
L’Uomo Dalla Doppia Anima
Serie: Favole Oniriche
- Episodio 1: Il Paradiso Degli Indecisi
- Episodio 2: La Ricerca Della Fortuna
- Episodio 3: I Tre Tiranni
- Episodio 4: Il Giardino Della Vanità
- Episodio 5: L’Uomo Dalla Doppia Anima
- Episodio 6: Favole Oniriche : Mira e L’Uomo In Frac
- Episodio 7: La Danza Di Finn
STAGIONE 1
Hing è un uomo nel quale vivono due Anime. Una devota alla solitudine e l’altra desiderosa di riscoprire l’entusiasmo e i tesori perduti della gioventù.
Vive sulla sperduta isola del Pacifico di Ingli. Non è segnata sulle mappe. Nella fantasia popolare è pura leggenda. E nessuno ha mai davvero incontrato Hing.
Passa le giornate a meditare…quando prevale l’Anima Solitaria. Il tempo diventa tiranno e lo spazio stretto quando sale in cattedra l’Anima Desiderosa. Quando entrano in conflitto, un piccolo teatro di battaglia si materializza accanto all’uomo e due piccoli personaggi con le sembianze di Hing prendono forma e si combattono, si punzecchiano, cercano di convincere con le buone o con le cattive che la propria ragione è quella giusta. Nel vedere quello strano e bizzarro contraddittorio, sembra di assistere a uno spettacolo di marionette, a un’esibizione circense fra due piccoli uomini che litigano fra di loro per divertire il pubblico.
Ma l’Anima Solitaria e l’Anima Desiderosa di Hing hanno una cosa in comune, nella loro diversità : il recupero delle origini. Seduto sulla solita pietra, nel medesimo luogo davanti al mare, con il sole e con la pioggia…Hing prova a ritrovare sè stesso. E, misteriosamente, i suoi pensieri prendono forma concreta…dedicando a lui uno spettacolo.
Una mattina, un uomo si avvicina a Hing. Gli parla con tono pacato e delicato…«Ciao Hing. Da quanto tempo sei qui?».
«Conosci il mio nome?»
«Certamente» risponde l’uomo…poi aggiunge «ma non ti devi spaventare. Conosco il tuo nome perchè provengo da Quaggiù» indicando un punto preciso del corpo di Hing, vicino al cuore «forse non ne sei consapevole, ma mi hai chiesto tu di venire qui».
«Stai cercando il tuo tesoro nascosto, vero?» domanda l’uomo.
Hing annuisce…conosce il potere della meditazione…anche se è ugualmente sorpreso da questa strana visita.
«Bene» risponde l’uomo «la mappa del tesoro è più vicina di quanto tu possa immaginare…vieni con me». Hing lascia il luogo della solitaria meditazione e segue l’uomo mentre domanda «dove stiamo andando?».
«A casa tua», risponde l’uomo senza aggiungere altro.
Giungono presso la dimora di Hing. «Entriamo», afferma lo strano visitatore. I due entrano. Una volta all’interno l’uomo chiede di accendere la lanterna e di sedersi vicino a un grande specchio. «Che strano» si domanda Hing «non ho mai avuto uno specchio». Il visitatore sente i pensieri e risponde «l’ho portato io, per mostrarti la mappa…ora rimani seduto».
L’uomo posiziona lo specchio sotto la lanterna e dietro a Hing…in corrispondenza della schiena. Passano alcuni istanti e sullo specchio compare un’immagine che, lentamente, diventa più nitida fino a svelarsi completamente : è una mappa con tanto di coordinate.
«Ma come è possibile tutto ciò?» domanda Hing realmente sorpreso.
«Te l’ho detto, la via per trovare il tesoro è dentro di te, e queste ne è la rappresentazione. Memorizzala perchè fra poco sparirà e non la rivedrai mai più». Nel frattempo alcune farfalle iniziano a volteggiare intorno a Hing che, avvolto da una luce verdastra che si mischia con quella calda della lanterna, cerca con fatica di riuscire a cogliere, attraverso lo specchio dietro di lui, tutti i particolari indicati nella mappa.
Le farfalle si posano sullo specchio e la mappa si dissolve. Come se le medesime l’avessero portata via.
«Ora sai dove andare» afferma l’uomo prima di scomparire «ma attento. Le due Anime non ti renderanno semplice raggiungere l’obiettivo». Hing inizia a riflettere e a cercare di riprendere con la memoria ciò che ricorda della mappa. La prima cosa che rammenta è la bozza di un isolotto un po’ più grande circondato da isolette di gran lunga più piccole. Si reca a gran velocità sulla spiaggia e si guarda intorno. All’orizzonte non nota nulla di diverso dal solito ma poi, come da una sorta di leggera nebbia che si dirada, vede apparire poco distanti una dall’altra le sagome di tre isolotti. Mai visti prima di allora.
«Ma allora è qui che devo cercare» pensa Hing «il tesoro è qui! E’ un segno del destino!».
Terminata la frase e mentre si muove a destra e a sinistra sulla sabbia alla ricerca di qualche indizio, compare davanti ai suoi occhi uno strano animale. E’intrappolato da rovi. Hing è sbalordito «ma questi rovi pochi istanti fa non c’erano…cosa sta succedendo?». L’animale si agita per divincolarsi ma non ci riesce. A quel punto Hing rompe gli indugi e decide di liberarlo. Si avvicina ai rovi ma, allungando le mani, non riesce a raggiungerli. Non riesce a toccarli. Sembrano dissolversi, insieme al povero animale intrappolato, ad ogni tentativo…per poi ricomparire qualche metro più in là. Dopo diversi tentativi senza successo, Hing perde la pazienza ed esclama a gran voce…«ma cosa significa tutto questo? Perchè non posso liberare questa povera creatura?».
Dietro di lui, facendolo trasalire e voltare di scatto, sente una doppia voce. Una molto delicata e una molto cupa e roca. Una miscela inquietante di sonorità vocali.
«L’abbiamo intrappolato noi e tu non puoi fare nulla» afferma la duplice voce. Hing, ormai voltato, vede davanti a se due ombre. Una più piccola color oro e una più grande e scura che la sovrasta. «Cosa volete da me?» domanda. «Noi nulla» replicano. «Sei tu che vuoi qualcosa da noi!».
«Ma chi siete» domanda Hing. «Siamo le due Anime» rispondono all’unisono per poi proseguire «e quell’animale intrappolato nei rovi sei tu».
«Io?» domanda Hing sorpreso «ma io non ho quella forma!»
«Tu hai la forma che ti convinci di avere. Ma qualunque sembianza tu prenda, resti comunque intrappolato».
L’uomo, in un impeto di rabbia, si lancia contro le due ombre. Ma le attraversa e va sbattere pesantemente contro uno dei pochi alberi presenti sulla spiaggia, cadendo a terra stordito. Ma si rialza. Ora le ombre sono dietro di lui…sempre una sull’altra. Si lancia nuovamente a gran velocità contro di loro. Ma, attraversandole, finisce in acqua. Ritorna sulla spiaggia. E’ stanco e bagnato dalla testa ai piedi. Le due ombre, come due fanciulli in vena di scorribande sono sempre lì a sfidarlo. Con passo più lento e appesantito Hing cerca di scagliarsi nuovamente contro di loro ma, una volta raggiunte, inciampa e cade a terra.
Non si rialza.
Da terra, si volta alla sua destra e nota ancora la presenza dell’animale intrappolato che cerca, invano, di liberarsi. Stremato ma lucido, senza alzarsi, si rivolge alle ombre che furbescamente lo stanno osservando.
«Venite qui, avvicinatevi». Le ombre trovano strana questa richiesta e non si muovono. «Non abbiate timore, venite qui da me. Sono stremato, non posso farvi nulla…e avete dimostrato di essere più forti di me. Dunque avvicinatevi».
L’ombra piccola inizia, timidamente, a muoversi ma viene bloccata subito dall’ombra più grossa e scura. Poi, lentamente e incuriosite, entrambe si avvicinano a Hing.
L’uomo, quando le vede molto vicine, quasi sopra di sè esclama «ecco, per la prima volta siete d’accordo! Non vi ho catturate con la forza fisica. Ma non era necessario. Sarebbe bastato farvi oltrepassare il confine che vi divide».
Le due ombre si guardano. L’ombra scura diventa sempre più piccola fino a scomparire. L’ombra color oro viene attratta dal corpo di Hing fino a sparire come assorbita.
Si addormenta sulla sabbia, ormai privo di forze.
Quando si risveglia non crede ai suoi occhi. E’ steso su un prato verde. La giornata è calda ma non troppo. Una leggera brezza accarezza il volto di Hing. Anche i vestiti sono diversi. Sembrano quelli di un giovanotto.
Si alza. Ha ormai recuperato le forze…anzi…sembra non averle mai perdute.
Una volta in piedi nota un palloncino colorato e lucido agitarsi davanti a lui, probabilmente mosso dal mite venticello. Un volto a lui familiare appare all’interno del palloncino. E’ il suo. Il volto di Hing giovane, fresco e privo di pensieri. Passeggia lentamente. Il palloncino si muove sempre intorno a lui. Sembra seguirlo.
Giunge, infine, ai bordi di un piccolo roseto. Tra le tante rose rosse, blu e gialle ne nota una…una sola…nera.
Si sdraia vicino al roseto e si mette a pensare. Ma nessun pensiero lo turba. Si volta nuovamente a guardare la rosa nera…sembra più grande delle altre. La rosa gialla è quella più piccola rispetto alle altre e quasi appassita. Una calma e una tranquillità che non ricordava lo travolgono. Poi si rialza e si allontana dal roseto, dopo aver raccolto la rosa gialla. Dice tra sè mentre passeggia allegramente «ho trovato il tesoro perduto. Quello che avevo perduto in gioventù».
«Ma ora l’ho ritrovato».
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Un’ode al fanciullino dentro di noi. Una bella favola
Grazie ancora. Non bisogna mai dimenticarsi del fanciullo che è in noi. Chi lo fa, perde grandi opportunità di migliorare la propria vita.