NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Lo scontro è inevitabile. Si possono avere tutte le migliori intenzioni del mondo, ma quando la controparte vuole solo eliminare ogni traccia di chi potrebbe essere d'ostacolo alla propria sete di potere, i bei discorsi e i modi gentili servono davvero a poco.
Così si accetta la battaglia.
Lo stregone ripensò al rosso di quel collare, fino a qualche giorno fa era convinto di essere stato lui a comprarle quell’accessorio che spiccava su quel collo grigio fumé con riflessi violacei, ma lei gli aveva rivelato di aver modificato i suoi ricordi: non aveva mai tenuto sul palmo della mano una micetta urlante e cieca.
Davide aveva già avuto qualche dubbio, ma ora le sue perplessità erano diventate certezze. Per quanto la magia riuscisse a rendere parecchio più spigliati i gatti, difficilmente poteva trasformarli in esseri in grado di tracciare incantesimi complessi disegnandoli con un pennarello tenuto con la bocca. Tornò a rivolgersi al suo interlocutore interno: «Ti andrebbe di darmi una mano contro Matilda? Vorrei solo riuscire a farla ragionare. Non so se si possa fare, Non so neanche se sarò in grado di combatterla.»
L’unico modo che hai per rendere innocuo quel mostro di rancore è quello di ucciderla, smembrarla e bruciarne i resti, ma farò quello che posso… mi piacciono le persone educate e tu meriti una piccola opportunità.
«Grazie…» lasciò in sospeso il grazie di proposito.
Chiamami pure Pazu.
«Grazie Pazu.» Lo stregone abbracciò mentalmente quella voce e quel nome senza volto sorridendo appagato.
Aprì il cancello ed entrò nella proprietà della terrificante strega delle tisane e dei fiori.
Non riuscì a fare neanche due passi che un paio di trappole magiche scattarono trasformando il terreno in acuminate stalagmiti che tentarono di trafiggere il corpo del mago, per fortuna Davide aveva messo in conto una simile eventualità e il suo corpo era rivestito di incantesimi protettivi firmati dalla maga delle rocce, Nadine. Gli spuntoni acuminati si frantumarono colpendogli le gambe, sgretolandosi miseramente. Davide ringraziò mentalmente la sua amica dall’accento francese, con un sorriso soddisfatto stampato su quel volto cianotico dovuto alla fiammella blu che lo precedeva di due o tre passi.
L’ingresso della magione era proprio di fronte al commesso stregone, appariva tutto spento, silenzioso e poco accogliente. Ogni gradino in legno era impregnato da incantesimi letali diversi: il primo uccideva per soffocamento costringendo i polmoni a svuotarsi dell’aria senza acquisire più la possibilità di riprendere fiato.
Il secondo congelava il sangue nelle vene, bloccando completamente la circolazione e causando una morte per ictus, trombosi venosa profonda e embolia polmonare; il terzo, invece, avvelenava il corpo con alte concentrazioni di acido prussico, usando l’amigdalina come vettore.
«Che cazzo! Fortuna che sono immune a questi tipi di morte…» Assorbì uno alla volta tutti gli incantesimi, facendoli scorrere come l’elettricità sui cavi di messa a terra dei parafulmini. Davide avvertì che lo spirito dell’aria chiamato Pazu si stava godendo quel flusso magico costante e tumultuoso, senza rendersene conto il mago era cresciuto di una decina di centimetri.
La soglia emanava una forte luminescenza di un lilla maligno e di certo micidiale.
«Mi sono rotto!» Esclamò restando davanti la porta d’ingresso e incrociando le braccia.
«SIGNORINA MATILDA! La prego di venir fuori, voglio solo poter capire quali siano le sue intenzioni.» Urlò l’ex istruttore di computer.
«Ucciderti, decapitarti e appropriarmi del Libro, costringendo il tuo famiglio con le buone o anche con le cattive a cedermelo, è tutto qua il mio piano.»
Lo sussurrò materializzandosi accanto alla sua preda con un sorriso quasi sincero. La strega nera aveva fatto il suo ingresso con stile.
Anche Davide stava sorridendo, chissà perché quella voce gli procurava una sensazione di piacevole familiarità.
«Buonasera signorina Matilda. Come sta?»
«Bene direi. Meglio adesso, finalmente hai avuto il coraggio di rivelarti. Lo sai che ti avevo creduto fino a quando non ti sei mosso dopo il mio incantesimo di paralisi?» Matilda stava guardando il profilo di Davide, con un’espressione seria e attenta.
«Sì? Ma lo ha notato solo riguardando gli avvenimenti con un incantesimo di memoria retrograda sulla stanza. No?» Davide si girò appena a guardare la strega con la coda dell’occhio.
Matilda rise di cuore, una bella risata forte e sincera.
«Non capivo come si fossero spostate le penne sullo scrittoio. All’inizio pensavo fosse la mia memoria a giocarmi un brutto scherzo, ma non mi davo pace, così ho riguardato gli eventi del giorno prima e… c’eri tu che mettevi e toglievi i miei incantesimi, mi spiavi dalla finestra mentre uccidevo il tecnico e disegnavi degli incanti protettivi sui miei fogli…»
Aveva modificato un po’ il tono della voce, adesso sembrava una parodia di un rimprovero materno.
«Mi deve capire, ero nel pieno di una crisi di panico. Non sono uno stregone bravo, sono un novellino. Se mi fossi scontrato con lei, avrebbe fatto un unico, insipido boccone della mia persona.» Lo stregone adesso si era girato a guardare direttamente la ragazzina dai capelli più neri di quella oscurità che li avvolgeva, anche lei aveva il volto delineato da quella spettrale luce blu.
«Non so come cazzo prenderti. Sembri un idiota inetto, però cancelli degli incantesimi mortali anche per le streghe più potenti come fossero dei fiammiferi accesi su cui soffiare. Chi diavolo sei tu? Intendo veramente.» La strega gesticolava mentre parlava, ma stava solo dissimulando la creazione di tre incantesimi lanciati senza dare troppo nell’occhio. Due servivano a bloccare e uno a far esplodere il cuore.
«Lo sento quando lei mi lancia delle magie, i suoi incanti hanno un profumo, hanno un colore e persino un sapore.» Davide cancellò con un semplice gesto delle mani gli incantesimi paralizzanti e ruppe con un morso deciso quello che avrebbe dovuto danneggiagli il miocardio.
Per un breve istante la faccia di Matilda parve sorpresa. Erano parecchi anni che non si meravigliava in ambito magico ed era servito uno stupido stregone, l’unico che avesse mai incontrato nella sua lunghissima vita.
«Come diav—» stava per chiedere la strega nera.
«Sanno di more appena raccolte, non quelle dolci, ma quelle aspre e odorano di terra bagnata, tipo quando pioviggina su un campo appena arato.»
Il sorriso di Davide era spiazzante. La strega sentiva che tutto stava prendendo una piega sbagliata, strana e non prevista.
«Sei, sei diventato più alto?» lo chiese titubante, ma cambiò subito tono: «Non mi frega… Non me ne frega un cazzo di che sapore hanno i miei incantesimi! Dimmi come è possibile che tu sia in grado di utilizzare la magia, agli uomini è proibita la magia. INTERDETTA! Da millenni.»
Nella sua testa immaginava un qualche incantesimo adoperato da una potente strega per far finta di essere uomo, come si chiamava quella folle fissata con i muscoli? Peperlizia? Melapera? Non lo ricordava, però le voci che si rincorrevano sulla strega “Spaccaossa” erano segnate in grassetto nella sua memoria.
«Come ti fai chiamare? Quale è il tuo nome di battaglia?» Matilda lo scrutò cercando di cogliere ogni minima reazione.
«Eh? Nome di battaglia?» Davide rise di cuore.
«Il mago Davi… No, no, aspetta: lo stregone dei computer. Sì dai, non ne avverti la potenza?»
«Idiota! Stai per morire e fai il cazzone. Sei così sicuro di potermi tenere testa?»
«Macché! Mi piacerebbe convincerla a parole. Farle capire quanto stupida sia questa cosa di uccidere l’avversario per fregare quattro magie. Glieli regalo io i miei incantesimi. Ho il potere di modificare i Libri, l’ho appena fatto con la strega delle rocce, non lo ha sentito?» Davide parlava con passione, voleva trasmetterle davvero la sua voglia di non combattere. Fare addirittura amicizia.
«Lurido bugiardo.» ringhiava Matilda, aveva aggrottato le sopracciglia in una espressione di odio e disgusto.
«Nessuno può modificare un Libro Arcano, sono stati creati proprio per limitarne l’utilizzo ai soli incanti in esso contenuti.»
«Mi sa che se le chiedo il suo volume per dimostrarle che non sto mentendo, riceverò un pugno sul muso… vero? Però mi piaceva davvero spiegarle le cose.»
«Che omuncolo stupi—»
«Posso chiederle solo una cosa? Perdoni la mia sfrontatezza…» Davide interruppe bruscamente la sua avversaria che rispose facendo una faccia sciocca di finto interesse per la richiesta.
«Matilda è ancora viva? La sta tenendo prigioniera?» Lo stregone aveva uno sguardo affilato e tagliente, il suo sorriso somigliava più a un sogghigno.
La strega nerissima rise con un tono sommesso, chiuse gli occhi e senza neanche fiatare fece esplodere due lampi rossi indirizzati al volto del suo interlocutore.
Partirono da un punto poco sopra la testa dell’adorabile streghetta con il nome di una mitica bambina autosufficiente. Il gas ionizzato si fece strada in un intricato canale zigzagante emettendo il frastuono di grosse tavole di legno che si spaccavano piegate e spezzate da un gigante infuriato.
La testa del mago fu colpita in pieno, scattando all’indietro come travolta da un grosso macigno scagliato con vigore e potenza, il corpo venne sbalzato a terra con una piroetta sgraziata, una nuvola di vapore si sollevò abbondante e candida, nascondendo per qualche istante il mago alla vista della sua avversaria.
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