
Madre strappata .
Mi chiamo Dominga. Ma in certi giorni mi sembra di non sapere più nemmeno chi sono. Ho tanti nomi: mamma, ex moglie, figlia, donna “forte” (così dicono), disoccupata, guerriera stanca, coach dell’anima quando riesco a ritrovare la mia. Ma se dovessi sceglierne uno solo, oggi lo chiamerei così: madre strappata.
Perché è proprio questa la sensazione. Di essere stata strappata. Dalla vita che avevo sognato. Dalla me stessa che avevo costruito a fatica. Dalla donna libera che urlava al mondo che ce l’avrebbe fatta. E invece, sono caduta. Ma non come nei film, dove una musica malinconica ti accompagna mentre scivoli con grazia nel dolore. No, sono caduta male, col mento sull’asfalto e i pensieri in pezzi. E ora, cerco di ricomporli uno a uno, anche se mancano pezzi, anche se alcuni fanno ancora troppo male per essere toccati.
Capitolo 1 – Le origini della forza
Sono cresciuta come tante donne italiane: con la convinzione che si dovesse sempre “resistere”. Le nonne resistevano alla guerra, le madri agli uomini, e noi figlie… resistevamo alla speranza. “Accontentati”, “non fare troppe storie”, “ringrazia per quello che hai”. E così mi sono adattata. Ho studiato, lavorato, fatto la brava. Ho amato, ho creduto, ho messo tutto in gioco per un sogno chiamato famiglia. Perché volevo essere madre, sì. Ma madre viva, non solo presente. Madre vera, non santa. Madre felice, non martire.
Poi sono arrivati loro, i miei figli. Un sole e due lune. La mia ragione, il mio cuore che cammina fuori da me. Con loro ho conosciuto l’amore più profondo e la fatica più cruda. Perché nessuno ti prepara a quanto possa essere dura la maternità quando sei sola. O peggio: quando non sei sola ma è come se lo fossi.
Capitolo 2 – L’amore che logora
A un certo punto, il mio matrimonio è diventato un campo di battaglia silenziosa. Quelle guerre fredde fatte di silenzi, occhi al cielo, e parole non dette che ti scavano dentro come lame. Ma io tenevo duro, come mi avevano insegnato. Per i figli. Per la casa. Per non dare fastidio. Fino a quando ho capito che stavo morendo dentro, giorno dopo giorno.
Mi sono guardata allo specchio e non mi sono riconosciuta. Avevo le occhiaie, il sorriso appassito, la voce rotta. E allora ho deciso di salvarmi. Ma nessuno ti spiega che salvarsi fa male quasi quanto restare. Perché quando decidi di andartene, il mondo non applaude. Ti giudica. Ti chiama egoista. Ti chiede perché non hai resistito ancora un po’.
Ma io non volevo più sopravvivere. Volevo vivere.
Capitolo 3 – Ricominciare a pezzi
Separarsi è come passare da un terremoto. Tutto crolla: le abitudini, l’identità, il conto in banca, la fiducia. Ti ritrovi a spiegare ai tuoi figli che mamma e papà non vivranno più insieme, e cerchi parole che non facciano male. Spoiler: non esistono. Ma cerchi di limitare i danni, cerchi di tenerli stretti anche quando vorresti solo scappare.
Poi arriva la fase due: ricostruirsi. E lì capisci che non ti ha lasciata solo tuo marito. Ti ha lasciata il lavoro, il sistema, gli amici comodi, la rete. E tu resti lì, con una laurea che sembra inutile, competenze che nessuno vuole, e la testa piena di paure.
Ti candidi a tutto. Nessuno risponde. Vai ai colloqui e vedi negli occhi degli altri quel giudizio sottile: “madre sola = problema”. Ma non mollo. Perché non posso mollare.
Capitolo 4 – Il risveglio
Un giorno, per caso – o per destino – ho ripreso in mano i tarocchi. Li avevo sempre amati, come chi ama ascoltare le storie nascoste tra le pieghe del tempo. Ma stavolta li ho guardati con occhi diversi: non come superstizione, ma come specchio. E lì ho visto me stessa: la Torre crollata, sì. Ma anche la Stella che rinasce. Ho iniziato a studiare, a formarmi, a capire che la mia esperienza, il mio dolore, la mia visione del mondo potevano diventare risorsa.
E ho scelto: avrei aiutato altre donne a rialzarsi. Avrei usato la mia voce – anche se tremava – per dire la verità. Per smascherare la retorica della madre perfetta e raccontare quella reale: strappata, sì, ma mai finita.
Capitolo 5 – Chi sono oggi
Oggi sono ancora in cammino. Non ho tutte le risposte. Ho ancora bollette che mi fanno tremare, curriculum che mando a vuoto, notti insonni piene di domande. Ma ho anche una forza nuova. Non più quella cieca del “tengo duro”. No. È una forza lucida, consapevole. È la forza di chi ha toccato il fondo e ha deciso di risalire, anche se con le unghie.
Sono madre, sì. Ma non sono solo quello. Sono mente, cuore, idee, sogni. Sono stanca, ma sono sveglia. Sono ferita, ma ancora capace di amare.
Questa autobiografia non è la fine del viaggio. È solo una pausa. Un modo per dire a chi la legge: non sei sola. Se ti senti strappata, sappi che anche i tessuti lacerati possono essere ricuciti. E talvolta, diventano più forti nei punti in cui si sono rotti.
Epilogo – A chi legge
Se sei una madre che piange in silenzio nel bagno mentre i figli dormono, ti capisco.
Se sei una donna che si sente fallita perché non ha ancora trovato il suo posto, ti abbraccio.
Se sei un’anima che cerca un lavoro, uno scopo, una via, ti vedo.
Questa storia è la mia. Ma potrebbe essere anche la tua. E se c’è una cosa che ho imparato, è che la verità guarisce. Anche quando fa male. Anche quando ti lascia nuda.
Perché solo quando ti spogli di tutto, puoi finalmente ricominciare a vestirti di te stessa.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Il tuo “diario” mi ha colpito, una bella scrittura, lucida e concreta, mai uno sterile lamento, nonostante i temi che esponi. Ma le “cose grosse” arrivano forte e incidono, e fanno riflettere. Spingi chi legge a immedesimarsi, a entrare in empatia e credo che sia tanta roba, come si usa dire. Spero possa essere apprezzato un complimento sincero, anche se sono un padre (oramai nonno, a dirla tutta…), grazie per la lettura
Grazie immensamente a lei perle sue parole ,spero di avere lo stesso successo con uno dei miei libri pubblicati su Amazon .
Hai una scrittura matura, che coinvolge. Grazie per il regalo che ci hai fatto. 👏👏👏
♥️♥️🙏
“Sono madre, sì. Ma non sono solo quello. Sono mente, cuore, idee, sogni. Sono stanca, ma sono sveglia. Sono ferita, ma ancora capace di amare”
Bellissima!!
♥️ grazie
Ciao Dominga, il tuo racconto ha una forza speciale nella capacità di trasmettere sensazioni e riflessioni. La stessa forza della donna piegata, che trova il coraggio di cambiare, cade e si rialza, a testa alta, da sola, con le risorse che ha dentro di sé, per poi offrire una mano ad altre donne che hanno bisogno d’aiuto. Spero di poter leggere presto altri tuoi racconti.
Ciao, a presto.
Grazie infinite 🙏♥️