L’INCONTRO

Serie: OMICIDIO A MERIDA


Ernesto รจ arrivato a Merida, per una breve trasferta di lavoro

Sabato 7

โ€œMi sono perdutoโ€ฆโ€

Mi guardรฒ sorridendo. Aveva profondi occhi neri e una grande bocca carnosa, con poco rossetto.

โ€œรˆ la veritร ?โ€ mi chiese , rallentando un poco il passo.

โ€œCertoโ€ le dissi โ€œnon sono pratico di questa cittร , tutte queste strade con i numeri, non ci capisco niente. Sono qui da ieri: se mi potessi aiutareโ€ฆโ€

Mi guardรฒ ancora, smorzando il sorriso e continuando a camminare.

โ€œMi sembra che volevi seguirmi.โ€

โ€œSto cercando lโ€™hotel dove alloggio, ti ho detto che mi sono perduto.โ€

โ€œTu non sei messicano, perรฒ parli spagnolo. Sei un turista, giusto?โ€

โ€œSono italiano, e mi piace questa linguaโ€ le dissi facendo un piccolo inchino.

Nel frattempo eravamo arrivati davanti ad una vecchia automobile, cosรฌ malridotta che probabilmente stava aspettando il carro attrezzi.

โ€œVa beneโ€ mi disse allora โ€œsali.โ€

Mi guardai un attimo in giro, cercai di aprire la portiera, ma non ce la facevo: sembrava bloccata.

โ€œDevi dare un colpo alla maniglia, un colpo forte.โ€

Dentro cโ€™era un poco di tutto, ma mancava lo schienale del passeggero. La ragazza lo prese da dietro, in qualche modo lo incastrรฒ alla seduta, poi mi fece cenno di salire. Incredibilmente il motore si accese, la macchina cominciรฒ a muoversi per la via.

โ€œQual รจ il nome dellโ€™hotel?โ€ mi chiese.

โ€œLos Duendesโ€ le risposi, guardando il traffico un poโ€™ preoccupato.

โ€œMa stai scherzando? Io lavoro in quellโ€™hotel!โ€

โ€œCi sono solo da ieri, ti ho detto, perรฒ non ti ho mai vista.โ€

โ€œLโ€™hotel che dici รจ a cinque minuti da quiโ€ disse girandosi verso di me โ€œsei proprio sicuro di esserti perduto?โ€

La guardai. Eravamo fermi ad un incrocio. Il motore borbottava, forse qualche pistone stava per mettersi a riposo.

โ€œSentiโ€ le proposi โ€œperchรฉ non andiamo a bere qualcosa di fresco, e poi mi accompagni allโ€™hotel?โ€

โ€œPosso fidarmi di te?โ€ mi chiese, stavolta sorridendo โ€œnon so nemmeno chi seiโ€ฆโ€

โ€œCredo di sรฌ. Sono quello che vedi.โ€

Il motore si fermรฒ, un camion ci superรฒ a sinistra di pochi centimetri, senza nemmeno suonare il clacson.

โ€œMi chiamo Ernestoโ€ dissi tendendole la mano โ€œsono a Merida per lavoro, resterรฒ qui una decina di giorni.โ€

โ€œIo mi chiamo Sofia.โ€

โ€œMa il tuo รจ un nome italianoโ€ le dissi ridendo โ€œcome mai?โ€

โ€œNon lo so. Sofia รจ un nome messicano; ti stai burlando di me.โ€

โ€œMa come, una famosa attrice italiana si chiama come te, non la conosci?โ€

โ€œNon lโ€™ho mai sentita, scusami.โ€

Un altro camion sfiorรฒ la macchina, ancora ferma, sul lato destro. Lโ€™autista fece un segno di saluto dal finestrino, senza girare la testa.

โ€œVuoi che andiamo a piedi?โ€ provai a dire.

โ€œNon ti fidi della mia macchina?โ€

โ€œStavo scherzando.โ€

Il motore ripartรฌ, dopo molti tentativi, sputando una nuvola di fumo grigio.

Mi portรฒ in un locale illuminato da deboli luci azzurre. Cโ€™erano soltanto minuscoli tavolini rotondi e, sopra ad un basso palco, quasi al buio, due ragazzi suonavano la chitarra. Uno dei due stava anche cantando, una ballata americana tradotta in spagnolo. Un cameriere grande e grosso si avvicinรฒ e salutรฒ con un bacio Sofia, a me strinse la mano.

โ€œรˆ il fratello di una mia amica; quando non lavora qui รจ in palestra, a fare sollevamento pesi e ginnastica. Ora ti ha visto e si ricorderร  di te, se per caso dovesse succedermi qualcosa, questa seraโ€ฆโ€

Non capivo se stava scherzando, o veramente voleva mettermi in guardia.

โ€œSappi che non ho nessuna intenzione di cercare guaiโ€ cominciai a dire โ€œsembra molto forte, il tuo amico!โ€

Scoppiรฒ a ridere. Aveva un bellissimo sorriso. Cominciai a ridere anchโ€™io, ma non mi sentivo proprio a mio agio; mi sembrava di essere osservato, malgrado la luce fosse cosรฌ debole. Una grande ventola girava pigramente sul soffitto basso, smuovendo un poco lโ€™aria calda e densa di fumo.

La musica lentamente terminรฒ, si sentiva il leggero mormorio delle coppie. Uno dei due chitarristi venne verso il nostro tavolo e salutรฒ Sofia con un leggero abbraccio. Lei gli disse qualcosa allโ€™orecchio, sorridendo.

Fingevo un poco di indifferenza, ma cominciavo a spazientirmi, mi sentivo estraneo.

Iniziรฒ qualche accordo di chitarra.

โ€œConosci questa canzone?โ€ mi chiese Sofia.

โ€œMi sembra di sรฌ. Lโ€™hai chiesta tu?โ€

Fece cenno di sรฌ con la testa.

Stavano cantando con aria molto ispirata, i due ragazzi: โ€œBesame, besame muchoโ€ dicevano le parole, sopra ad una malinconica melodia โ€œcomo si fuera esta noche la ultima vez. Besame, besame muchoโ€ฆโ€

Sofia mi guardรฒ e mi chiese: โ€œTi piace?โ€

โ€œUn poco triste, direi. Almeno per due che si sono appena conosciuti; non ti sembra?โ€

โ€œOgni cosa che inizia deve finire, Ernesto. E in mezzo cโ€™รจ la disperazione del presente che se ne fugge. La prima volta, poi la conoscenza, poi lโ€™ultima volta. E tutti abbiamo paura della fine.โ€

La canzone, intanto, andava avanti, ripetendo strofe e accordi, con dolce tristezza. Quando terminรฒ si sentรฌ nel locale qualche timido applauso.

Sofia fece un cenno di ringraziamento verso il palco.

โ€œรˆ un classicoโ€ mi disse โ€œuna vecchia e malinconica canzone messicana; la eseguono per i turistiโ€ฆโ€

โ€œรˆ molto bella, Sofia, molto struggente. Forse tu lโ€™hai sentita troppe volte.โ€

Mi guardรฒ, senza sorridere: โ€œForse hai ragione. Adesso ti accompagno allโ€™hotel, se vuoi. Devo tornare a casa.โ€

โ€”

Domenica 8

Gli accordi per il lavoro erano andati a buon fine. Rientrai in hotel alle sette di sera. Non avevo piรน sentito Sofia, dal giorno precedente. Cโ€™era un messaggio alla reception, assieme alla mia chiave: โ€œtelefonami alle nove, se puoi a questo numero โ€ฆ. S.โ€

Sofia. Poteva essere soltanto suo. Vorrร  dirmi di non cercarla piรน, pensai. Forse la nostra amicizia era giร  terminata. Magari sarร  sposata e con figli, e lโ€™altra sera avrร  voluto solo divertirsi un poco. Mi dirร : adios y buena suerte.

Entrai nella mia stanza al sesto piano. Spostai le tende per far entrare un poโ€™ di luce, ma il tramonto stava giร  finendo, il cielo bruciava lontano senza fiamme; due enormi nuvole grigie strisciavano lโ€™orizzonte. In fondo alla strada il solito traffico di vecchi pullman senza marmitta; il solito viavai di venditori ambulanti senza clienti.

Riempii la vasca di acqua tiepida. Mi venne da pensare a quanti segreti potevano nascondersi per le vie e nelle case di ogni cittร .

Qualche minuto prima delle nove chiamai. Sofia rispose subito al telefono, aveva la voce allegra, mi chiese cosa stessi facendo.

โ€œPensavo di andare a letto prestoโ€ risposi togliendomi lโ€™accappatoio โ€œsono abbastanza stanco, staseraโ€ฆโ€

โ€œVa bene. Se domani sera sei meno stanco ci possiamo vedere. Che ne dici?โ€

โ€œDico di sรฌ. A domani, allora.โ€

Serie: OMICIDIO A MERIDA


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