Mamma

Negli occhi grandi suoi, sui lucidi specchi dell’anima che tace e vede, s’era rovesciato tutto il cielo mille volte e mille volte ancora.

Contava duemilacinquecento e cinquantasette giorni da che evava visto la prima luce, talmente piena che l’aveva fatto cieco, e non aveva mai imparato a scrivere sicché le uniche parole che conosceva gliel’aveva insegnate il vivere tra le macerie di una stanza -da qualche parte sull’altissimo pinnacolo; da qualche parte in mezzo alla Città.

Aveva un nome corto e semplice, che si ricordava solo per quello, che se non fosse tale gliel’avrebbero preso i passeri al volo sfiorando la ringhiera del balcone: erano soliti farlo per amore, perché sul far della sera il bagliore del sole calante si riempiva di uccelli bianchi e neri, che nella spirale a sopra e sotto gli prendevano ogni cosa, e lo lasciavano senza fantasia e senza pensieri.

In quelle ore il buio s’avanzava lento come fa in estate, alle spalle della Città, e nel cambiarsi in notte tutto si vestiva di luci e d’ombre: si riempiva d’echi il mondo, di passi di signora a tacco alto, di frenate e parolacce, di un rombo profondissimo ch’era la summa di tutti i cuori maledetti che abitavano le strade.

E certe volte qualcuno cantava appresso una chitarra, quasi sempre un canto fatto di parole che lui non capiva e che a tradurne le note in fiaba vedeva, entro sè stesso, un cavaliere in vesti lacere sotto giuramento di una Quête, la cui condizione indispensabile sia un tacere, un vigilare e mai attardarsi, figlio della solitudine che fa grandi tutti quelli che amano davvero e desiderano perdersi.

Lui si contava fra questi.

S’era scoperto innamorato quando, da dietro la tenda ripiegata dal maestrale, in una notte piena di luna, aveva scorto il viso di una donna: la più bella del mondo, ella era, di una maestà umilissima e dal profumo di fiori freschi, nella cui dolcezza aveva contato trecento lacrime intrappolate nei suoi occhi e che da tutte le parti aveva inciso una parola, la prima, la più bella di tutte, che senza esser fatta di segni e linee aveva letto, ed era “Mamma”.

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Discussioni

  1. Inizialmente ho avvertito una certa inquietudine e malinconia, ricordando un recente fatto di cronaca che ha per protagonista un giovane cresciuto nella solitudine di una stanza. Poi la rivelazione, la presenza della Madre, ha dato respiro al mio cuore