Non si muore a Natale

La mattinata si presenta plumbea, con un cielo da neve. Nella notte la temperatura si รจ abbassata in maniera notevole e il maglione che indosso, mentre salgo le scale, รจ troppo leggero. Ho freddo e sono infastidito. Mia madre dovrebbe saperlo che quando lavoro, giรน al negozio, non voglio essere disturbato. Dovrebbe, sรฌ. Invece, lei non ci fa piรน caso. โ€Cosa ti costa? Devi soltanto salire una scalaโ€, dice.

Sรฌ, perรฒ รจ una scala esterna. Per arrivare allโ€™appartamento dei miei genitori mi tocca lasciare il negozio nelle mani della commessa, che รจ giovane, e arrampicarmi su per dei gradini che spesso ghiacciano e si trovano esposti alle intemperie. Quante volte lโ€™ho detto, ai miei, di collegare la casa al negozio dallโ€™interno! Ma niente. Nessuno ci sente. Quella scala รจ lรฌ da oltre cinquantโ€™anni e, per quel che li riguarda, ci resterร  per altrettanto tempo. 

Quando entro in cucina, mia mamma รจ seduta a braccia conserte, in religioso silenzio. Tanto che mi verrebbe da dire: โ€œcosa mi hai chiamato a fare?โ€. Nella sua voce, poco prima allโ€™interfono, ho avvertito una certa urgenza. Adesso perรฒ lei si limita a fissare oltre il tavolo. Butta lโ€™occhio fuori dalla finestra, al palazzo di fronte. La stessa finestra che dร  sulla fatidica scala.

โ€œMaโ€™, che cโ€™รจ?โ€ mi limito a dire. Senza infuriarmi per il fatto che adesso il vecchio ingegnere Ricotta non lo comprerร  piรน il cappotto nuovo. Non nelle mani di Sabrina, che รจ una commessa troppo inesperta. Infatti, quando mi sono assentato, si รจ risentito e ha scosso la testa quasi avesse avuto una convulsione. Perรฒ taccio. Nel tempo, ho imparato a pazientare.

Mia madre mi guarda, attirata dalla voce. Solo in quel momento nota la mia presenza.

โ€œTi ho chiamato per il signor Rontini, lร , di fronteโ€ dice. E alza il mento, in un gesto che indicherebbe oltre la stanza, con un occhio appannato che non fa presagire niente di buono.

โ€œรˆ lรฌ seduto da unโ€™oraโ€, continua imperterrita. โ€œSaranno le feste di Natale, ma non lo avevo mai visto cosรฌ triste. รˆ proprio mesto mesto. Sta seduto, beve. Pieno di pastiglie; di veleni.  Secondo me si vuole suicidare. Ha una faccia! Per favore, Piero, vai a vedere. Digli di non morire proprio a Natale, che porta sfortunaโ€.

โ€œMamma, io sto lavorandoโ€ le dico. Per farla tornare, almeno un poco, alla realtร .

โ€œE allora?โ€ mi risponde lei e mi guarda torvo. โ€œMentre tu lavori, per caso รจ vietato togliersi la vita? Corri, figlio smidollato! Digli di fermarsi. Non ho mai visto un uomo piรน triste. Devi dirgli che se per Natale รจ solo, puรฒ venire da noi. Lo invitiamo volentieri.โ€

E poi mia mamma si mette a gridare e a battere i piedi. Forte, sul pavimento. Un rituale che ormai fa sempre piรน spesso, quando noi non eseguiamo immediatamente quel che ci ordina.

โ€œScusami Piero, stavo prendendo il caffรจ e lei mi รจ scappata allโ€™interfonoโ€, si giustifica mio padre. รˆ triste, sรฌ, mio padre, Franco Rontini. Lo รจ da tanto tempo, ormai. Da quando mamma si รจ aggravata lo รจ ancora di piรน, perchรฉ non puรฒ nemmeno fare un salto giรน al negozio. Per quella scala che รจ stata il tramite fra la casa e il lavoro. Tutta la sua vita.

Mamma non puรฒ essere lasciata da sola. Non so cosa veda lei, oltre il tavolo, al di lร  dellโ€™uomo che le sta seduto di fronte. Ma mio padre sta semplicemente facendo colazione. Certo, non dovrebbe bere. E si vestisse, ogni tanto! In canottiera anche la vigilia di Natale. Bisognerebbe ammonirlo, ma non trovo il coraggio.

Tutto รจ sotto controllo e cosรฌ mi appresto a tornare alla mia occupazione. Mentre mi giro e apro la porta per inforcare la scala, una folata gelida invade la cucina. Nessuno dei due sembra farci caso. Possibile che i miei genitori non abbiano mai freddo? Allora tranquillizzo mamma.

โ€œMaโ€™, adesso lo fermo io quel pazzo di un Rontini! Non temere. Niente suicidi a Natale. Ho ben chiaro quel che intendi.โ€

Ma lei รจ giร  in piedi e non mi ascolta. Prende a spezzare il pane; briciole che cadono a terra copiose e senza un perchรฉ. Anche questo fa spesso. Porgo sconsolato la scopa a mio padre: al solito, toccherร  a lui riordinare.

โ€œCi vediamo dopoโ€ gli dico.

Papร  รจ un bravo cuoco e sono sicuro che avrร  giร  pensato a cosa fare per pranzo. Se mamma lo lascerร  anche solo un poโ€™ tranquillo, preparerร  un pasto del tutto degno di uno chef.

Mentre scendo le scale, che ancora non si sono del tutto gelate, schiaccio qualcosa sotto le suole. Guardo il necessario, quel tanto che basta per non perdere lโ€™appoggio e scivolare. Non ci voglio neanche pensare. Saranno mica pastiglie che qualcuno, per la fretta di disfarsene, ha buttato dalla finestra? 

Non si muore a Natale, signor Rontini. In un certo senso, me lo hai promesso.

Entro in negozio. Per fortuna lโ€™ingegnere Ricotta รจ ancora lรฌ. Devo fare al meglio il mio lavoro. Con un sorriso sono a mostrargli quel cappotto che gli piace, nella speranza lo faccia suo.

Tu perรฒ resisti, Franco Rontini. Che fra poco ritorno.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Cristina,
    รˆ una piccola cosa, ma avrei detto giร  all’inizio del racconto si trattasse di un negozio di abbigliamento, specie per quello che segue il “Ma che c’รจ”, non รจ immediato ricollegarlo, se non due righe dopo, al lavoro svolto dal protagonista; e anche per via “del maglione troppo leggero” con cui esce per la scala, ci poteva scappare una battuta ironica… ma era solo una mia sensazione nel leggerlo, un piccolissimo dire… perchรฉ in un attimo breve come un racconto hai saputo descrivere il dramma di una malattia che coinvolge l’intera famiglia, che resiste e combatte insieme, e non รจ affatto facile! Brava!

  2. Rubo il commento di Annalisa (spero mi perdonerร , ma con una semplice parola รจ riuscita a descrivere perfettamente le emozioni che suscita questo racconto):
    delicato. Non serve aggiungere altro.
    Ciao Cristina.😊