
Matilde
Serie: L'Urlo Muto delle Ombre
- Episodio 1: La stufa
- Episodio 2: Matilde
- Episodio 3: Spazzino in quattro – 1
- Episodio 4: Spazzino in quattro – 2
- Episodio 5: Il cielo cova la neve
- Episodio 6: Controllori
- Episodio 7: Hell’s Tie
- Episodio 8: L’orologiaio
- Episodio 9: Pieno di benzina
- Episodio 10: Il getto
- Episodio 1: La cena (Attimi – 1)
- Episodio 2: Caffè in cialde (Attimi – 2)
- Episodio 3: Acque invernali (Attimi – 3)
- Episodio 4: Cappio (Attimi – 4)
- Episodio 5: Preferisco la tua cucina (Attimi – 5)
- Episodio 6: Gabriel (The Scarecrow – 1)
- Episodio 7: Gabbiani (The Scarecrow – 2)
- Episodio 8: Rivelazione (The Scarecrow – 3)
- Episodio 9: Agatha (The Scarecrow – 4)
- Episodio 10: Le conseguenze (The Scarecrow – 5)
- Episodio 1: Salsa barbecue? (1)
- Episodio 2: Salsa barbecue! (2)
- Episodio 3: Gelatina (1)
- Episodio 4: Gelatina (2)
- Episodio 5: Gelatina (3)
- Episodio 6: Tartarughe (1)
- Episodio 7: Tartarughe (2)
- Episodio 8: Del prato di casa
- Episodio 9: Aria condizionata
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
“Dove credi di andare?”
“Dalla nonna” rispose Matilde senza voltarsi. Quando la figlia si rifiutava di volgersi alla madre, voleva dire che in casa Rizzi qualcosa non andava.
“Guarda tua madre in faccia, quando le rispondi. Suvvia, Matilde!” Era suo padre che parlava dalla porta della cucina. Conoscendo la figlia – e non di meno la moglie – aveva pensato di monitorare la scenetta. L’intuito non lo aveva tradito.
“E tu cosa c’entri?” disse Lina voltandosi di scatto verso il marito. “Pensi che abbia bisogno del tuo aiuto? Fammi il piacere di tornare alle tue scaloppine.”
Giorgio spostò leggermente il capo all’indietro, come quando si ha davanti qualcuno con l’alito che puzza, poi si voltò di nuovo verso Matilde. “Comunque, devi portare rispetto a tua madre” e così dicendo tornò alle sue faccende.
“Ecco” disse la madre. “Non andrai dalla nonna” soggiunse in tono deciso.
“Perché?”
“Perché lo dico io! Accidenti!” gracchiò.
“Lo hai detto anche ieri. E l’altro ieri. Non risponde più nemmeno al telefono!” Ora Matilde stava quasi urlando, i pugni chiusi in una stretta talmente forte da ferirsi con le sue stesse unghie.
Lina si alzò, veloce come un gatto, gettando il giornale che aveva in grembo. “Maleducata! Come osi alzare la voce con me?”
“Voglio vedere la nonna!” sbraitò Matilde. Un principio di pianto stava insinuandosi nella sua voce, e le lacrime erano sul punto di scapparle. Se le sentiva sull’orlo delle palpebre
“Va bene. E va bene” disse la madre, misurando attentamente il tono della voce. Quando si trattava di dare una lezione a Matilde – ma questo valeva per la generalità dei casi – Lina dosava tutta la forza del suo corpo e tutto il suo sgomento con una precisione infinitesimale, incanalando ogni scintilla del suo furore in quello che sarebbe diventato un incendio dalla potenza terrificante.
Giorgio, che stava ascoltando attentamente dal cucinino, smise di battere le bistecche e chiuse gli occhi. Forse invocò qualche santo, o addirittura il Signore in persona, purché sua moglie non esagerasse. Non era il caso. Non quella volta.
Lina si voltò di scatto in direzione della cucina, il volto scarlatto e l’espressione di una caldaia sul punto di esplodere.
“E tu, hai già finito?” gracchiò.
Il tonfo dello schiaccia-bistecche riprese, regolare e un po’ più nervoso di prima. Se Giorgio stava davvero invocando qualche divinità, in quel momento ritenne opportuno cessare ogni forma di preghiera.
“Molto bene” disse la madre, il cui tono era tornato a essere misurato, teso come la corda di un violino. Nella sua voce si avvertiva un’energia come trattenuta da un filo sottilissimo. Quel filo si sarebbe spezzato con poco, e allora sarebbero stati guai.
Fece un passo verso Matilde. Poi un altro, e un altro ancora. Matilde non indietreggiò, né cercò in alcun modo di proteggersi dall’ondata in arrivo. Non è che non potesse farlo. Lei non poteva farlo.
SCIAFF! SCIAFF!
La mano di Lina – ormai giunta in pochi passi al cospetto di Matilde – colpì con un manrovescio la guancia destra della ragazza, a cui seguì un altro schiaffo, sulla guancia sinistra.
Matilde si portò le mani alle gote, ma le ritrasse subito per il dolore. Bruciavano, e il fiume sapido che dalle code degli occhi le inondava il viso accentuava il bruciore.
Il fuoco si era spento con la velocità con cui era divampato. Lina ora guardava la figlia con uno sguardo benevolo, nel quale si intuiva però qualcosa di malsano. Follia, forse.
Matilde si lasciò scivolare la borsa dalla spalla e, abbandonandola sul pavimento, si fiondò su per le scale fino in camera, dove si chiuse stando attenta a non sbattere la porta. Lina non la seguì con lo sguardo, restò invece a fissare il portoncino nel punto in cui un attimo prima si trovava il volto di Matilde.
“Sì” disse con soddisfazione. “Molto bene…”
Si diresse in cucina. Giorgio era alle prese con l’impanatura delle bistecche e non proferì parola. Stava aspettando che Lina desse il via libera alla conversazione.
“Sta capitando un po’ troppo spesso” attaccò lei, segnalando implicitamente al marito che poteva parlare. Giorgio si fece coraggio.
“Cara… è solo una ragazzina…”
“Una ragazzina!” sbottò Lina. “È solo una ragazzina! Beh ti dico io una cosa, io sono una madre! E devo badare a quella ragazzina da sola, a quanto pare.”
Giorgio aspettò, dedicandosi al prezzemolo, che doveva essere tagliuzzato molto fine, come piaceva a Lina. Posò il coltello, con il quale si sarebbe potuta tagliare la tensione che riempiva la cucina in quel momento.
“Non dire così, per piacere” disse, consapevole di remare contro la corrente, al contempo stando ben attento a che questa non spezzasse i remi della sua barca. Quindi raccolse un po’ di fermezza e continuò.
“Non mi sembra di essere mai stato assente, in questa famiglia.”
“Oh certo” rispose Lina. Ancora il tono misurato, e la tensione crescente e celata nella sua voce. “Ma qui si tratta di educazione.” Il tono della voce si fece più sottile, più leggero. “Di rispetto. Di ob-be-dien-za.” Le ultime sillabe suonarono come piccole gocce d’acqua sulla pietra.
Giorgio indugiò ancora, mentre il burro sfrigolava nella padella. Attraverso il soffitto della cucina arrivavano sommessi i gemiti di Matilde. Nel silenzio e con sua moglie accanto, quel vocio triste gli faceva accapponare la pelle. Era sicuro che da un momento all’altro Lina sarebbe schizzata su per le scale, per dare un’altra lezione alla ragazza. Invece, sembrò non notare il pianto di Matilde. Giorgio ritenne che poteva parlare di nuovo.
“Certo… ma era così affezionata a sua nonna.”
“Era affezionata a una pazza! A una vecchia strega brontolona! Ce l’ha messa contro, come fai a non capirlo?” Ora Lina si era fatta rossa in volto, acquisendo le sembianze di una caffettiera sotto pressione, la bocca come una valvola di sfogo che sputava vapore ustionante.
“Sì, cara” rispose Giorgio, cercando di controllare il tremolio della sua voce. “Sappiamo entrambi che il rapporto andava un attimino…” indugiò, cercando le parole che fossero le meno incendiarie possibile. Forse era ancora in tempo per condurre la conversazione lontano dalla soglia oltre la quale tutto sarebbe precipitato. Il burro ora scoppiettava schizzando bolle incandescenti tutt’intorno, e l’aria della cucina era pregna dell’odore di bruciato. Lina sembrò non accorgersene. I suoi occhi erano spalancati, le sclere iniettate di sangue.
“Andava misurato” disse Giorgio, trovata finalmente la parola opportuna. “Sì, misurato è la parola giusta. Però ora il problema non si pone- ”
“Oh, sciocco. Che uomo sciocco! Non capisci?”
“Capire cosa, cara?”
“Che lei tornerà” sibilò Lina, portando la bocca a pochi centimetri dalle orecchie del marito.
“Tornerà?”
“Se lei saprà che mia madre è morta, farà in modo che torni.”
Giorgio strabuzzò gli occhi. Di colpo ebbe un orribile presentimento, come se qualcosa di terribile fosse sul punto di accadere. E gli schiaffi sarebbero stati poca cosa, a confronto. Poi, per qualche motivo, quella sensazione passò con la subitaneità con cui era sorta.
“Che sciocchezze” disse Giorgio laconico – ora piuttosto scocciato, come se si fosse reso conto di aver perso del tempo a discutere con la moglie. Tornò quindi alla panatura delle scaloppine, accorgendosi che erano già pronte e che il burro stava friggendo. Prese uno dei limoni che aveva messo ad asciugare di fianco al lavello e lo ripose sul tagliere. Senza voltarsi – avrebbe incrociato lo sguardo di Lina, e voleva evitare una simile circostanza – cercò con la mano destra il coltello, che ricordava di aver appoggiato sul tagliere di legno. Tastò la superficie di marmo, trovandosi tra le dita solo i ciuffi di prezzemolo. Poi un altro presentimento, istantaneo e fulminante.
Il coltello è nelle mani di Lina.
Non ebbe il tempo di assicurarsene.
Qualche volta gli uomini incappano in situazioni che, per un motivo o per l’altro, li portano a trovare il coraggio di agire. Non importa che essi siano uomini forti o deboli. Nella paura generale, che avvolge come un bozzolo, si apre uno squarcio e così essi ne approfittano per sgusciare fuori da quella cella.
È un atto di furbizia, quasi disonesto se lo si guarda da un certo punto di vista.
Non sempre la fuga riesce.
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- Episodio 3: Spazzino in quattro – 1
- Episodio 4: Spazzino in quattro – 2
- Episodio 5: Il cielo cova la neve
- Episodio 6: Controllori
- Episodio 7: Hell’s Tie
- Episodio 8: L’orologiaio
- Episodio 9: Pieno di benzina
- Episodio 10: Il getto
Un racconto più particolare dell’altro, hai davvero uno stile originale, soprattutto nella scelta dei temi e di come elabori gli avvenimenti delle tue storie. Questo è quello che ho trovato più disorientante finora, ma sicuramente anche quello più macabro.
Felice di aver raggiunto il mio intento 😉
Davvero originale questo racconto e scritto benissimo.Il finale aperto mi piace molto e mi spaventa. La madre è terrificante.
Grazie Cristiana!
Il finale, lasciato all’immaginazione del lettore, è molto efficace.
Anche l’atmosfera è ben realizzata, dipingendo una situazione di normalità familiare che, lentamente, decade nel macabro.
Ciao Nicola. Pazzia o incredibile realtà? Ecco un racconto che lascia aperte diverse vie di fuga… E non sempre la fuga riesce… I personaggi sono delineati perfettamente in poche parole. Molto bello.
Grazie Antonio per aver letto! In effetti un elemento importante del racconto – non proprio il cuore, direi – è proprio il dubbio se Lina sia semplicemente pazza, o se nasconda qualcosa di grosso.
Non il cuore, ma molto importante a mio parere per lasciare al lettore la possibilità di una scelta. Ed è ciò che ti fa pensare ancora a ciò che hai letto, invece di passare subito ad altro…
Un horror famigliare davvero insolito ma originalissimo per come lo hai ideato. Il filo della pazzia che lega nonna – madre – figlia.
“Se lei saprà che mia madre è morta, farà in modo che torni.”
Un tocco di suspense: quella frase dimostra nient’altro che la follia della madre, o c’è del vero?
Molto molto bello, la parte finale sembra quasi un documentario che racconta di un predatore e una preda. Complimenti!
Grazie Dylan <3
Molto ben fatto. Mi ha molto colpita come hai saputo rendere la psicologia dei personaggi. Appaiono lucidi nei loro folli inenti e questo li rende credibili, e contribuisce a creare la giusta tensione. Il particolare delle scaloppine mi è molto piaciuto, funziona come espediente per dare il ritmo giusto e la spinta per l’azione finale. Davvero bravo.
Grazie infinite!
Urca!