L’ULTIMA PRIMAVERA

Aprile 2027

I più recenti notiziari erano molto espliciti: la Coalizione russo-cinese aveva deciso un attacco nucleare; anche le ultime trattative per un accordo di pace erano fallite. La guerra nell’est dell’Europa andava avanti da troppo tempo; serviva un’azione risolutiva.

Juri spense il televisore e cercò di mettersi in contatto con la moglie, ma da giorni c’erano problemi con i satelliti. Dopo una decina di tentativi si arrese, e mise sotto carica il telefono.

Un mese fa aveva mandato la moglie e i due figli in Argentina, dal fratello rimasto vedovo l’anno precedente: aveva una grande casa vicino a Cordoba e gestiva un importante magazzino di materiale elettronico. CosƬ Juri era rimasto solo: non voleva abbandonare la sua abitazione, e continuava a sperare nella fine del conflitto. Ma le speranze ormai erano sempre più deboli.

Si avvicinò alla finestra e guardò fuori: il giardino recintato sembrava una foresta; piante selvatiche erano tornate in grande quantità, dopo la stagione invernale, e chissà quanto sarebbero cresciute in estate. Il vialetto che portava verso la strada principale era pieno di cartacce e rifiuti di vario genere. A nessuno più interessava tenere pulito il quartiere.

Gran parte delle abitazioni abbandonate erano state violate e saccheggiate da gruppi di teppisti; si muovevano di notte, con il favore dell’oscuritĆ  e della paura dei pochi cittadini rimasti. Evitavano solamente di entrare dove le luci erano accese, per non rischiare qualche colpo di fucile. Poi, verso l’alba, la zona ritornava tranquilla; qualche camion militare girava per le vie, tra auto sventrate e mucchi di immondizia.

Juri aprƬ il frigorifero: era quasi vuoto; si sposto verso la dispensa e vide che anche le provviste a lunga scadenza stavano terminando.

ā€œMaledetta guerraā€ imprecò ad alta voce.

AprƬ l’ultima confezione di caffĆØ e si mise a prepararlo; la giornata si presentava lunga e insidiosa. Infine si sedette, accarezzando la protesi che aveva al posto della gamba destra.

Squillò il telefono; aveva messo la suoneria al massimo.

ā€œMia moglie!ā€ disse ā€œfinalmenteā€¦ā€

Si trattava invece di una comunicazione pre-registrata da parte del Ministero della Difesa: entro tre giorni la cittĆ  doveva essere evacuata; tutta la popolazione sarebbe stata raccolta e smistata presso centri militari in localitĆ  segrete. Ulteriori dettagli sarebbero stati forniti durante la giornata.

Juri cominciò a tremare, e a sudare. Gettò la tazzina contro il muro. Con un gesto rabbioso accese il televisore: lo stesso comunicato veniva trasmesso dalla rete pubblica e da quelle regionali. Strappò dalla presa il cavo dell’antenna. ā€œHo sentito abbastanzaā€ pensò.

Dopo meno di un’ora un furgone dell’esercito, con un grande altoparlante sul tetto, cominciò a girare per le strade del quartiere, diffondendo sempre il medesimo avviso di evacuazione.

Juri lo vide passare, sulla strada oltre il recinto del suo giardino. Poi, in pochi secondi, decise che non se ne sarebbe andato.

Uscì dal retro e si diresse verso la piccola cabina in legno che gli serviva da magazzino: tirò fuori un vecchio ma ancora funzionante tosaerba, un paio di stivaloni in gomma, una grossa forbice da giardiniere, una carriola con alcuni sacchetti di sementi.

ā€œBeneā€ disse guardandosi intorno ā€œprima diamo una bella ripulita, buttiamo via tutte le erbacce e poi cominciamo a seminare. Ho tutta la primavera, davanti!ā€

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

    1. Grazie Kenji.. Juri ĆØ una variante del russo Giorgio.. significa contadino.. forse il suo destino era giĆ  nel nome, dentro ad una eterna primavera

  1. Incredibile come ci tocchi questa guerra che sentiamo vicina, e meno altre dove magari siamo pure impegnati militarmente, ma che sono più distanti geograficamente e dal nostro cuore. Letto con piacere, grazie

    1. Grazie a te.. credo non siano più importanti le distanze.. i potenti mezzi tecnologici ci portano in casa ogni giorno bombe, droni, massacri, ospedali devastati.. tutto senza fatica, e senza nessuna pietà

  2. Un bel racconto, realistico e toccante. Scritto molto bene. C’ĆØ un filo di speranza cui il protagonista si aggrappa. Un filo che lo lega, da un lato alla sua famiglia che si trova al sicuro e dall’altro alla speranza della primavera che arriva, sempre. Il finale ĆØ struggente e invita a importanti riflessioni sulla resilienza del cuore dell’essere umano. Grazie per avermi commossa.

    1. Grazie a te, Cristiana.. vorrei scrivere di cose più ‘leggere”, ma tutta questa morte che sta invadendo il pianeta mi toglie serenitĆ  e speranze..