Lo chiamerĂ² Fabrizio

Vale aveva appena terminato la sua metodica igiene personale, in quel frattempo in cucina l’acqua stava bollendo per buttarci gli spaghetti. Otto minuti ancora per la cottura, giusto il tempo per completare le fasi dello strucco. Il timer squillĂ², con la forchetta aveva arrotolato uno spaghetto, l’aveva succhiato e masticato.

accennĂ² con voce sommessa.

Spense il fornello, scolĂ² la pasta per farla saltare in padella immergendola nel condimento giĂ  pronto, fargli due giri a fuoco lento e lo poggiĂ² sulla tavola imbandita.

esclamĂ².

rispose dal soggiorno una giovanile voce maschile.

Vale si era fermata, prese respiro e si piegĂ² in due.

chiamĂ² con voce soffocata.

rispose con voce repressa.

Quando Vittorio accorse in cucina, la moglie aveva il capo chino e fissava il pavimento. LevĂ² il capo e con un sorriso mormorĂ²:

Il ginecologo stava esaminando il tracciato e voltatosi verso l’ostetrica e le infermiere, comandĂ²:

La gravida fu trasportata in sala, seguita da suo marito che aveva chiesto esplicitamente di volere assistere: si vestì ponendosi dietro al suo capo, tenendole strette le mani.

Prima contrazione.

Seconda contrazione.

Alla terza, un vagito irruppe nella sala, mentre l’ostetrica l’aveva afferrato per le gambette e imbracciato come un bambolotto.

esclamĂ².

Vale mandĂ² un urlo a metĂ  fra la gioia repressa e una sana liberazione. Aveva gli occhi appannati dalle lacrime, nonostante ciĂ² aveva la visione chiara delle operazioni di taglio del cordone ombelicale che l’aveva tenuto in vita per nove mesi e del lavaggio successivo. Quando l’infermiera glielo porse, la scena che ne seguì fu contemplata dallo staff con intensa commozione. Quando uscì dalla sala, fu accolta da ovazioni dai parenti presenti fino al rientro nella camera. Non passĂ² mezz’ora che il lettino si presentĂ² a loro, in pompa magna. Il piccolo lord fu subito preso dal padre che si avvicinĂ² alla madre e immortalati in una foto di famiglia: adesso, Vale, stava realizzando l’immensitĂ  di quella eterna missione, in una societĂ  in completa decadenza, verso un futuro privo di ideali, sogni, amore e fede. In quella realizzazione, sul grembo le fu poggiato un mazzo di rose azzurre da una bimba ch’ella riconobbe subito.

La voce proveniva dall’ingresso.

Una bellissima giovane le si avvicinĂ² con le braccia stese fra la commozione della neo mamma.

Carlotta aveva gli occhi gonfi di lacrime nel guardare mamma e figlio. Vale glielo porse e lei lo abbracciĂ² fortemente. Rivolto ai genitori disse:

Vale fu investita da un forte fremito, repentino si trovĂ² risucchiata in un tunnel che la trasportĂ² nella sua camera da letto chiusa, lei fanciulla affetta da una forma grave di leucemia, fra ricoveri, trasfusioni che vedeva in quella camera la sua vita spegnersi e la immane sofferenza dei suoi genitori. Fu quando giunse la notizia di un donatore compatibile che quel miracolo iniziĂ² a prendere forma. AbbandonĂ² quel letto, la vita riaffiorĂ² come le sue amicizie e il ritorno a scuola.

esclamĂ² un giorno ai genitori

Dopo la chiusura delle lezioni e l’uscita dalla scuola, Vale si vide raggiungere dall’auto di sua madre.

La donna che portava gli occhiali scuri per non far trasparire le emozioni, le rispose:

Ebbe un sussulto.

Erano passati sei anni dall’intervento, ormai diciassettenne, raggiunse lo stadio dove era terminato l’evento benefico della Partita del Cuore, corse verso il centro del campo raggiungendo colui che aveva il microfono fra le mani abbracciandolo.

Lui rispose:

Era ritornata in sĂ©, puerpera, madre e moglie felice. GuardĂ² Vittorio, i suoi genitori e rispose:

 

 

 

A Fabrizio Frizzi, memore.

(Roma 05/02/1958- Roma 26/03/2018)

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