Mayo, ma io

Mio fratello è stato magrissimo, sottopeso, invisibile. Poi grasso come un vitello, sovrappeso, invisibile. Io sono stata visibilmente normopeso. Un chilo in più o in meno in base alle stagioni, non-ho-fame-destateilcaldovabeneunpodifrutta- e poi d’inverno tideviscaldaredeviavereenergie. Mio fratello non è esistito per tantissimi anni, io ho un fratello e a volte provo a richiamare alla memoria i nostri giochi preferiti, le nostre canzoni, le nostre chiacchierate, le cose nostre, mie sue insieme. Una comunanza, come tenersi per mano mentre sali le scale o portare il piatto con una fettina di vitello sminuzzata in giro per casa, in bagno si mangiava meglio del resto e forse perché vedevi la fine del cibo. Una tavola che era solo nostra e poteva essere un letto anche un terreno, la pavimentazione e poi anche un bicchiere di vetro della nutella. Abbiamo fatto diventare tavolo qualsiasi superficie, di dimensioni anche non adeguate e forse a maggior ragione e abbiamo disegnato i tavoli sui fogli di cartapesta e poggiato sui tavoli dei fogli i piatti immaginari pieni di telecamere a riprendere, sempre delle sottilette classiche e della maionese Calvé o Kraft, in base alla disponibilità del negozio, ovvero sia il nostro frigorifero.

Io sono stata carina, educata, impaziente, molesta, urlatrice, paracula, indifendibile, molto onesta, molto intelligente per la sua età, molto sensibile per la sua età e quindi molto età per la sua età. Io sono stata un’età, sono ancora un’età che dai quattordici ai quarantasette tiene insieme una serie di serie di serie di manie, ossessioni, fisime, pantomime, soluzioni e notabene appuntate ai discorsi che sto per fare, domani devo fare.

Questa giornata, per esempio, ha quattro asterischi come seguono:

1- Al corriere: signor egregio corriere Corrado, la prego di posizionare il mio pacco ad una adeguata velocità, non correndo e non sul corrimano e né tantomeno sul corredo di mia mamma. Ma perlomeno, la prego di poggiare il pacco sul poggiolo o quantomeno sul posacenere che trova locato nel locale antistante la locanda.

2- Alla vicina. Signora vicina vicina nel senso di 1 metro, forse poco più, con il suo permesso: quel colore di capelli è orrendo. Saluti.

3- Alla me stessa di tra due ore: signora me stessa, le auguro un piacevole soggiorno nella testa di sé stessa e spero che lei abbia gradito il benvenuto che le sto facendo ora in ritardo perché non la attendavamo oggi così di punto in bianco a sbarcare un bancale di ciarlate su questo ottimo OTTIMO file world. Con permesso. Passi.

4- Studia, per piacere.

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Discussioni

  1. Mi è piaciuto molto il tuo stile e il tuo modo di riportare i pensieri della protagonista.
    Un testo leggero e ironico il giusto, ma, al tempo stesso, profondo per chi riesce a scorgerne anche le sfumature più labili.
    Molto brava.

  2. Ciao e benvenuta su Open. Non è stato semplicissimo seguire il filo del tuo discorso che appare volutamente aggrappato a una costruzione sintattica simile a un castello costruito con i mattoncini lego. Bisogna stare attenti a trovare il pezzo giusto, quello che si incastra. Credo che ci sia un certo lavoro dietro che ti ha permesso di appendere le frasi e le parole in esse contenute a una specie di filo della biancheria. Personalmente mi è piaciuto perché lo trovo sperimentale e coraggioso. Coraggioso anche nel contenuto perché dici tanto seppur cercando di camuffare le emozioni. Inoltre da lettrice mi acchiappi su un tema che mi sta a cuore. Questo accidenti di fratellino che ci ha trasformato in bambine/donne tanto era grande e innato il nostro senso di responsabilità. Brava