
Lo sciacallo del campo di battaglia
Quella guerra gli piaceva.
La chiamavano “del Peloponneso”, e contrapponeva Atene e i rispettivi alleati a Sparta e la sua coalizione. Non si sarebbe mai sognato di unirsi alle truppe combattenti perché, innanzitutto, non aveva i soldi per comperare l’equipaggiamento, e poi non aveva neppure voglia di faticare, di fare altro questo sì.
Sulla piana la battaglia si era appena conclusa, avvoltoi e corvi volavano dappertutto cibandosi dei resti dei cadaveri. Da quel che Democrito poté vedere, la maggior parte dei corpi senza vita era dei caduti spartani. Gli spartani avevano perso la battaglia e ora la stavano pagando cara.
Democrito amava l’equipaggiamento basico dei nemici della sua gente, erano di una foggia più grezza e funzionale di quella delle truppe ateniesi. Fece incetta di elmi, schinieri, corazze a piastre…
«Ehi, tu!».
Si girò a guardare, si paralizzò, aveva davanti una pattuglia di ateniesi. «Salve» li salutò, untuoso.
«Chi sei?». Gli si avvicinarono.
«Sono un ateniese, come voi».
«Che noi siamo ateniesi lo sappiamo». Quello che sembrava un sottufficiale scoppiò in una risata. «Ma tu, sei un oplita?».
«Sì, esatto, sono un oplita, un oplita di quelli esperti». Nel frattempo sudava.
«Però indossi il chitone, e non è neppure un chitone militare». Glielo indicò.
«Sono in congedo». Democrito lasciò cadere la mercanzia che aveva raccolto.
«Strano! In teoria, tutti i cittadini dovrebbero essere sotto le armi. E poi tu dici di essere un esperto». Si lisciò il pizzetto.
«Mi spiace, ma…».
«Non ti preoccupare. Visto che ti abbiamo incontrato, potrai unirti a noi». Il tono di voce era festante.
«Come?». Era incredulo.
«Vieni con noi». Gli fece un cenno.
Democrito obbedì.
Obbedì: era già entrato nell’ottica del militare.
Dopo un breve cammino giunsero nei pressi dell’accampamento e il sottufficiale ordinò: «Fornitegli un equipaggiamento canonico e dopo che si unisca a noi».
In che razza di guaio sono finito, pensò Democrito. Devo trovare un modo per uscirne.
Di lì a poco lo fecero equipaggiare e gli opliti della pattuglia che l’avevano sorpreso mentre faceva lo sciacallo scoppiarono in una risata. «Adesso vieni con noi» di nuovo il sottufficiale.
«Dove?».
«Ma a combattere». Lo trascinarono lontano dall’accampamento e si unirono a un gruppo più sostanzioso di opliti ateniesi. In lontananza, una falange spartana sembrava più un orso che si preparava all’attacco.
«Adesso si combatte!» gioirono tutti.
Democrito capì che non poteva sfuggire al suo destino: avrebbe combattuto – ma svuotò la vescica e l’intestino per la paura.
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Mi piace questa epoca storica, molto ricca di avvenimenti. Non c’entra, però quando ho letto del ‘chitone’ mi sono ricordata di un romanzo di King 🙂
Ciao Cristiana! Grazie del commento. Quale romanzo di King (immagino Stephen) intendi?
è un racconto di guerra che ti manda in guerra con la fantasia
Ah, okay! Grazie mille del commento
Il bello dei tuoi librick, per me che non amo i racconti di guerra, e` soprattutto l’ apprendimento di parole nuove: schinieri, oplita, chitone militare… E poi qualche ripasso di storia che non fa male.
Il nome Democrito immagino non sia quello del filosofo onnisciente che ha dedicato la sua vita allo studio della conoscenza in vari campi. Forse e` solo un nome greco abbastanza diffuso all’ epoca, o no?
Ciao! Diciamo che mi piace usare un lessico specialistico, lo studio leggendo romanzi storici. La scelta del nome: il protagonista non è il filosofo, è un omonimo. Volevo scegliere un nome qualunque e non potevo optare per un filosofo famoso (sarebbe stato un po’ scomodo), così ho preferito un nome non troppo noto, ma tu conosci il pensatore… Quindi è una coincidenza, del resto quando scrivo questi librick devo scegliere un nome e non avendo vissuto l’epoca mi risulterebbe difficile trovare un nome che non riporti a nulla (ad esempio il nome Smicrine – che ho trovato in una commedia di Menandro – l’ho usato veramente troppe volte in altri racconti che pubblico sotto pseudonimo).