Nero Profondo

Una scossa. Un tremore lo fa sobbalzare e lo scuote. E all’improvviso si ritrova completamente al buio. 

Immerso nell’oscurità e nel silenzio. Non sa dove si trova, né per quale motivo ci sia finito. 

Prova a muoversi lentamente cercando un punto di appoggio che non trova…e cade. La stanza…o almeno quella che ritiene possa esserlo…sembra non avere pareti. 

Si rialza e tenta nuovamente di muoversi, tiene le braccia tese in avanti. Procede a piccoli passi nella speranza di trovare qualcosa che possa aiutarlo a raggiungere la via di uscita. Perché pur non avendo idea di dove possa essere ha la sensazione di sentirsi in trappola. “C’è qualcuno ?”…urla attendendo una risposta…”C’è qualcuno ?”…ripete. 

Ma non sente altro che l’eco della sua voce. 

Continua a muoversi cambiando lentamente direzione, ma la stanza sembra non avere confini. Continua così per un po’, spostandosi a destra, a sinistra, lateralmente, poi di nuovo in avanti. 

Gli viene in mente la filastrocca che cantava sempre da bambino, quando con gli amici scherzavano cercando di farsi paura a vicenda “se ti muovi nel buio senza fermarti, l’uomo nero che ti insegue male non può farti”. 

Sorride a quel pensiero ma al tempo stesso gli sembra davvero di essere tornato bambino. Perché prova le stesse sensazioni…quando la mamma spegneva la luce della cameretta per farlo dormire, lasciandolo solo al buio o quando si svegliava nel cuore della notte dopo un brutto sogno e si copriva il volto con il piumone impaurito. 

“Ma è un gioco ?”…a voce alta fermando il suo cammino all’improvviso. 

Da lontano sente una voce che lo fa trasalire. E’ una voce con un timbro particolare, come se più persone stessero parlando contemporaneamente. Una moltitudine che si sta rivolgendo a lui. “Noi non giochiamo mai, non abbiamo mai giocato”. Non comprende…”Chi siete ? Perché mi avete portato qui ? Lasciatemi andare, non ho fatto nulla !”…urla ora a squarciagola ma al tempo stesso cercando di supplicare chi, misteriosamente, lo sta tenendo prigioniero. 

Ma tutto è nuovamente silenzioso. 

Riprende a muoversi sempre più cauto perché non ha idea della provenienza di quella strana voce. E’ sudato e si volta di continuo, ma il buio non gli consente di vedere nulla. Cammina accompagnato dalla perenne sensazione di essere seguito, ma non ne può avere la certezza. Un sentirsi minacciato senza sosta. 

Poi si ferma di nuovo…”sarò sicuramente almeno al centro della stanza”, dice fra sé più per farsi coraggio che per una certezza vera e propria. “Perché ti sei fermato ?”, domanda la misteriosa presenza nell’oscura stanza. “Perché sono stanco e non so dove sto andando, vi prego, aiutatemi, lasciatemi andare”…una pausa…poi la voce si fa stridula e incalza “Perché ti sei fermato ? Dillo !”…”Perché sono stanco !!!!!”, urla l’uomo per poi aggiungere “Maledetti !!! Non capisco questa sofferenza che mi state facendo sopportare !”. 

La voce da stridula diventa quasi cantilenante, come se stesse cantando una ninna nanna…

“Nella vita sei un uomo bieco, pur di non vedere il dolore ti fingi cieco e quando il buio ti viene a trovare, ciò che non vedi puoi sopportare”…poi la nenia si interrompe lasciando lo spazio nuovamente al silenzio. 

Un tremore. 

Poi, all’improvviso, un lampo di luce, accecante. Per un attimo non riesce a vedere nulla poi lentamente inizia a distinguere delle sagome. Una moltitudine di persone ora sono davanti a lui, lo osservano, alcuni con severità mentre altri con compassione. E’ come pietrificato, non riesce a muoversi. Paradossalmente si era sentito più libero di muoversi al buio e non ne comprende la ragione. 

Quella che poco prima era sembrata una voce misteriosa ora ha un volto…anzi…più volti. 

Uno di loro si avvicina all’uomo ed esclama “è molto meglio non vedere, vero ? Il buio che hai dentro di te fa paura, ma ti ha concesso di muoverti. Ora non hai il coraggio di fare neppure un passo”. 

L’uomo non risponde e si accascia, come se una mano pesante lo avesse spinto e schiacciato a terra. “Qui meriti di stare”…ora urla il misterioso personaggio che si è avvicinato. Poi di nuovo il buio e l’uomo a terra. Passano i minuti, quando improvvisamente viene svegliato da qualcuno che ha appoggiato una fredda mano sulla sua schiena. ”Dove siamo ?”…esclama una voce femminile impaurita. 

L’uomo rimane a terra e risponde…”non lo sapremo mai”.

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Discussioni

  1. Ciao Rossano, mi unisco a Tiziano nel dire che hai saputo rievocare ricordi ancestrali ed intimi. Mi hai fatto riflettere sul concetto di “buio”, che non disprezzo se inteso come solitudine. Io “amo” la mia solitudine, ne ho bisogno per stare bene. Certamente non vivo isolata dal mondo, ma quel momento intimo in cui sono sola con me stessa è molto importante. Come ogni concetto al mondo esistono due lati della medaglia, facilmente uno può sovrastare l’altro. Mi chiedo a che punto la “solitudine interiore” possa diventare vera e propria indifferenza. Fino al passo successivo: l’insofferenza.

    1. Grazie Micol per aver dedicato un po’ del tuo tempo al racconto. Quello di cui, spesso, le persone non si rendono conto è che la solitudine (per quanto “beata”) può generare incubi. Si possono ignorare ma, prima o poi, andranno a cercare chi li ha generati. Diverranno anche palesi…e sarà ancora peggio…

  2. Una storia angosciante e notevole, che evoca paure ancestrali e dilemmi esistenziali. Poche parole per gettare il lettore in una dimensione surreale, sul crinale di un horror intimista.

    1. Grazie Tiziano per l’apprezzamento e per l’attenzione rivolta a questo racconto. Spesso siamo noi a creare intorno oscure presenze che, prima o poi, si materializzano. Avevo in mente da tempo di creare una storia nella quale il buio (interiore ed esteriore) fosse l’attore principale. Spero di esserci riuscito