Antonio Di Cesare, classe 68. Informatico per caso, deve tutto alle persone che lo hanno indirizzato, spronato, spinto: la lista completa verrà rivelata solo alla cerimonia per l'oscar alla miglior sceneggiatura originale. Si perché sognare è la sua vera specialità. Sognare di fare, di creare, di lasciare una traccia tangibile oltre ad una linea di debito e al contributo al buco dell’ozono. Nonostante la ricerca di tangibilità, il riconoscimento massimo ottenuto è stato “lei è il mio teleimbonitore preferito”. Dal punto di vista letterario inizia la sua avventura prendendo ripetizioni di italiano alle elementari. Poi alle medie. Alle superiori, la svolta: un bel esame a settembre in italiano, e quindi ripetizioni anche per tutta l’estate. Questo gli fa venire il sospetto che scrivere non è la sua strada. Decide quindi di fare il giornalista informatico. Vinto il Pulitzer alla carriera (i dettagli sono coperti da un NDA segretissimo), nel 2000 scrive il suo primo romanzo breve, perso in un trasloco. Nel 2020 ha ricominciato a prendere ripetizioni d’italiano. Perché è ostinato? Caparbio? Odia i refusi? No! Solo per avere una storia da raccontare. Perché riuscire in un’impresa alla sua portata sarebbe banale. Fallire in un’impresa titanica, invece, la trasforma in una storia degna di essere raccontata. E a un teleimbonitore come lui, tutto ciò che serve, è avere un’altra storia da raccontare. Lo trovate anche sui BinariDiLibri, fedeli refusi compresi.