
Lui
Serie: Incontri
Se n’è andata, fisso il soffitto e mi perdo tra le macchie giallastre create da una perdita avvenuta nella cucina di quelli di sopra un paio di anni fa. Non le ho mai coperte, non basterebbe un soffitto bianco per dare una parvenza d’ordine alla mia camera. Mi accendo una Marlboro e fumo lunghe boccate, sono arrabbiato, avrei dovuto chiederle di restare. Con lei è stato diverso, con lei ho sentito qualcosa, perché deve sempre essere così difficile? Pensavo che con la distanza le cose sarebbero migliorate. Chiudo gli occhi e rivivo tutto in pochi secondi. Sono in Italia, ho finito il mio turno in magazzino prima del dovuto, è il mio compleanno e il capo mi ha abbonato qualche ora per poterle fare una sorpresa e portarla fuori a cena. È anche il nostro anniversario: l’ho conosciuta due anni prima proprio durante la mia festa, amica di amici, da lì non ci siamo più lasciati. Ho programmato tutto da settimane: il permesso al lavoro, le camelie che tanto le piacciono, la pizza nel locale sotto casa e il dvd di Melancholia, il nuovo noiosissimo film di Von Trier di cui tanto parla in questi giorni, aspetta soltanto di essere scartato dalle sue mani sottili. La nostra è sempre stata una vita semplice, nessuno dei due è mai stato l’anima della festa, ai locali abbiamo sempre preferito l’accoppiata pizza e divano.
Di quella sera ricordo ogni particolare, come potrei dimenticare qualcosa che ancora oggi, tre anni dopo, sogno troppo spesso? Ricordo di aver fatto i gradini invece di prendere l’ascensore, un leggero sforzo fisico per pulire la mente e far passare l’agitazione (sai che è vero amore quando dopo anni sei ancora agitato prima di vederla). Ricordo di aver suonato il campanello nascondendo i fiori dietro la schiena, la voce di lei dietro la porta che parla con qualcuno, la porta che si apre e la sua faccia che, vedendomi, impallidisce.
Perdere la donna che reputi l’amore della tua vita è dura, perderla nello stesso momento in cui perdi il tuo migliore amico è indescrivibile. Quella sera non mi arrabbiai nemmeno, non avevo neanche le forze per piangere. Ricordo le camelie che cadono dalla mia mano, le dita incapaci di tenere qualcosa di così puro in un momento di così forte delusione, i petali che quasi a rallentatore si spargono per terra. Mi giro e me ne vado, non dico una parola. Dopo quella sera non l’ho mai più vista.
Butto la sigaretta ormai finita in un vuoto di Heineken adattato a posacenere di fortuna. Com’è possibile che una storia finita tre anni fa possa aver lasciato dei tagli così profondi? Da quel momento non mi fido più di nessuno. Ho cambiato città, ho cambiato stato ma nonostante tutto ogni volta che qualcuno prova ad avvicinarsi a me lo respingo, mi limito a condividere il mio corpo con qualche sconosciuta senza mai davvero mettermi in gioco.
Puoi avere il mio corpo ma non avrai mai la mia mente.
Con lei oggi è stato diverso, il suo lasciar parlare i gesti mi ha toccato dove pensavo di non poter più essere colpito.
Perché non ho paura di dividere il letto con una sconosciuta ma il solo pensiero di chiederle di rimanere per dormire insieme mi terrorizza? E’ forse perchè è proprio quando dormiamo che ci mostriamo per quello che siamo realmente? Corpi che respirano indifesi aspettando la sveglia per potersi rimettere quella maschera di convinzioni e personalità che amiamo chiamare IO ma che in realtà rispecchia solo l’immagine che vorremmo mostrare agli altri.
Il telefono che vibra sul comodino interrompe i miei pensieri.
“I’m home safe, had a really good time tonight, sleep tight xx” ogni parola è una fitta nello stomaco, non mi aspettavo mi scrivesse. Di solito queste storie finiscono nel momento in cui uno dei due lascia la casa dell’altro, quando ti chiudi la porta dietro chiudi anche ogni contatto.
Rispondo con un buonanotte di circostanza, perché deve essere così difficile? Sento l’ansia che sale che contrasta un accenno di sorriso che non riesco a togliermi. Accendo lo stereo, Simon & Garfunkel “Scarborough Fair”, spengo la luce e mi imbusto nelle coperte pronto a essere conteso tra i pensieri e il sonno.
Serie: Incontri
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa
Ho divorato i.primi due capitoli e mi aspettavo che il terzo fosse una fotografia neutra, come un caleidoscopio. Mia aspettativa per carità, cmq avrei forse sviluppato di più il “noi”. Oppure avrei fatto seguire altro a questa immersione nel passato e sentimenti di lui. Come magari si poteva ripercuotere su lei. Come mai hai scelto questo finale? Hai una penna veloce, che crea immagini uniche e descrivi magistralmente scene e sentimenti. La base la trovo ottima, la storia per i primi due capitoli mi ha catturato.
Ciao Marta, al momento penso che questa sia la fine della serie. non avendo più visto la ragazza in questione mi è difficile approfondire oltre il suo pensiero. Mi piace scrivere basandomi sulla realtà, raramente i miei personaggi sono puramente frutto dell’immaginazione. In compenso la caratterizzazione del personaggio maschile, rispecchiando lui me stesso mi è decisamente più semplice.
Secondo me lui lo stai caratterizzando più di lei, spero di leggere anche ella versione femminile un’introspezione come questa.