Nella Duna a 4 ruote

Serie: Quando matrimonio e patrimonio fan rima con pandemonio


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Samantha non ha scelta. Scopre che 'Ngamal, il burkinabé di colore alle dipendenze della famiglia, è l'autista della Duna che la porterà in chiesa. Questa la volontà del Cavaliere.

«’Ngamal, fa caldo.» Passa qualche istante. Tutto tace nella Duna, si sente solo il cigolio degli ammortizzatori spompi. 

«’Ngamal, fa caldo.» 

Silenzio di tomba. Niente più cigolii, forse, la strada in quel tratto era stata asfaltata di recente. 

«Hai sentito? ‘Ngamal!» È Samantha, dal sedile posteriore. Non avendo ottenuto alcuna risposta insiste alzando la voce. 

«’NGAMAL, NON SENTO L’ARIA CONDIZIONATA, ma l’hai accesa? Qui dietro si soffoca!»

«Apri finestrino, Duna modello vecchio, non avere aria condizionata.» La risposta per niente rassicurante di ‘Ngamal.  

«Non trovo il pulsante degli alzacristalli elettrici.»

«Pulsante! Che pulsante? Adesso capito: gira manovella, forte, vetro dietro usato molto poco.» 

Samantha afferra con le due mani la manovella della portiera cercando di girarla. Nonostante lo sforzo immane il  finestrino non si muove, il vetro si è bloccato.

«Maledizione, e ades— » Samantha non riesce a concludere la fra—. («C***o! Ha fregato anche a me che sono l’autore di questa bizzarra storia, adesso me la lego al dito.») Il vetro, con un rumore sordo, sprofonda di colpo all’interno della portiera arrugginita, lasciando entrare una folata d’aria bollente nell’abitacolo della Duna. Oltre al caldo entra anche il rumore, un fruscio prepotente, obbligando ‘Ngamal a rallentare. («Vetro della malora, ma che scherzi fai? Proprio adesso ti sei rotto? Rotto in culo di un vetro! Scusate, quando ci vuole ci vuole, non faccio sconti a nessuno, nemmeno al vetro del finestrino.»)

«Ahi ahi ahi! Adesso sono guai! Devo andare piano sennò tuo vestito si rompe, se vola via addio matrimonio, tu nuda, ma io avere idea.» ‘Ngamal accosta la Duna lungo il ciglio della strada e, trovato un cartone abbandonato nel bagagliaio, chiude il finestrino alla meno peggio.

«Così non più aria entra e niente raggi sole. Contenta, signora?» La Duna riparte, riprende a macinare chilometri.

«Con mia Duna fatto tanta strada. Io chiamo mia Duna Dunaway, volete sapere perché?»

«Anche no, non mi sembra il momento» è la mamma di Samantha.

«Racconto lo stesso. Conosci canzone My way?» (Tradotto: A modo mio)

«Sì, è un evergreen di Frank Sinatra.»

«Così io chiamo mia Duna a modo mio: Duna-way.»

«Come l’attrice Faye Dunaway?» 

«E daye! Me lo dicono tutti, io Faye Dunaway non conosco.» 

«’Ngamal, Dunaway si legge Danauei, la u si legga a.»

«Allora perché u di ex President Bush non legge a

«’Ngamal ha ragione» è Samantha, «gli americani fanno tanta confusione con le vocali, hanno le idee poco chiare, un po’ come i dazi di Trump; leggono la e come fosse una i, la doppia o come una u, la a diventa una ei, ma non sempre, un po’ come gli gira, le regole sono piene di eccezioni, vogliono mettere ordine nel mondo ma tollerano l’anarchia delle vocali.» 

«I colpevoli sono gli inglesi, partiamo dalle origini» è la mamma.

«Inglesi lasciato Europa e europei parlano sua lingua. Incredibile!»

«Così va il mondo, ‘Ngamal.»

«No buono, no no no! Europeo deve fare MEGA (Make Europa Grait Again).»

‘Ngamal è un fiume in piena, irrefrenabile. Lui parlare del più e del meno, a volte di diviso (scusate, stavo parlando come ‘Ngamal). Il suo è un italiano molto approssimativo, come quello parlato da molti italiani analfabeti funzionali in grado di comprendere, putroppo, solo le storie di Fabius P. 

«Samantha, tu conosce cantanti Bourkinabé?» 

«Ma figurati!»

«No conosce Amadou Bulaké, Seydou Kienou?» 

«No, ‘Ngamal.»

 «No! Neanche i Coulibaly Tidiane & Dafra Star?»

«No, mai sentiti.»

«Male, i Debabemba molto famosi, neanche loro?»

«Ma ‘Ngamal» è Samantha spazientita, «io sono italiana, non vivo a Ouagadougou, neanche a Dédougou e nemmeno a Koudougou.»

«Male, però tu conosce città del Burkina Faso. Brava!»

Dopo un attimo di silenzio ‘Ngamal continua.

«Voi parlare poco, ‘Ngamal stufo parlare, adesso ‘Ngamal ascolta radio per solite brutte notizie di giorno.»

«Bravo ‘Ngamal! Così stai un po’ zitto.»

La radio è sintonizzata sul GR regionale.

«Pericolosa spia russa sta seminando il panico lungo la statale costiera.» È la notizia dell’ultima ora data in un’edizione straordinaria. 

«’Ngamal, aumenta il volume, dietro si sente poco.» 

«Un uomo dall’accento slavo sta fuggendo a bordo di un…

SSCHCRSTCSUIUSCH…»

«La stazione è disturbata, non si sente più niente, maledizione!»

Dopo qualche istante la ricezione migliora.

«Il mezzo è stato abbandonato sulla strada, l’uomo sta proseguendo la sua fuga solitaria nella boscaglia braccato dalle forze dell’ordine.» (I Carabinieri non sono intervenuti perché impegnati in caserma a fare ordine, ordine del Comandante.) 

«Ci mancava anche una spia russa lungo la nostra strada.»

«Io, signora, vedo spia rossa.» 

«Aiuto! Sarà armato, stai attento ‘Ngamal, forse è del KGB!» La mamma, sempre più agitata e isterica.

«Vedo spia rossa davanti volante, rossa, non russa. Guarda anche tu.» Indicando col dito la posizione esatta sul cruscotto.

«Cosa vuol dire, ‘Ngamal?»

«Mamma, quella spia indica un problema al motore, hai mai controllato l’olio?»

«Che olio? Io sempre messo benzina, mai olio.»

Poi una fumata bianca. Quel fumo asfissiante non annunciava l’elezione del nuovo Papa, segnalava che il motore, dopo aver consumata anche l’ultima goccia di lubrificante, aveva dato forfait. La Duna aveva esalato l’ultimo respiro: R.I.P. amen.

«E adesso dove lo troviamo un carro attrezzi?» È Samantha. 

La storia potrebbe finire qui, ma, nonostante tutti gli ostacoli, “questo matrimonio s’ha da fare”. (Pascoli si rivolterà nella tomba leggendo Fabius P., o era Manzoni? Aver vissuto per ventotto anni in una casa all’angolo tra via Pascoli e Via Manzoni non mi è servito a niente. Qualcuno si chiederà se la mamma ha un nome: ha anche un cognome, solo che non ha voluto firmare il consenso sul modulo della privacy, così in questa edizione dei Promessi sposi 5.0 non ho potuto rivelare la sua vera identità. Ecco perché d’ora in poi la mamma di Samantha sarà l’Innominata.)

«’Ngamal, guarda, vedo un carro attrezzi in fondo alla strada» è l’Innominata.

È il carro attrezzi abbandonato dalla spia russa, forse, per la sposa può rappresentare l’unica via di salvezza.

«Io in Burkina Faso guidare prima carro e poi moto, poi anche motocarro, adesso provo con carro attrezzi.»

«Allora vai. Che aspetti? Muoviti!»

‘Ngamal si avvicina al carro attrezzi con circonspezione, la portiera è aperta, le chiavi, per fortuna, sono appoggiate sul cruscotto. Sollevato l’avantreno la Duna viene agganciata, rimanendo sulle due sole ruote posteriori. I tre ripartono, sembrano I Trettré in una loro scenetta comica. La Duna al traino li segue, volente o nolente, con Samantha all’interno, seduta sul sedile posteriore inclinato.

«’Ngamal, sei pieno di risorse, sei il nostro angelo custode.»

«Io custode! Io giardiniere, ora anche autista.» 

«Allora doppio stipendio questo mese, che dici ‘Ngamal?»

«E contratto vero, non più in nero. Ahahah!»

Serie: Quando matrimonio e patrimonio fan rima con pandemonio


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco

Discussioni

  1. “(I Carabinieri non sono intervenuti perché impegnati in caserma a fare ordine, ordine del Comandante.)”
    Con questa frase farei volentieri copia-incolla, in uno degli episodi della serie “Le rose e le rouge”, ma so che potrei essere accusata di plagio, oppure potresti chiederermi i diritti d’autore. Mi limito, perció, a un 👏 👏 👏 per questa frase e per l’ intero racconto, movimentato e tragicomico.

  2. Allora, questa potrebbe essere la sceneggiatura di uno di quei cinepanettoni che escono ogni anno. Sì, perché la trama è davvero esilarante e allo stesso tempo nasconde una dura e cruda realtà di tutti i giorni. Bravo @fabius_p In questo campo sei il migliore. 🙂

    1. Mi piace vincere facile, non c’è concorrenza su questa piattaforma perché nessuno si abbassa a scrivere storie così strampalate. «Fratello Vanzina, se ci sei batti un colpo.»

  3. Divertente, folle e sconclusionato come sempre. Ma questa è la coerenza del genio anzi del genius. Perché, ammettiamolo, tu devi essere un pazzoide… verrei a cena con te, scommetto che ci divertiremmo, o forse piangeremmo uno sulla spalla dell’altro. Ciao Fabius!🤗❤️

    1. Grazie, Giuseppe. Tu sei di Trento, io di Trieste, ci troviamo sul ponte che ci unisce, quello rimasto nella mente di tanti italiani, reminescenze irredentistiche dure a morire. Sembra una barzelletta, ma c’è del vero. Quando ancora lavoravo, e non solo una volta, mi sono trovato la corrispondenza di Trento smistata dalla nostra centrale di Roma sulla mia scrivania. Un caso?
      Quando passi da queste parti fatti vivo, avremo molte cose da dirci di divertenti e non. Vedrai la città dei “mati”, che in dialetto non significa solo pazzi, il termine “mato” viene usato per indicare una certa persona, un tale, un tizio. A presto.

  4. Tu mi dirai perché ho riso, e te lo spiego subito. visto che il nostro amico virtuale comune ha detto che ha ghignato come un matto, go pensato che fosse divertente e mi sono comportato di conseguenza. Però non darti pena, passerò di sicuro a leggerlo non appena possibile… cioè domani. 🙂

    1. Quando scrivo, scrivo è basta. Mi impegno come quando sono alla guida: seriamente. Dopo aver pubblicato questo libriCK l’ho riletto e sono scoppiato a ridere. Ma chi è scrive queste storie così balzane? Ma non si vergogna? Poi ho scoperto l’autore, il solito Fabius P., e chi sennò. Non sono io, meno male, ho pensato, perché mi chiamo Fabio, e poi non scriverei mai queste scemenze. Scherzi a parte, far ridere questa vasta platea di scrittori di indiscutibile talento qual è la piattaforma di Edizioni Open è un’impresa ardua, specialmente per chi come me è solo che uno scrittore piccolino ino ino. Non scriverò mai un mattone, non ne sarei capace, ma con qualche mattoncino lego potrei costruire anche una storia sul ponte sullo stretto. Ma, ripensandoci, l’ho già fatto due anni fa con “Il ponte curto”. Grazie Paolo per la lettura, spero che la serie continui a piacerti e che ti faccia ridere avanti.

  5. ‘Ngamal è paziente e si fa i fatti suoi in tutti i sensi. Una volta, alla stazione di Milano Centrale, dopo aver aspettato più di mezz’ora, il mio turno arriva il taxi: “Mi porti a San Donato Milanese?” “Meglio se prende metropolitana.” “Perché?” “Costa meno arriva prima.” “Fa niente, andiamo.” Dopo circa venti minuti: “Ci vuole ancora molto?” “AVEVO DETTO DI PRENDERE METROPOLITANA!” Forse gli ero antipatica.🙄

    1. Però è stato onesto, il tuo taxista. Immagino che ‘Ngamal ti stia simpatico, lui, come direbbe qualcuno molto in alto, non ha le carte, solo un po’ più di dignità.