
L’ultima bevuta
Serie: L'ultima bevuta
- Episodio 1: L’ultima bevuta
- Episodio 2: L’ultima bevuta
STAGIONE 1
Stavo guardando la televisione sul divano, non mi ricordo neanche cosa, forse uno di quei programmi sulle case in vendita o dove si avevano ospiti. Le case ne erano il fulcro, in ogni caso.
Mi stavo assopendo dopo aver finito l’ultimo quarto di bottiglia di rosso ma non volevo andare a letto e pensavo di non averne neanche le forze. Erano appena le ventuno e trenta, era piuttosto imbarazzante andare a letto a quell’ora con la cena ancora sullo stomaco. Ok che si trattava di una bistecchina di pollo con delle zucchine quasi scondite ma non volevo sdraiarmi e rischiare di rigirarmi tutta notte. Pensai che potevo mettermi un cuscino contro la schiena a letto, accendermi la televisione e continuare lì la mia dormitina, ma mentre lo facevo scivolai in un sonno a bocca mezza aperta.
Con la cavità orale così mi trasformai in un luogo di riposo allettante per una mosca, di quelle piccoline che non si riescono mai a prendere, girano in tondo al centro della stanza e quasi non fanno rumore ma sanno come tormentarti nei momenti meno opportuni, soprattutto quando fa caldo e sudi.
Quella mosca mi si posò sul labbro, la scacciai e tornò per potersi andare a posare sulla punta della lingua. Ebbi uno spasmo, un gesto istintivo che mi svegliò: chiusi la bocca e mi schiaffeggiai le labbra. Ero in questa posizione con gli occhi spalancati, la schiena finalmente sollevata dal divano, a domandarmi cosa fosse successo di preciso e cos’avessi sentito quando ingoiai la mosca ancora viva.
La sentii muoversi lungo la mia gola, le sue piccole zampine che cercavano di aggrapparsi dentro di me. Mi venne uno sforzo di vomito quando realizzai il tutto, con la mano ancora sopra la bocca. All’improvviso non sentii più nulla, neanche un sapore in bocca, ed iniziai a pensare di averlo sognato.
Rimasi qualche minuto seduta sul bordo del divano cercando di realizzare: poteva essere stato un sogno particolarmente realistico. Me ne convinsi.
Approfittai di quella sveglia improvvisa per andare a letto.
Metà notte scorse tranquilla, penso di non aver sognato nulla di rilevante.
Poi all’improvviso iniziai a sentire un movimento dentro di me a livello dello stomaco, poi un altro.
Nulla. Di nuovo altri due. Si alternarono fino a quando non mi parve di aver nella pancia delle ali che premevano contro le mie pareti, me le immaginavo contro il tessuto roseo degli organi, invischiate del mio sangue. Le sentivo crescere dentro di me, prima piccole che toccavano una parte e poi l’altra e via via sempre più grandi, finché non toccarono in contemporanea le estremità della mia pancia e mi sentii scoppiare. Urlai tenendomi le mani sull’addome, gli occhi socchiusi nel buio: avevo lasciato le tapparelle sollevate pochissimo e la luce della luna illuminava giusto qualche contorno della stanza.
Il mio sguardo si fissò e iniziai a calmarmi: era quel momento in cui il dolore inizia a scendere e si tira un sospiro di sollievo, anche se si sa che tornerà ma in quel frangente ci si sente sollevati – le donne col ciclo doloroso potranno capire molto bene questa sensazione.
Quella sensazione durò un minuto e poi ecco la fitta che aspettavo: non pensavo sarebbe stata così dolorosa da togliermi addirittura il respiro. Aprii la bocca senza emettere alcun suono, sembravo una posseduta. Senza poterla richiudere sentii le ali e il corpo di quella cosa fare a gomitare lungo il mio corpo, risalire dallo stomaco fino alla gola, la sentivo spingere con le zampe dall’esofago fino all’ugola.
La creatura me la spostò in malo modo e arrivò alla bocca: mi spezzò qualche dente col suo peso che continuava a crescere e si trascinò fino alle mie labbra, spaccandole mentre me le apriva per uscire.
Il suo corpo uscì, mi sembrò infinito quel parto dalla bocca ma alla fine sentii le labbra richiudersi sulla coda leggermente appuntita.
Ero seduta sul letto sudata e sanguinante, senza sapere come potessi essere ancora viva. Davanti a me, nella penombra, vi era la mia mostruosa figlia: una mosca gigante, con pezzi di intestino attaccati alle ali. Stava pancia in giù e respirava pesantemente: aveva faticato per uscire da me e sembrava avesse fermato la sua crescita.
“Bzz… Perché?”
Serie: L'ultima bevuta
- Episodio 1: L’ultima bevuta
- Episodio 2: L’ultima bevuta
L’immagine della mosca che entra in bocca, mi ha lasciato per qualche secondo di stucco: disgustoso! Se questo è il principio non oso immaginare il resto 👌😁Brava!
È sempre un bene saper di aver scatenato qualcosa nel lettore, grazie per la tua impressione!