato, quanti contratti hai portato a termine. Non sapresti dire nemmeno quanti soldi hai guadagnato… Tanti. Perché se c’è un mestiere che non sente la crisi è proprio il tuo. Non si ha idea di quanta gente voglia vedere morto qualcuno, in apparenza per motivi diversi, ma gli omicidi passionali non si delegano e quindi, a conti fatti solo due: potere e avidità. E siccome si trattava sempre di spregiudicati concorrenti, credi di non aver mai ucciso innocenti. In fondo un’etica ce l’hai anche tu: niente bambini o persone in buona fede. Il che metteva a posto la tua coscienza, come quella di chiunque. In fondo, tutti apertamente ripudiano la guerra, eppure vivono di quella stessa economia che sulle vittime delle guerre fiorisce. E poiché l’offerta del settore è così ricca, non hai mai avuto problemi a essere coerente nella scelta dei tuoi contratti.

Poi, sono successe due cose.

La prima è che hai incontrato Bertille. Una donna bellissima e intelligente, è riuscita a scardinare tutti i tuoi principi sull’amore, fino ad allora solo un’esigenza fisiologica, da pattuire in relazioni commerciali. Lei fa il tuo stesso mestiere, ma questo l’hai scoperto solo dopo e non sapresti dire se quell’affinità abbia potuto incidere sulla vostra intesa. Bertille è stata capace di catturare il tuo cuore, quell’organo ch’eri convinto di non avere e, insieme, hai scoperto pure di non saper più vivere senza di lei.

Non ti eri mai innamorato e, solo conoscendo lei, hai imparato che amarsi non è una cosa che si sceglie, come hai sempre creduto. Ti eri sbagliato, Finn. Ma nel tuo lavoro gli sbagli hanno un prezzo salato.

Ed ecco la seconda cosa che è successa: qualcosa dentro di te è cambiata, lasciandoti sguarnito della freddezza che è la materia prima per portare a termine un incarico, cosicché, alla volta successiva, al posto dell’obiettivo da terminare, hai visto una persona: e non hai onorato il contratto.

Sono curiosi i casi della vita, qualcuno li chiama destino. Ma tu non ci credi giacché, per troppi di quei casi, il fato sei stato tu. No, si fanno delle scelte e anche tu hai fatto la tue. Semmai, il rimpianto è quello di aver scoperto, solo siglando la tua condanna, di avere un buon motivo per vivere. La bizzarra fatalità, in questa consonanza, ha voluto che fosse lei ad assumere il tuo contratto, un accordo a te ben noto, con tre soggetti: uno dei quali eri pur sempre tu, ma stavolta con un ruolo diverso.

Perciò, ora sei qui che attendi. Sai che lei verrà.

Certamente, vecchio mio, ti è balenata l’idea che il tuo sentimento sia corrisposto, e che Bertille abbia accettato il lavoro per salvarti la vita. Però lei ha quasi quindici anni di meno, è una professionista seria; non è come sei diventato tu, e per questo motivo ha tutta la tua stima.

È più probabile che, se è amore ciò che prova per te, il suo intento sia quello di voler chiudere la questione di persona, per così dire: con dolcezza.

Quando la pendola suona dieci rintocchi, la porta del soggiorno si apre e una donna elegante fa il suo ingresso nella stanza dalle luci soffuse.

«Niente lampadari eh?» Saluta lei. In mano ha una bottiglia di vino con un nastro rosso.

Avete messo Mi Piace9 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Hai saputo dare un tocco di umanità a un personaggio inumano, un spietato e cinico sicario. Opera riuscitissima, per me Finn rimane comunque una bestia. Finn ché c’è vita c’è speranza, basta che Finn non sia ancora in vita.

  2. Sai cosa mi piace della tua scrittura? Che narri di amore, ma senza mai scivolare nei clichè, nel banale, nello smielato. Sei riuscito persino a far emergere l’umanità in un sicario.
    A tal proposito, ho apprezzato tanto la figura di lei, molto più giovane: ho avuto la sensazione di “l’alievo supera il maestro”.
    Hai raccontato la storia di un uomo in sole 1.000 parole, dalla nascita professionale alla fine di tutto. Veramente complimenti!

    1. Ciao Mary, grazie davvero per il commento lusinghiero. L’esperimento era proporre il punto di vista di un ruolo di per sé inaccetabile (o deprecabile), ma comunque pertinente a un essere umano che, alla fine, non è immune ai sentimenti. Grazie ancora, ciao

  3. Dicono che due sono le cose che non si devono mai aspettare, ne cercare, perche sono loro a trovarci quando è il momento: la morte e l’amore.
    Quest’uomo per mestiere è stato il destino di altre persone.
    Ora, tocca a lui. Non credo sia pronto. Non lo ea per l’amore, non lo è per la fine. La scelta della seconda persona da la giusta distanza, mi èpiaciuta tantissimo. Lui si allontana da se, noi ci avviciniamo a lui, e tutto viene piu dolce. Almeno, così mi è sembrato.
    Io che in amore non capisco e non imparo mai niente, mi sono chiesta quale sia l’insegnamento suggerito nel titolo.
    Non avrebbe dovuto aprire il cuore?
    O ne è valsa la pena, nonostante il finale?

    1. Ciao Irene, ho apprezzato molto il tuo commento. Benché sia tuttaltro che sicuro di ciò che possa aver appreso io sull’amore, quello che ho provato ho trasmettere è che sia qualcosa che sempre ci sorprende. Che è capace di di far crollare le nostre certezze e sconquassare le nostre convinzioni. E, davvero, non credo ci sia una risposta esatta sulla chiave di lettura, ma se dovessi esprimermi in tal senso, credo che la seconda è quella che si avvicina di più alle mie corde; poiché credo che non si tratti di qualcosa che si può scegliere. Grazie davvero per il tuo contributo e per aver apprezzato la scelta della “seconda persona”, che è stata un po’ sofferta.

  4. Ciao Paolo. Trovo che il tuo racconto funzioni molto bene, con una scrittura solida e un tono riflessivo, ma controllato. La narrazione alterna passato e presente in modo fluido, senza forzature.
    Il protagonista mi ha dato l’impressione di essere un killer romantico e disilluso, segnato da una vita di scelte sbagliate e l’arrivo di Bertille aggiunge ambiguità e tensione emotiva. Il finale è come piace a me. Aperto e che stimola l’immaginazione.

    1. Ciao Cristiana, come sempre, inquadri con una certa precisione la condizione umana dei personaggi. Il mio tentativo, qui, era quello di non confondere la figura del protagosta con lati virtuosi, ma piuttosto caratterizzarlo con una “coerenza professionale” come fosse l’unica fonte di certezze (l’unica cosa in cui pensava di poter credere?). Quanto al finale, ho inteso che abbiamo una qual certa affinità di gusto… Garzie davvero per il tuo tempo

    1. Ciao Arianna, grazie per essere passata. Credo che la tua riflessione rispecchi la coerenza del personaggio, che (a suo stesso dire) ha scelto di stare da un certo lato nella società e non fa nulla per farsi piacere, interpretando persino quell’ultimo ravvedimento non già come volontà di redimersi, ma piuttosto come una debolezza. A presto

  5. Se fossi Finn le sparerei subito, due lacrime e da domani si ricomincia! A parte gli scherzi, delicato, quasi struggente il racconto, ma Finn non mi ispira tenerezza, neanche un po’, ma credo che nemmeno la voglia: è cinico e realista, non ha una gran considerazione di se stesso ed è, molto probabilmente, stanco, dopo aver preso atto che l’unica cosa che non ha mai considerato è invece la più importante.

    1. Ciao Giuseppe, dici bene, Finn è un professionista del male, non accenna a redimersi, e non cerca la compassione di nessuno, benché, nel suo retropensiero, non si senta troppo diverso da chi, pur non premendo un grilletto, non disdegna i proventi di un’economia altrettanto cinica e depravata. Grazie per l’attenzione e il tuo tempo

    1. Forse perché sono tendenzialmente pessimista, nel mio pensiero finisce a schifio… un po’ come hai immaginato tu, ché “nell’era della tecnica” non c’è spazio per i sentimenti.
      Più che altro mi intrigava l’idea di un personaggio che fosse tutt’altro che un buon diavolo… per così dire, apertamente dalla parte dei cattivi, in contrapposizione all’uomo medio e alla sua ipocrisia. Una tristezza, insomma… grazie mille per la tua attenzione, Concetta

  6. Mi hai portato dentro una stanza calda dove però entra il gelo. Ho sentito la stanchezza lucida di Finn, il passato che gratta, l’amore che fa saltare i meccanismi. L’ultima battuta mi ha fatto sorridere e temere insieme.