Lo Squadrone Bianco

La giungla friniva, schioccava, ruggiva mentre la colonna di autocarri raggiungeva il villaggio.

I Contras li videro arrivare e li accolsero con sguardi cupi.

Francisco scese dall’abitacolo del fuoristrada di testa. «Ci avete chiamato».

Gli venne incontro un ex maggiore della Guardia Nacional somozista. «Abbiamo fatto un bel macello, qua. Ma l’hanno voluto loro: erano amici di Ortega».

«Posso capire». Francisco guardò le case ridotte a dei ruderi e i corpi dei campesinos: armi da fuoco, armi bianche, seghe a nastro…

«Un funzionario della CIA mi ha parlato del tuo reparto. Sono interessato ai tuoi servigi».

Francisco si spazzolò le spalline in un gesto di tracotanza. «Sono molto importante, io. Non abbiamo partecipato a nessuna azione contro i comunisti, ma siamo abili in quel che in Italia chiamerebbero “lupara bianca”».

«Lupara… bianca?».

«Esatto. Far sparire cadaveri».

«Qua ce ne sono molti».

«Lo so che siete delle bestie» si mise a ridere Francisco. «Ma questo è il mio lavoro» si irrigidì in una posa che neanche Roberto D’Aubuisson, il collega salvadoregno.

«Attendo il tuo servigio».

«Ma certo». Francisco batté le mani.

I suoi uomini scesero dagli autocarri e come formiche iniziarono a scavare una grossa buca. Ci volle un po’ di tempo mentre i Contras li sorvegliavano per evitare che i governativi intervenissero rovinando tutto.

Quando conclusero la buca, presero i cadaveri – e i pezzi di cadavere – uno a uno per gettarli nella fossa. Fu un bell’ammasso, sembravano non finire.

Francisco ne fu soddisfatto: persino le carogne erano state gettate là dentro.

Batté le mani e i suoi uomini presero dei barili pieni di calce viva. Stando attenti alle esalazioni chimiche, li svuotarono nella fossa comune.

Francisco declamò: «Non abbiamo ucciso nessuno, nessuno di noi è mai morto, il nostro lavoro è tutt’altro».

I ragazzi annuirono.

Quando la calce viva distrusse i corpi riducendoli a pochi rimasugli, gli uomini di Francisco presero la terra di riporto e riempirono la buca. Avessero avuto dei bulldozer e degli escavatori sarebbero stati più veloci, ma vivevano in un paese povero.

L’ex maggiore sudava. «Bel lavoro! Se le Nazioni Unite avessero scoperto la nostra operazione militare, ci sarebbero saltati alla gola… I gringo sono perbenisti: se tutto è nascosto ci riforniscono di armi, ma se scoppia lo scandalo ci tolgono come nulla l’appoggio e non possiamo trafficare solo in droga, è troppo poco redditizio».

«Lo so molto bene, signore».

Adesso, tutto era finito: un villaggio era stato spazzato via dalla mappa geografica.

«Potremmo parlare del mio compenso. Sa, lo Squadrone Bianco non lavora gratis…».

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. ” se tutto è nascosto ci riforniscono di armi, ma se scoppia lo scandalo ci tolgono come nulla l’appoggio “
    Il Mondo purtroppo funziona a suon di interessi. I tuoi racconti tengono viva l’attenzione su ciò che si vorrebbe “sepolto”

  2. Mi piace molto l’inizio con quel gusto onomatopeico e quasi attinente ad un climax ascendente. Poi il testo si fa sempre più importante con i dialoghi ben costruiti e una narrazione fluente. Ben scritto davvero!

  3. Molto bello questo racconto, e anche tanto vicino alla realtà del povero Centro America martoriato. La narrazione scorre veloce ed essenziale, non lasciando però nulla all’immaginazione. Bravo!