Nello stesso luogo

Serie: Le Porte dell'Inferno


Sentivo il bisogno di avere delle risposte. In quella condivisione inaspettata riconobbi, nei suoi gesti, la stessa forma di dolore che mi portavo dentro. Senza volerlo, cercavo in lei l’antidoto al mio veleno. Ripresi il dialogo con un tono diverso, meno prudente. Ora cercavo complicità. «Ti capisco» le dissi. «Ci sono momenti in cui la vita ci spinge a gesti che non sappiamo spiegare. Soprattutto quando dobbiamo allontanarci da un dolore terribile.» Immagino siano state le mie ultime frasi a riportarla indietro, almeno per un momento. Nei suoi occhi vidi qualcosa cambiare. Continuò a fissarmi, come se mi stesse leggendo dentro. Poi inspirò a fondo. Io, nel frattempo, continuavo a fare domande, cercando le mie risposte. Dopo un breve momento di pausa, in un silenzio quasi ecclesiastico, iniziò a raccontarmi della sua giornata infernale.

La scena aveva qualcosa di surreale. Seduti al tavolino di un autogrill, immersi in una penombra dal sapore cerimoniale, sembravamo due anime in cerca d’assoluzione. Intorno, solo il ronzio dei frigoriferi e qualche luce tremolante. La sua voce prese lentamente forma — più scandita, più precisa — dopo l’ennesimo pianto. Un timbro inspiegabilmente basso, profondo, in contrasto con la sua figura esile. Iniziò a parlare mescolando frasi sconnesse, oscillando tra il bisogno di giustificarsi e una richiesta d’aiuto. Rimasi ad ascoltarla in assoluto silenzio: non volevo distrarla. Ebbi la sensazione che stesse per consegnarmi qualcosa che conoscevo bene. Mi sentii pronto a essere il suo confessore. Da sempre esperto nel nascondermi dietro maschere di trasformismo, quella notte, seduto davanti a lei, stavo per ricevere la mia confessione.

Quel pomeriggio, diversamente dal solito, uscita in anticipo dall’ufficio aveva deciso di fermarsi dal parrucchiere. Voleva sistemarsi, apparire al meglio per la serata in cui il suo compagno l’avrebbe presentata ai colleghi. Ci teneva davvero, non per vanità, ma per quel desiderio semplice di sentirsi all’altezza di chi si ama. Doveva essere una sorpresa: aveva previsto tutto — vestito, scarpe, trucco. Mancavano solo i capelli, l’ultimo dettaglio prima di sentirsi pronta per quella serata. Sulla via del ritorno si sentì avvolgere da un intreccio vibrante di emozioni, Immaginando lo sguardo rapito di lui quando l’avrebbe vista al massimo del suo splendore.

Girò la chiave nella serratura e si spalancarono le porte dell’inferno. Il compagno era lì, in casa, con un’altra donna. Seminudi, intrecciati, avvolti l’uno nell’altra. Nessuno spazio per dubitare, nessuna frase capace di ricomporre la realtà. Restò immobile, come se il tempo avesse cessato di scorrere. Un urlo le morì in gola, soffocato dall’immagine di lui che sorrideva, quasi a invitarla a partecipare. Poi, solo il bisogno di fuggire. Scappò, sia fisicamente che da se stessa, nel tentativo di dimenticare quell’immagine. La pioggia le colpiva il volto, ferendole l’anima come lame invisibili, mentre i passi si facevano sempre più rapidi lungo la strada. Voleva allontanarsi da tutto: dalla casa, da lui, da se stessa, dalla vita. Non aveva una meta, solo la direzione della fine.

La città si dissolse dietro di lei, inghiottita dall’oscurità di quella zona industriale deserta. Non ricordava nemmeno come fosse arrivata fin lì; forse il destino voleva che le nostre anime si incontrassero nello stesso dolore, lontano dalle luci vibranti e dai suoni di una città in fermento. L’unico obiettivo che le era rimasto era andare avanti, non fermarsi, non voltarsi. Sparire per sempre, inghiottita dal buio. Mi disse che aveva ripreso coscienza di sé solo quando entrammo nell’autogrill. Prima non era in grado di comprendere le mie parole, che però le suonavano rassicuranti. Mi aveva seguito senza capire cosa le stessi dicendo, come se si fosse abbandonata a me — qualsiasi cosa avessi fatto — senza temere per la propria vita, a cui non dava più alcun senso.

Rimanemmo in un silenzio assoluto, cercando dentro di noi una risposta, una soluzione che non avevo e che non potevo darle. Potevo solo condividere il suo dolore con il mio, provare a spiegare — e forse capire — cosa mi avesse condotto fin lì. Due anime perse nel dolore del tradimento, viaggiatori tra le fiamme del più grave reato che si possa commettere contro l’amore. Entrambi cercavamo una via di fuga e, forse, solidali, ne saremmo usciti insieme. Ma era troppo presto: il dolore doveva ancora percorrere parecchia strada prima di trovare il suo destino, e la via tortuosa restava difficile da affrontare. Così, quasi a sdebitarmi per quella condivisione, sentendo lei riprendersi la vita dopo quel colpo da ko, trovai il coraggio di raccontarle la mia storia: quella serata in cui, conoscendo i suoi orari, passai sotto casa della mia ex con la speranza di rivederla, magari riaprire un dialogo. Ma la vidi abbracciata con un altro. Poi baciarlo. In quell’istante si spalancarono anche per me le porte dell’inferno, ritrovandomi esattamente nello stesso luogo in cui ora ci stavamo incontrando. 

Serie: Le Porte dell'Inferno


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