
Mutande nuove
Serie: Morirò d'estate
- Episodio 1: Morirò d’estate
- Episodio 2: Bastardo
- Episodio 3: Fame d’amore
- Episodio 4: Mind to mind
- Episodio 5: Uomo fritto
- Episodio 6: Mutande nuove
- Episodio 7: Sarai felice
- Episodio 8: In gabbia
- Episodio 9: Chiamato per nome
- Episodio 10: Campo Base
STAGIONE 1
Dopo la conversazione con Luigi, non chiamai mia madre per diversi giorni, fino a quando non fu lei a farlo.
«Ti ricordi che esisto?» esordì, con quella ferrea dolcezza, che solo una mamma può avere.
«No mamma, scusa!» risposi sommesso.
«Sono stato incasinato ultimamente, lavoro fino a tardi e non volevo romperti le scatole» continuai, cercando di darmi un tono e di apparire tranquillo.
«Non ci vediamo da mesi, pensi di riuscire a venire, uno di questi fine settimana?» mi disse, sorvolando sulla mia risposta.
«Non so mamma! Dovrei chiedere qualche cambio turno»
«Va bene! Facciamo che mi fai sapere tu ok? Tanto sai dove abito e che puoi venire quando vuoi» tagliò corto lei.
Sentiii nella sua voce un piccolo tremolio, come quando cerchi di soffocare le lacrime e mantenere un contegno.
Mi vergognai tremendamente e cercai di recuperare aggiungendo che però, quasi sicuramente, per Pasqua sarei sceso giù.
«Si, come Gesù scese dalla croce!» esclamò lei, scoppiando a ridere.
Lo aveva fatto un’altra volta: mi aveva visto in difficoltà e con la sua pungente ironia, aveva cambiato discorso.
Non ebbi il coraggio di chiederle scusa per la bugia che avevo detto per capodanno, ma sapevo che non c’era bisogno: lei mi leggeva nel pensiero e nel cuore; proprio come Enza riflettei, e sorrisi anch’io.
Parlammo del più e del meno: mia madre mi disse che mia cugina Giorgia si sarebbe sposata presto e io le parlai dei miei coinquilini e di come questa piccola isola mi avesse conquistato.
Poi ci salutammo con un mio generico «Salutami tutti», evitando accuratamente di dire ‘papà’.
Riagganciai la cornetta, mi diressi in cucina e cercai sul calendario quando fosse Pasqua.
23 aprile, lessi.
Avevo esattamente diciotto giorni per prepararmi a rivedere mio padre: diciotto giorni per prepararmi una corazza che mi proteggesse dalle sue critiche e dalle sue aspettative e che mi aiutasse a nascondere le mie debolezze e le mie paure.
Quel giorno passai la maggior parte del tempo ripensando alla frase di mia madre in cui mi paragonava sarcasticamente a Gesù sceso dalla Croce e a come negli ultimi mesi la croce fosse al centro delle mie giornate, visto che, ogni pomeriggio ne contemplavo una, pur non pregando.
Andare in quella chiesetta era diventato ormai un’abitudine e mi resi conto che non ci andavo più per cercare Enza, ma perché era diventato un momento di intimità con me stesso.
Quando ero lì, mi sentivo libero come un bambino che gioca senza pensieri, senza preoccupazioni o ansie che pesano.
Mi sentivo sazio come nelle domeniche d’infanzia quando mia madre cucinava la pasta al forno e ne mangiavo sempre il bis.
Libero e sazio, pensai.
Due parole così lontane dalla mia quotidianità, segnata dalle catene del mio passato e dai miei disturbi alimentari.
Ma quando ero davanti a quella Croce accogliente, era come se vivessi in una bolla di speranza che mi faceva stare bene.
Trascorsi quei diciotto giorni che mi separavano dal mio ritorno al paesello, cercando di non pensare a mio padre e alle possibili domande di mia madre sul capodanno.
Il giorno della partenza, mi portai solo un piccolo zaino con dentro due paia di jeans, quattro t-shirt, calzini e mutande, queste rigorosamente nuove, come mi aveva insegnato mia madre.
«Mai partire con le mutande vecchie, non si sa mai quello che può succedere» e poi rideva, forse pensando a tutte le volte che mi aveva ripetuto quella frase.
Quando l’autobus imboccò l’entrata del paese, il mio cuore entrò in lutto: sentivo i battiti arrivare fino alla gola, le mani fredde e le gambe paralizzate, come quando avevo incontrato Enza in chiesa.
Una voce dentro di me urlava «Non ce la farò mai», mentre un’altra parte di me cercava di calmarmi, dicendo «Respira, respira, andrà tutto bene».
Ma era troppo tardi, il mio corpo aveva già reagito: mi si annebbiò improvvisamente la vista, vedevo nero, sempre più nero, e sentivo la mia mente annebbiarsi, come se stessi sprofondando in un abisso senza fine.
Poi un rumore lancinante, come di metallo che sfregava su qualcosa di rigido, mi spaccò i timpani e poi il buio totale.
Mi risvegliai in una stanza d’ospedale.
Quando aprii gli occhi, una luce intensa e abbagliante mi colpì con violenza, come un pugno in pieno viso.
Riuscii a malapena a vedere il volto di mia madre: un ovale piccolo e smagrito, occhi tristi, che assomigliavano tanto ai miei e luoghi capelli neri raccolti in una coda di cavallo.
Richiusi immediatamente gli occhi e, urlando, le chiesi di chiudere la finestra e spegnere la luce.
«È tutto chiuso amore mio e la luce è spenta. Non preoccuparti: sarai felice» mi disse, stringendomi forte la mano.
Realizzai immediatamente, che quella che avevo appena ascoltato non era la voce di mia madre, ma quella di Enza.
«Sarai felice!» mi ripetette di nuovo e la sua voce amplificata, forse dalla stanza vuota, mi sembrò come un rumore di fondo che si perdeva nella confusione dei miei pensieri e nel terrore che stava prendendo il sopravvento.
Provai ad alzarmi dal letto, ma avvertii di nuovo quel rumore metallico che mi fece vibrare le ossa, il mio cuore sobbalzò nel petto e il buio si chiuse attorno a me, come una morsa di tenebra che mi schiacciò con il suo peso insopportabile, facendomi sentire completamente impotente.
Sentii mia madre, o Enza non so, chiedere aiuto mentre io, perdevo i sensi pensando: «Per fortuna indosso mutande nuove».
Serie: Morirò d'estate
- Episodio 1: Morirò d’estate
- Episodio 2: Bastardo
- Episodio 3: Fame d’amore
- Episodio 4: Mind to mind
- Episodio 5: Uomo fritto
- Episodio 6: Mutande nuove
- Episodio 7: Sarai felice
- Episodio 8: In gabbia
- Episodio 9: Chiamato per nome
- Episodio 10: Campo Base
“. Una voce dentro di me urlava «Non ce la farò mai», mentre un’altra parte di me cercava di calmarmi, dicendo «Respira, respira, andrà tutto bene”
Questa descrizione è incredibile. Gli esordi di un attacco di panico reso in due battute
Ho cercato di descrivere l’esordio di un attacco di panico e mi fa piacere di esserci riuscito.
Grazie 🙏🏻
Ciao Corrado, ogni volta che Enza entra in scena, trattengo il fiato
È sempre impattante. Bravo 👏
Grazie 🙏🏻
Leggendo le tue parole mi accorgo che forse ognuno di noi ha un luogo capace di far male quasi fisicamente, quando si decide di andarci. È incredibile come certe sensazioni, che pensiamo di provare solo noi, possano essere invece condivise pienamente da altri. Mi ha emozionato leggere questo nuovo episodio e mi rivedo in tante cose che hai scritto.
@ariannapaju grazie di cuore.
I tuoi commenti mi fanno sempre doppiamente piacere, non solo per il tuo apprendimento ma perché ogni volta c’è sempre qualcosa di personale e questo vuol dire che il mio racconto in qualche modo “ha fatto centro”…
Scrivere per me infatti è sinonimo di condivisione: di un dolore, di una gioia, di una paura, di un amore… condividendo ho imparato che il dolore si dimezza e l’amore si molpiplica.
Grazie 🙏🏻
“il mio cuore entrò in lutto”
Un’espressione davvero particolare e, credo, scelta con cura e molto significativa di quello che è il messaggio del racconto. Rivelatrice, anche, del problema che sta alla base del disturbo alimentare del protagonista.
È molto commovente lo sforzo che la madre fa nel tentativo di aiutare il figlio. Forse si tratta di un tentativo maldestro, ma sicuramente dettato dall’amore.
La storia è molto bella e attuale e continua a piacermi. Mi piace molto anche come scrivi. Un buon uso della prima persona che non è appesantito da troppe ed eccessive riflessioni, quanto invece alleggerito dall’azione e da dialoghi buoni che spezzano la narrazione.
Grazie Cristina, per le belle parole che hai speso per me.
Sono un incentivo a continuare a scrivere. 😊
🙏🏻🙏🏻🙏🏻🙏🏻
Bellissima e intensa la parte del ritorno. La madre appare con la sua ironia e dolcezza, mentre il padre resta un’ombra pesante da affrontare. La fusione tra la voce materna ed Enza dà al testo una dimensione struggente e insieme consolatoria.
@Mauri grazie per avermi letto e per il tuo appezzamento. 🙏🏻😊
Complimenti Corrado, per questo episodio, soprattutto per l’ ironia, per le raccomandazioni materne sulle mutande che mi hanno ricordato una vecchia storia su mia madre. E complimenti per aver saputo inserire contenuti di carattere sacro e profano in modo equilibrato e intrigante.
Ottimo anche il finale.
Grazie M. Luisa, cerco sempre di inserire nella mia scrittura un po’ di ironia, soprattutto quando racconto storie emotivamente pesanti (come in qursto caso).
Mi fa piacere che tu l’abbia notato e ti ringrazio per i complimenti: quando si parla (e si scrive) di sacro è necessario sempre, mantenere il rispetto diceva chi crede e io ci provo. 🙏🏻😊
“Ma quando ero davanti a quella Croce accogliente, era come se vivessi in una bolla di speranza che mi faceva stare bene.”
Ho apprezzato questo pensiero non solo perché mi ci ritrovo, ma anche perché penso abbia una valenza spirituale importante da condividere.
La condivisione sta alla base della mia scrittura.
Grazie per l’apprezzamento che mi dimostri 🙏🏻😊
«Si, come Gesù scese dalla croce!» esclamò lei, scoppiando a ridere.
👏 👏 👏
@cedrina 🙏🏻😊
«Ti ricordi che esisto?» esordì, con quella ferrea dolcezza, che solo una mamma può avere.
👏 👏 👏
@cedrina una mamma può farti sentire tutto l’amore del mondo mentre ti sta “strigliando” a dovere… hanno i superpoteri ma non lo sanno.
O forse sì 😊
“Sentii mia madre, o Enza non so, chiedere aiuto mentre io, perdevo i sensi pensando: «Per fortuna indosso mutande nuove»”
Bellissima e commovente questa scena finale. I genitori dovrebbero farci sentire accolti e al sicuro, invece il padre del protagonista è per lui motivo di dolore e sofferenza, e sembra che Enza sia arrivata a lenire questi sentimenti. Mi piace come si confonde, in questa scena, con la figura della madre.
@Dea hai ragione “dovrebbero”, ma non sempre riescono…
Sembra quasi che il protagonista sia finito in ospedale per un attacco di panico e non per un incidente. Il mistero è: quale trauma ha portato il protagonista a stare così male?
Sì @conchita59 conosco ahimè l’argomento…
Voce intensa. Un rientro a casa che diventa via crucis: la croce quotidiana, la chiesetta rifugio, il blackout. Madre ed Enza si sovrappongono come salvezza e fantasma. Il guizzo finale (“mutande nuove”) è difesa e ferita insieme.
@pasqualetintore una via crucis, hai ragione!