Miss Introvert

Il mio nome non mi rappresenta, e non lo pronuncerò, perché non merita di essere udito. Non appena raggiungerò la maggiore età, ho intenzione di cambiarlo, e spero che ciò sia fattibile.

Mi definisco una persona introversa, non timida, poiché c’è una distinzione significativa tra i due. Essere introversi è sinonimo di unicità, di comportamenti garbati e, perché no, di eleganza.

Per esempio, mentre cammino per strada, non parlo mai al telefono dei miei affari personali, come invece fanno molti, spesso ad alta voce. Se dovesse arrivarmi una chiamata, che è un evento piuttosto raro, rispondo a bassa voce. E se la conversazione dovesse essere importante o prolungarsi, chiedo di posticipare la chiamata finché non sarò a casa o in un luogo più riservato.

Insomma, io per strada è come se camminassi sopraelevata a un metro da terra. Mi sembra di osservare le persone troppo chiassose e, a mio avviso, volgari, da una prospettiva superiore. Non sono l’unica a sentirmi così; ci sono altri come me e, quando ci incrociamo, percepiamo reciprocamente la nostra presenza. Purtroppo, ciò non accade spesso.

Ah, e un’ultima cosa: non mi vedrete mai passeggiare con un cane al guinzaglio. L’idea che un essere vivente possa essere ai miei piedi mi disturba profondamente. È come se imprigionassi un’anima che dovrebbe correre libera.

Ma voglio ancora raccontarvi di me, sperando mi conosciate meglio e non pensiate che sia una snob o una persona asociale per come mi sono appena presentata.

Quindi, mi chiamo… beh potete chiamarmi Miss Introvert e ho sedici anni. Vivo in un piccolo paese, non molto lontano da Londra, insieme a mia madre e solo con lei. Nella nostra casa abbiamo ognuna i nostri spazi, soprattutto io. Direi che per una persona introversa è una situazione ideale.

Mio padre ci ha abbandonate quando avevo quasi tre anni e da allora non abbiamo più avuto sue notizie. Mia madre ha scelto di non parlarmi di lui. Le uniche parole che mi ha detto, sempre meno frequentemente con il passare degli anni, erano che lui se n’era andato e non sarebbe più tornato, ma che noi due, insieme, saremmo state bene e avremmo condotto una vita semplice e felice. Proferiva quelle parole piene di amore e mi sentivo, da bambina, protetta e rassicurata. Per quanto ne so, mia madre non ha avuto altre relazioni significative dopo la partenza di mio padre, forse solo qualche conoscenza occasionale. È felice di vivere una vita semplice, che per lei significa prendersi cura della casa, di me e andare al lavoro ogni mattina nella biblioteca del nostro paese.

Anche la mia vita è semplice, senza particolari scossoni. Mi piace andare a scuola e imparare qualcosa di nuovo ogni giorno. Sono un’appassionata di musica moderna, in particolare di canzoni con testi significativi. Per me, una canzone senza un testo importante, direi anche poetico, non possiede grande valore artistico. Morrissey è il mio cantante preferito; le sue canzoni sono pura poesia.

Non sono mai stata a Londra, ma sogno di andarci dopo che si sarà verificato un evento che sembra essere imminente. Non dovrebbe mancare molto. I preparativi, sfarzosi e imponenti, sono sicuramente già stati preventivati, benché non sia ancora certo il giorno. Ma ci siamo quasi, lo percepisco.

Settembre è il mese che amo di più. Il piccolo parco del mio paese è un incanto per gli occhi con i suoi colori delicati e le sue ombre. Camminare lentamente lungo i suoi sentieri, respirando con ritmo e calma, è un toccasana per l’anima. Non rinuncio mai a questa piacevole abitudine, nemmeno sotto la pioggia.

Sono appena rientrata da una di queste passeggiate con i pensieri riordinati, mentre adesso, è il mio stomaco a reclamare attenzione.

Trovo mia madre seduta davanti alla TV accesa, insolitamente, soprattutto prima di cena. Al mio arrivo, si volta verso di me con gli occhi lucidi.

“Elizabeth, la nostra amata regina è passata a miglior vita.”

Il mio sguardo si posa sul televisore, cercando di comprendere la situazione più dalle immagini che dalle parole di mia madre.

La regina è morta.

“The Queen is Dead”, proprio come l’album del mio adorato Morrissey, la colonna sonora della mia vita. Sento un’irrefrenabile voglia di immergermi nelle sue note e celebrare la fine di un’era. Mia madre conosce i miei sentimenti e non dice altro, né si aspetta una mia risposta. Si volta nuovamente verso lo schermo e capisco che stasera la cena non ci sarà, o dovrò arrangiarmi da sola.

Ebbene sì, mi chiamo Elizabeth, e mia madre ha scelto questo nome in onore della sua regina, ma io disprezzo la monarchia e tutto ciò che rappresenta. Ho sempre detestato le loro cerimonie pompose, le celebrazioni ufficiali, i loro compleanni, i matrimoni, gli scandali. Re e regine, principi e principesse, duchi e duchesse, la nobiltà. E gli altri? Il popolo? I sudditi? Loro, povera gente. Non io però. Libera sempre, mai suddita. Introversa ed elegante.

Per il resto, io e mia madre continueremo a volerci bene e a vivere una vita semplice nella nostra casa, dove ognuna ha i propri spazi.

Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. in fondo questo personaggio, per quanto non ami la monarchia e la regina, è a suo modo un’aristocratica. Un’aristocratica borghese, se così si può dire, che tiene alla sua personalità, alle sue regole di comportamento e ne parla con orgoglio. Penso che se la incontrassi mi troverei a mio agio in sua compagnia.
    Ho letto volentieri la tua prosa misurata e, a mio avviso, già esperta.

  2. Ciao Francesco. Leggo stamattina per la prima volta un tuo racconto che mi colpisce molto nell’accuratezza dei dettagli e in uno stile accattivante, scorrevole e assolutamente corretto. Mi sono calata in un attimo un quelle splendide periferie di Londra, i suoi ‘paraggi’, fatti di verde intenso spruzzati qua e là del giallo di cui scrisse il poeta Wordsworth. Ho trovato la tua Miss Introvert tanto amabile fino al finale dove rivela tutto il suo animo punk nel vero stile londinese. Pare quasi un racconto d’altri tempi fino a quando tu, con un piccolo tocco magico, riesci ad attualizzare senza perderne però le sfumature. Per il finale, che dire? Tutti noi ricordiamo esattamente dove ci trovavamo in quello storico momento. Mi è piaciuto così tanto che mi riprometto di leggere anche il resto a breve.

    1. Ciao Cristiano, grazie per aver apprezzato questo mio breve racconto e le belle parole. Si, Miss Introvert ha sicuramente un lato punk, sono d’accordo. Questa descrizione mi piace molto. Grazie ancora.

  3. Some girls are bigger than others. Some mothers are bigger than…

    Vedo molto potenziale in quello spazio personale ampio e non violato dall’altra, dove tante cose possono esistere. Sì, potrebbe nascerne una serie.

  4. Mi è molto piaciuto. Difficile calarsi in un personaggio femminile sul quale far emergere il proprio essere introverso e di grande valore nel rispetto di altri abitanti ed esseri viventi di questo pianeta ai quali eleggendoci ad esseri superiori neghiamo la libertà e li dominiamo. Il disprezzo per le etichette e le cose superflue cedono posto alla semplicità. C’è molto on questo racconto che vorrei analizzare nel suo grande profondo scrivendo pagine e pagine di riflessioni. Ma con questo caz di telefono non potrei renderti onore.

  5. Grazie a tutti avere letto e commentato (oltre ad aver apprezzato). Per quanto riguarda una possibile serie, in effetti, gli spunti potrebbero esserci. Io però scrivo da poco, e non ho in testa la progettualità di una serie. Ma mi sembra di capire che il soggetto, per come è stato presentato, dovrebbe contunare a “vivere”. Chissà…

  6. Veramente delizioso questo racconto. Condivido quanto scritto da @franci Francesca: mi piacerebbe proprio che fosse il punto d’inizio di una serie, in modo da esplorare meglio le ambientazioni e le vicende personali, anche passate, della protagonista.

  7. Racconto piacevole, soggetto interessante; peccato sia unico e breve e non una serie. A meno che… non ti venga in mente di raccontarci ancora qualcosa, sempre su Elizabeth; oppure leggero` volentieri una storia diversa, col tuo stile, leggero e sottile.

  8. “L’idea che un essere vivente possa essere ai miei piedi mi disturba profondamente”
    … che fa il paio col “libera sempre, mai suddita” in coda. Puntuale, tagliente e deliziosamente fuori moda

  9. Che questo racconto mi sia piaciuto, non c’è dubbio: scorre via con eleganza, come la sua protagonista. Capirlo e inquadrarlo, è un altro discorso. Mi piacerebbe tanto una serie a partire da qui.

  10. Questa ragazzina mi ha preso: prima dice che i testi delle canzoni sono importanti e cita Morrisey come riferimento, poi dice che The Queen Is dead è il suo album preferito ed è anche il mio album preferito!