Luke e Jamie
Serie: Noise
- Episodio 1: Benvenuti a Greenville!
- Episodio 2: Luke e Jamie
STAGIONE 1
Qualche timida goccia di pioggia fece capolino sul parabrezza della macchina di Tayler, proprio mentre stava parcheggiando davanti al Jamie’s, il pub che Michael e i suoi amici frequentavano da sempre. Il proprietario, Jamie per l’appunto, era un ragazzo sulla trentina arrivato in città da bambino che una volta cresciuto aveva deciso di creare un luogo di incontro per i cittadini di Greenville, un locale in cui oltre al buon cibo e all’ottima musica, fosse possibile respirare un clima familiare per tutti. «Speriamo siano solo gocce di passaggio…» sospirò Tayler, chiudendo dietro di sé la porta a vetri color tortora del pub. Micheal si limitò ad annuire; si erano allenati durante l’estate, per arrivare pronti a quel giorno, e sarebbe stato un vero peccato se la maratona fosse saltata per un’innocua pioggerellina autunnale. «Provo a sentire Luke, magari ha qualche informazione in più.»
Luke Richards era il figlio del sindaco della città, Paul; nato a Greenville, dopo essere diventato un importante uomo di affari, suo padre aveva viaggiato in tutto il mondo per conto dell’azienda per cui lavorava. In uno dei suoi viaggi conobbe Greta, che sarebbe poi diventata sua moglie e madre di Luke. Purtroppo, la donna morì in un incidente stradale quando Luke era ancora piccolo, segnando profondamente la vita di padre e figlio, tanto che quest’evento portò Paul a tornare nella sua città natale. Dopo un iniziale periodo di stasi, Paul era riuscito a trovare di nuovo uno scopo nella vita: rispolverando una delle sue passioni giovanili e dall’alto della sua esperienza come commerciale, aveva aperto la sua libreria ed aveva ritrovato il sorriso. Di contro, Luke aveva inizialmente fatto fatica ad inserirsi nel nuovo contesto, venendo escluso dagli altri bambini anche per il suo aspetto fisico; magrolino e molto alto per essere un bambino di sette anni, veniva preso di mira anche per via dei suoi capelli rossicci e per le lentiggini che gli punteggiavano il viso. Spesso si trovava da solo in cortile o seduto in disparte a mensa, finché un giorno un altro bambino si avvicinò al suo tavolo. «Ciao, posso sedermi qui con te, vero?» aveva sentito una voce chiedere dietro di lui. Luke si era voltato, alzando timidamente lo sguardo, e si era trovato di fronte un ragazzino sorridente che lo scrutava con due grandi occhi scuri. Dopo un’iniziale esitazione, aveva fatto cenno di sì con la testa, e quel bambino si era allegramente accomodato di fronte a lui. Quel primo pranzo insieme fu molto silenzioso, e ad esso ne seguirono altri senza che i due si parlassero, pur rimanendo l’uno di fronte l’altro. Fu dopo qualche settimana dall’inizio di quella “tradizione” che Luke si fece coraggio e chiese all’altro come si chiamasse. «Michael» aveva risposto lui «Micheal Patel. E tu sei Luke Ros…Ret…» «Richards». Micheal aveva sorriso e aveva allungato il braccio davanti a sé «Piacere di conoscerti.»
Micheal prese il cellulare dalla tasca dei jeans, aprì la rubrica e selezionò il contatto di Luke nella rubrica. Accennò un sorriso guardando la foto con cui lo aveva salvato: gliel’aveva scattata un paio di anni prima, la sera di Natale, quando loro e gli altri amici del gruppo erano andati a pattinare. Luke si era presentato con un orrendo berretto di lana color verde rancido molto acceso, e Micheal non si era risparmiato dal prenderlo in giro per quanto fosse di pessimo gusto. L’amico aveva iniziato ad inseguirlo per la pista, finendo però per sbilanciarsi e cadere di faccia sul ghiaccio. Fu in quel momento che Michael scattò la foto, con Luke dolorante a terra che lo fulminava con lo sguardo, e il berretto verde scivolato a metà nuca. «Ciao Mike» rispose placido Luke dall’altra parte del telefono. «Hey, volevo chiederti se avessi news riguardo la maratona.» L’amico rise sommessamente. «Tranquillo, per il momento non è prevista alcuna cancellazione dell’evento, a meno che questa pioggerellina non si trasformi in un temporale.» «Perfetto, allora non corro il rischio di dover aspettare un altro anno per umiliarti» ridacchiò in risposta Michael. «Per umiliarmi» sospirò pacato Luke «dovresti essere più forte di me, no?» Prima che potesse controbattere, l’amico riagganciò salutandolo con un veloce “A tra poco!” Michael scosse la testa, e sorridendo raggiunse Tayler al bancone, dove stava chiacchierando con Jamie. Il proprietario del pub era una persona decisamente estroversa, e fin dai primi giorni di vita del locale era riuscito ad entrare in sintonia con Michael e i suoi amici. Jamie aveva una naturale propensione a mettere gli altri a proprio agio, riuscendo a mostrarsi accogliente agli occhi di tutti. In città il suo locale era diventato ormai il luogo di ritrovo preferito sia dei ragazzi, che di coppie di mezz’età, fin anche ad anziani che si concedevano ancora un’altra birra. Nel corso degli anni, quando ormai gli affari avevano ingranato, il ragazzo aveva iniziato ad organizzare serate di ogni tipo, da degustazioni di birre a serate con giochi da tavolo, che avevano riscosso un successo sempre maggiore. Il sabato successivo si sarebbe svolta addirittura la prima “Caccia al Tesoro” sponsorizzata dal Jamie’s, di cui Tayler e il proprietario del pub sembrava stessero discutendo. «L’organizzazione è a buon punto» stava spiegando Jamie «e il sindaco mi ha dato il permesso di sfruttare anche un paio dei locali abbandonati su Jefferson Street.» «Quindi la manifestazione si svolgerà in tutta la città?!» disse Tayler sgranando gli occhi. «Ahaha si, amico mio. Il vecchio Jamie ha fatto le cose in grande, stavolta. Sarà una serata indimenticabile!» Micheal non aveva dubbi a riguardo, conoscendo le invidiabili doti organizzative di Jamie, quando si trattava di eventi come questo; un paio di anni prima, la “Cena con Delitto” messa in scena all’interno del pub aveva richiamato più di duecento partecipanti, per non parlare di tutti coloro che Jamie aveva ingaggiato come attori di scena. L’evento veniva ancora ricordato in città come uno dei meglio riusciti di sempre.
Fu in quel momento che la porta alle loro spalle si aprì. I tre si girarono verso l’ingresso del pub, e videro un paio di uomini vestiti in maniera elegante, che avevano tutta l’aria di essere le guardie del corpo di qualcuno, entrare con fare deciso nel locale. Michael si voltò verso Jamie, che aveva improvvisamente iniziato a sudare freddo. Prima che il giovane Patel potesse dire qualcosa, il biondo proprietario del pub afferrò il suo braccio sinistro e gli si avvicinò. «Michael, ora tu e Tayler dove andare. Sono… affari privati» gli sussurrò all’orecchio, poi lasciò la presa e sul suo volto comparve immediatamente un sorriso cordiale «Benvenuti signori! Il pub è ancora in fase di apertura, non siamo ancora operativi… I miei cari amici se ne stanno infatti andando. Ciao ragazzi, ci vediamo dopo la maratona!» Michael rimase immobile per alcuni secondi, poi sentì Jamie schiarirsi la voce e capì che dovevano uscire. Fece un cenno con la testa a Tayler, che lo guardò confuso ma capì; quindi, si alzarono salutando Jamie e uscirono dal locale. La pioggia era ormai cessata, e l’orario di partenza della maratona si stava avvicinando. Tayler scrollò le spalle. «Mi sa tanto che Jamie ha qualche problema con dei fornitori…» concluse, avviandosi verso la piazza da dove sarebbe partito l’evento. Michael buttò di nuovo un occhio nel locale, dove i tre stavano discutendo in maniera piuttosto animata. “No, non credo si tratti di semplici fornitori…”
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