Lucciole

Serie: Lettere notturne


Leggerti poi scrivere.

Scrivere di te senza, poi, sognarti.

E’ questo che succede?

Una linea sottile mi attraversa la pancia, e la lascio camminare.
Non so bene dove voglia arrivare, ma faccio presto ad immaginarla… E a scrivere di getto. 
Capisco,  pian piano che si snoda, a cosa sto pensando; 

non avevo mai afferrato quelle lucciole sul palmo della mano, e solo da qualche tempo lo penso possibile. 
Da quando mi è stato fatto un regalo…
Ecco cos’è…

E’ tenere tra le mani possibilità perdute, come farfalle che sbattono le loro ali simili a petali di fiori… E ballano, ballano, ballano ancora e ancora le note di una musica che è il vento dell’estate… 
Spazzando via l’inganno.

Tutto ha il suono di un battito di ciglia della persona amata, che muove l’amore delle parole non dette. 
E ha il profumo di un sorriso lontano. Ed è nostalgia di te.

Come si fosse aperto il cancelletto di una gabbia che teneva prigioniero un pettirosso.
Fragile e bellissimo, ora ha la possibilità di volare davvero.

Esposto così alle intemperie del mondo esterno, non può temerle più.
Che per paura di morirne restava in gabbia sicuro di non dover rischiare gli stessi amori degli altri esseri umani. Convinto, così, di non poter mai morire. Non avrebbe mai vissuto. 
Il rischio è il pericolo di dover sentire tutto, amando davvero qualcuno.

Il cancelletto ora è spalancato, non esiste più. E la gabbia è solo un’idea…

Ha spiccato il volo e sente il rischio come vento tra le ali e lascia che si colorino di rosso, come il petto… Lungo la linea del cuore.

Rosso per il calore di poter sentire la libertà del cielo.
E’ vita. 
Vita che diventa pioggia, milioni e milioni di goccioline d’acqua, aria invisibile, vento d’estate, fiamma di fuoco, scintille. 
Un qualcosa che non sia mai numero, che non abbia mai forma.
La
luce di lucciole in una notte d’estate… Inafferrabile e bellissima. Seduce gli occhi, fa vivere di più il cuore, che, così, non è più stanco di sentire le carezze del sangue che entra ed esce, in un ballo continuo. E il suono dei battiti fa amare di più. Come un eco nella pancia, caldo e primordiale.

Rosso, come le tue mani che toccano le mie e riaccendono il fuoco, dopo aver volato ed esplorato altre terre.
Rosso, come il fiore che vorrei sempre regalarti.
Rosse le foglie d’acero che ballano una musica antica al chiarore della luna.

E le ciliegie, e la polpa dei frutti più buoni… 

E allora è così che ridisegno i contorni del mio viso, e del tuo viso:
con gli occhi bagnati dalle lacrime.

E le foglie rosse diventano gocce salate; 
quelle che mi hai regalato tu
per dissetare ogni volta questo cuore che trema
e che finalmente dorme,
ma solo per sognare.

Serie: Lettere notturne


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Mio secondo commento su questa piattaforma.

    Una notevole componente poetica è quanto risalta, e di gran lunga, da queste belle righe. In alcuni punti tale spinta raggiunge picchi davvero significativi: per esempio i versi finali, oserei dire l’ultima strofa, poesia pura senza alcun dubbio.

    Ora, riuscire ad ammantare la prosa di una tale atmosfera è, per la mia modesta opinione, uno dei più paganti e appaganti traguardi per un autore, in questo caso per l’autrice a cui rivolgo i miei sinceri complimenti (che sono solo quelli di uno sconosciuto autore per passione).

    Peraltro questa indole narrativa, che credo di conoscere molto bene (…), richiede tempo per affinarsi e raggiungere una perfetta padronanza proprio della vena poetica, che va in qualche modo “domata” per evitare di dilagare.

    Mi riprometto di leggere opere più recenti dell’autrice, convinto di trovare delle belle sorprese.

    Ancora complimenti, davvero un bel cuore trasposto in parole, prezioso talento da coltivare e far crescere.​ ​