
Maledizione alle Muse
Serie: Io sono, tu sei, egli no
- Episodio 1: Maledizione alle Muse
STAGIONE 1
Non cantatemi nulla, o Muse.
Non fiatate proprio.
Non provate, ormai, a suggerirmi un bel niente. Quel che è fatto è fatto.
Dov’eri tu, Euterpe, la notte tra il sedici ed il diciassette febbraio di quest’anno, mentre io provavo a scrivere il capitolo ottavo?
Forse eri andata insieme a Calliope in quella balera appena fuori il paese dove la sorpresi già una volta, lei, la sera in cui, non riuscendo a concludere il quinto capitolo, uscii a girovagare in cerca d’ispirazione, per la disperazione?
Come potete vedere, mie care muse, una lettera, un apostrofo al posto giusto, possono compiere la misteriosa magia di cambiare il senso di una parola, senza il Vostro aiuto divino.
Per non parlare poi della vostra cara amica e compagna di balli sfrenati, Erato.
Per tutto il mese d’aprile ti ho cercata. Scomparsa. Volatilizzata nel nulla. Avrà cambiato balera.
Fare a meno di dèi, ninfe, naiàdi, muse, gnomi e folletti, ha sicuramente i suoi svantaggi, e dover (perchè di dovere si tratta) raccontare di una persona inesistente, mai esistita, o che ad un certo punto ha smesso di esistere, richiederebbe almeno un timido incoraggiamento a proseguire in una tale follia.
Non voglio dire che quando siete state solennemente invocate per raccontare l’incazzatura dell’eroe dal fragile tallone, il fatto che egli sia o meno esistito avrebbe cambiato o meno l’eco dell’opera che ne racconta le gesta. Ma di certo la vostra assistenza avrà aiutato l’autore. Autore mai esistito, tra l’altro.
Potere divino sicuramente, il vostro, quello di sussurrarmi, di notte, all’orecchio opposto a quello appoggiato ostinatamente al cuscino nell’atto di prendere sonno, inutilmente, frasi e pensieri che senz’altro domani mattina sarà meglio mettere subito per iscritto. Peccato che immancabilmente e con una puntualità sfacciata non ricordo nemmeno una parola, e mi rimane solo il sentimento di quella frase meravigliosa che era da inserire dopo l’ultimo paragrafo del capitolo tre.
C’era sicuramente qualcuno che parlava dentro la mia testa e non ero io.
Or m’aiutate? Ora che non ho più bisogno di voi, che la frittata è fatta?
Ebbene no.
Io conto, fino alla parola “conto”, un numero di battute di 2143, che fanno 348 parole dopo la prima parola pronunciata circa una trentina di anni fa. Mamma dice che è stata “mamma”, papà dice che è stata “papà”, io non ricordo, ma è probabile che prima di quella parola avessi borbottato, emesso suoni gutturali, sillabato formule indecifrabili che, per quanto ne sappiamo, potevano essere le formule che spiegavano esattamente il funzionamento dell’universo, ma che appunto sono andate perdute, perchè semplicemente non mi ricordo.
Conto anche tre proiettili nella mia pistola, e Voi siete proprio tre.
Ma non vi ucciderò mie care muse, perchè, in questa realtà che non so spiegarmi, l’idea che ci sia una fonte ispiratrice, proveniente da un’altra realtà che altrettanto non so spiegarmi, rincuora tutti noi che ogni tanto vorremmo leggere belle storie su pagine che altrimenti rimarrebbero vuote, per sempre.
Serie: Io sono, tu sei, egli no
- Episodio 1: Maledizione alle Muse
Guarda, mi è piaciuto moltissimo, a cominciare dall’epigrafe. A parte la qualità della scrittura, che è notevole, c’è dentro qualcosa di vero a cui è difficile dare un nome. La scrittura può sedurre soprattutto chi scrive, e a volte tradirlo, ma è un rischio che si deve correre.
Grazie Angelo. Non credo di essere all’altezza dei tuoi apprezzamenti ma condivido il tuo pensiero. Riuscire poi a dare un’idea di qualcosa che ancora non ha un nome è uno degli obiettivi e dei doveri di chi scrive.
E’ gustosa questa che suona quasi come una ballata. Mi ha fatto venire in mente il sonetto di Foscolo (Alla Musa) nel quale il poeta, per l’appunto, lamenta l’allontanamento dell’Aonia Diva che in precedenza l’aveva assistito. Qui, in una chiave ironica mi pare, dove accosti sonorità prosaiche “Or m’aiutate?” a una pistola coi proiettili contati alla bisogna. Letto con piacere, grazie
Grazie a te per averlo letto e condiviso il tuo pensiero
Un inizio originale e piacevole. Attendo il prossimo episodio e spero che ne arrivino tanti altri sullo stesso tono scanzonato, rivolto alle muse che devono o non devono ancora cantare?
Non garantisco sul tono, non garantisco sulle muse, ma spero di divertirti nei prossimi racconti, grazie Maria Luisa
E tu non hai lasciato la tua, vuota. Che è fonte d’spirazione. Bravo. 🙂
Grazie Silvio
Di nulla, è stato un piacere. 🙂
Davvero originale! L’idea di un autore che litiga con le sue Muse come se fossero amiche inaffidabili è geniale. L’ho trovato super divertente e pieno di spunti veri.
Il passaggio alla pistola con i tre proiettili mi ha scioccato un attimo. È un cambio di tono potentissimo, quasi dark, che fa capire la disperazione a un livello tutto nuovo. Funziona nel suo essere spiazzante, anche se è un bel salto rispetto all’ironia iniziale.
Il finale riflessivo chiude benissimo il tutto.
Un pezzo davvero intelligente, che non ti aspetti e che resta impresso.
Grazie Mariano. Era giusto lasciarle in vita, che siano d’ispirazione per tanti altri
Veramente bello!
Grazie Kenji