Mimmuzzo

Serie: Isole


Se nella nostra isola chiedi di Mimmo, nessuno lo conosce, ti daranno cento indicazioni, ti faranno bussare a mille porte, non per cattiveria o diffidenza; ma per eccesso di altruismo. 

Se invece dici Mimmuzzo, non solo lo conoscono tutti, ma ti accompagneranno raccontandoti le sue avventure, fin sull’uscio di casa. Non per generosità, ma per soddisfare una loro sana curiosità. Cosa vorrà questo straniero dal nostro Mimmuzzo? Serve materiale da raccontare agli amici del bar del circolo “San Gaetano”. Chi sarà? Un marito geloso? Un regolamento di conti? Perché dovete sapere, che gli isolani fino ai trent’anni sono tutti; “Pasqualino Settebellezze”: capelli neri color carbone, occhi carboncino scuro, baffetti tanto per cambiare neri, curati, per intenderci; alla “Clark Gable” nel film “Gli Spostati”, fisico ancora asciutto, muscoli scolpiti e anche se vestiti in maniera semplice sembrano modelli vestiti dallo stilista del momento, che vuole lanciare la moda dell’uomo “marinar-trasandato”. Li distingui dal turista che vuole sembrare sciatto, “casual”, dall’assenza del “Rolex Submariner” al polso. 

Per questo motivo i nostri Mimmuzzo, veri Latin Lovers vengono chiamati Settebellezze, sette come le vite dei gatti. Le donne li adorano perché sanno di sale, e il sudore di olio di alga marina, sembrano appena usciti da una SPA.

Stessi occhi scuri ma con sguardi stanchi di scrutare l’orizzonte, li troviamo al porticciolo. Ennesimo arrivo di disperati: accolti da gente che chiama il loro approdare: “Sbarco”, parola che evoca, più che accoglienza; invasione. Questi uomini, e donne; (Mimmuzzi e Rosalie), che non sanno scrivere neppure la propria lingua, sono convinti di essere giunti, in un mondo nuovo, con la speranza che sia il primo passo verso un futuro che si nasconde dietro quella linea lontano che divide l’azzurro del mare con l’azzurro de celo e che ci fa dubitare della sfericità della terra, con il timore che dietro quegli incontri di azzurri ci sia il baratro, un domani sempre più impalpabile. Forse, dentro a un paio di questi occhi neri, vulnerabili, lasciati scoperti per obbligo, più che per pudicizia dal “Niqab”, che il nostro Mimmuzzo si deve essere perso, scomparso, risucchiato come in un gorgo tra Scilla e Cariddi! 

Forse dietro quello sguardo smarrito, ha riconosciuto un’altra esistenza come la sua, in cerca di futuro, ed è bastata una occhiata e davanti a questo gesto divino, “file”, “Link”, diventano obsoleti, mezzi da età della pietra, in confronto a quanto si può comunicare tra un battito di ciglia e l’altro.

La sua ultima conquista! 

E se stavolta sull’isola chiederete di Mimmuzzo, vi faranno bussare a mille porte invano.

Serie: Isole


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. “Serve materiale da raccontare agli amici del bar del circolo “San Gaetano””
    Prima o poi, ci aprirai le sue porte? Quante storie potrebbero raccontare gli isolani mentre orecchie straniere non ascoltano…

    1. Grazie M.Luisa per il commento, sempre utile e stimolante.
      Mimmuzzo è una scusa per parlare di immigrazione, un po’ nel mio stile, se di stile possiamo parlare. Gemellaggi di esseri umani. Isole nella tempesta della vita. Mi piace scrivere frammenti e lasciare al lettore le conclusioni. Come mi diceva il grande maestro Polanski, di lasciare spazio alla fantasia, senza dare sempre allo spettatore qualcosa di predigerito.